Tra le esigenze soddisfatte dall’intreccio, è quello di allineare, di legare e, conseguentemente, di unire.
Nell’elaborazione di un elemento euritmico composto da elementi ripetibili spesso siamo chiamati a considerate la presenza di un modulo e di un giunto: anche la collana di perle o la corona di alloro presuppone un elemento costitutivo e un elemento di collegamento che, nella maggior parte dei casi, ha un minore ruolo dal punto di vista estetico; elementi spazio-direzionali riprendendo l’esempio della corona e del coronamento che volendo segnare la delimitazione verso l’alto siano queste piume, foglie, o qualsiasi altro elemento naturale o artificiale, contrariamente ai segni che sottolineano il contatto con la terra che si orientano verso il basso.
All’Università, intesa come luogo pubblico di ricerca e di formazione, spetta storicamente il compito di produrre innovazione culturale, scientifica, tecnologica e di essere al contempo serbatoio di conoscenza e testimonianza di memoria.
Secondo la definizione che ne danno i manuali di tecnica tessile, qualsiasi artefatto formato da elementi flessibili con una dimensione nettamente prevalente sulle altre due può essere definito come tessuto; il participio passato sostantivato è usato, quindi, per indicare un prodotto ma anche, seppure in modo abbastanza approssimativo, una tecnica di lavorazione.
Materiali tradizionali favoriscono la ricerca e diventano un mezzo per sviluppare e raccontare la creatività e l’energia dei nuovi designer: parliamo di carta e cartone, nient’altro che fibre vegetali sapientemente trasformate dall’industria.
Le caratteristiche funzionali ed estetiche del design in carta lasciano un ampio spettro di possibilità per nuovi progetti e le moderne tecnologie permettono l’uso di fibre in forme e strutture complesse e sempre più performanti.
«Un oggetto, salvo qualche caso eccezionale, non può essere un protagonista assoluto; deve esprimere una grande misura, ossia risultare disponibile a stabilire delle relazioni. […] Gli arredi che hanno segnato la storia possiedono notevole misura e una sorta di banalità, una parola, quest’ultima, dal significato ambiguo e che utilizzo non come sinonimo di “privo di interesse o di qualità” bensì nel senso di “disponibile alla continuità”. […] Il design implica forti contatti con la produzione artigianale e quella industriale. Per sfruttarne le potenzialità è necessario comprendere quali siano le potenzialità da loro offerte. Nel corso del processo produttivo […] è necessario si stabilisca uno stretto legame tra il progetto e chi lo realizza».
Le installazioni per l’exhibit design con tema a indirizzo architettonico sono in genere mirate a offrire nuovi possibili percorsi di ricerca su materiali, tecniche di lavorazione e forme. La strategia comunicativa prevalente è di due tipi: la realizzazione di un frammento, come parte di un tutto, o di una micro architettura, come costruzione completa anche se di dimensioni molto ridotte.
Veronica Dal Buono intervista Matteo Thun in occasione della Lectio Magistralis XfafX tenuta a Palazzo Tassoni Estense il 10 maggio 2012.
Le riflessioni muovono da tema della lectio “Wood Works”, concentrandosi sulle qualità, caratteristiche, prospettive per il materiale legno.
A seguire della lectio Matteo Thun si è fermato a conversare con Nicola Leonardi, direttore della rivista The Plan, e David Venables, direttore europeo di Ahec American Hardwood Export Council, animando la discussione sul palcoscenico di Palazzo Tassoni Estense.
Per inquadrare al meglio quale sia la linea guida del suo fare progettuale e soprattutto il tema della lectio magistralis svoltasi presso Palazzo Tassoni Estense in occasione di XfafX Festival – intitolata “Wood Works, opere lignee” – si propone un passo indietro.
Thun è ospite del Ventennale della facoltà di Architettura di Ferrara dove già sono state accolte figure emblematiche della cultura progettuale italiana quali Michele De Lucchi, Andrea Branzi, Massimo Iosa Ghini. In comune questi "grandi" hanno avuto un maestro, il contatto stretto con una personalità che qui desideriamo ricordare: Ettore Sottsass. Nel 1981, con alcuni giovani del tempo fra i quali il giovane Thun - oggi divenuti anch’essi protagonisti del panorama del design -, Sottsass Jr. fondò il gruppo Memphis e con tale designazione diede avvio anche a un movimento, ultimo tra i cosiddetti "radicali", che ha rivoluzionato il modo di leggere, interpretare, utilizzare l’oggetto, legandosi ad esso anche per affezione emotiva, superandone il limite funzionale, conducendo ai limiti l'esperienza sui materiali.