Pietre d'artificio

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La ricerca tecnologica che attiene ai contemporanei materiali per il design e l’architettura, anche a distanza di millenni dai primi esempi d’imitazione della varietas delle pietre e dall’invenzione del mattone omogeneo e standardizzato – esso stesso pietra artificiale “ante litteram” –, continua a sperimentare la possibilità di dare origine a materiali che, mantenendo la pietra naturale come termine di confronto sia in termini percettivi che d’applicabilità, siano capaci di soddisfare le esigenze costruttive e le aspettative estetiche del presente.
Tra le possibilità di scelta di cui dispone il progettista, l’alternativa attuale alle pietre naturali è costituita da un’eterogeneità di prodotti artificiali che si muovono sia sul piano della mera mimetica riproduttiva – sotto il profilo d'aspetto quanto in termini di struttura e possibilità di lavorazione – mantenendo la pietra naturale come orizzonte di riferimento, sia sul piano dell’invenzione “espressiva” di materiali dall'autonoma identità, allontanandosi progressivamente dal modello originario.
In particolare si possono distinguere "famiglie" differenti per processo produttivo, costituzione materiale e trasferimento applicativo all'interno del progetto.
I "lapidei agglomerati", semilavorati interamente realizzati in fabbrica ottenuti attraverso la ricomposizione di frammenti di natura lapidea con sostanze leganti organiche o inorganiche, possono essere considerati come l’aggiornamento dei materiali conglomerati sviluppati e utilizzati attraverso i secoli sia per usi strutturali (opus caementicium) che con congiunta valenza decorativa (opus signinum, tessellatum).
Le “ceramiche tecniche”, prodotti di rinnovata formulazione che superano per resistenza i materiali ceramici tradizionali e spesso concepite per riprodurre l'assetto estetico dei lapidei, mostrano come la tecnica produttiva adottata dall’industria contemporanea, nella sua incessante attività di re-invenzione, trasformi la materia in “materiale d'artificio", plasmato, configurato, disegnato dall’uomo.
È nell’ambito delle declinazioni applicative dell'"architectural concrete", ove il conglomerato di calcestruzzo è forgiato in modo da assumere un volto "architettonico”, che l’artificio applicato ai materiali “surrogati” alla pietra è avvenuto e continua a svolgersi con maggiori risultati innovativi.
Ad impasti di granulati e leganti, progettati da mix designer secondo requisiti non solo tecnologici ma anche estetici, può essere impressa la “forma”, predisponendo contestualmente l’armatura in acciaio per dar corpo a componenti specializzate per il progetto. Pietra plasmabile, a miscela programmata, dunque progettabile con l’ausilio dei software di modellazione tridimensionale che realizzano con estrema precisione gli elementi. Il progetto si indirizza conseguentemente verso la componentistica di precisione, verso la prefabbricazione di elementi singoli specifici realizzati in stabilimento poi trasportati e montati in sito; sistemi costruttivi che, pur nell’evocare l'archetipico valore della pietra, denunciano per dimensioni, forme, texture, colore, la loro valenza artificiale.

V.D.B.

 

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