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Zoom. Italian Design and the Photography of Aldo and Marirosa Ballo

04 Aprile 2011

Vitra Design Museum: 26 March 2011 – 03 October 2011

 

Ballo+Ballo, 1991 - sedie Mimì, Enrico Baleri per Baleri Italia

 

 

"Io non faccio foto d’arte, foto ‘da chiodo’ – dichiarava Aldo Ballo – qui si fa fotografia industriale, si va dentro l’oggetto: interpretare l’oggetto, restituirgli l’anima”. In queste parole è percepibile tutta l’energia di un progetto non soltanto artistico ma più generalmente culturale che il grande fotografo milanese, insieme alla moglie Marirosa, ha saputo portare a compimento. Sempre che, e qui è importante sottolinearlo, la creazione abbia un punto di stasi, e non sia invece, più probabilmente, un’operazione di continua mobilità, di messa in discussione del postulato stabilito, di riflessione sul metodo.

 

La fotografia d’architettura e di design è una categoria speciale, spesso non riconosciuta, considerata a volte dal pubblico dei non specialisti come elemento di oggettivazione di un prodottoo, ancora peggio, coadiuvante alla vendita di un bene di consumo: l’immagine nel catalogo. Ma i più smaliziati – quelli ad esempio che con cura maniacale collezionano annualmente i preziosissimi cataloghi Vitra – sanno bene che la fotografia è un altro modo per vedere le cose, gli oggetti appunto, e che l’immagine di un oggetto determina la sua presenza nel mondo, ne diviene l’egida, traccia e duplicazione.

 

Ballo+Ballo, 1967 - cosmopiatto Aldebaran, Rosanna Bianchi Piccoli

 

 

C’è un numero della rivista Abitare, un numero un po’ vecchio ormai che risale agli anni Sessanta quando era direttore artistico Franco Maria Ricci, in cui sulla copertina compare un interno che pare il miglior tributo contemporaneo alle nature morte di Morandi con un’inquadratura che sembra sbagliata e che invece è giustissima perché trasfigura l’ambiente e trasforma una cucina in un mosaico di significati, in un’equazione di sensi. Quella foto che conta più del progetto, anzi che è un progetto autonomo e compiutissimo, ebbene quella foto è il tipico esempio della “fotografia industriale” di Aldo e Marirosa Ballo.

 

Certo bisogna fare attenzione a non confondersi sul significato del termine industriale che, pronunciato da un uomo di grande cultura com’era appunto Ballo, echeggia le ideologie del Modernismo e le sperimentazioni della Bauhaus, i font di Peter Behrens e l’ironia deflagrante dei Radicals. L’industria che ci hanno raccontato per più di quarant’anni questi sperimentatori dell’immagine stampata è il senso stesso dell’Italia, una delle possibili virtuose declinazioni del Made in Italy che oggi si cerca e non si trova smarrito tra troppe falsificazioni (eppure il design di qualità in Italia c’è ancora ed è fortissimo) e appiattito da una perdita di professionalità nella pratica fotografica: tutti, sembrano voler dirci le tecnologie 2.0 possiamo essere fotografi.

 

Ballo+Ballo, 1967 - Copertina di Abitare. Art-director Franco Maria

 

Niente di più falso. Tutti possiamo scattare delle fotografie, certo, ma non per questo siamo fotografi. Occorre dunque chiarirsi le idee su quali siano allora i parametri che distinguono un’immagine della realtà da un’immagine d’arte. Forse un buon modo per comprendere il salto di qualità necessario per appartenere alla seconda categoria sarebbe quello di visitare la mostra appena inaugurata al Vitra Design Museum di Basel Zoom. Italian Design and the Photography of Aldo and Marirosa Ballo, una sorprendente retrospettiva che mette in luce il valore della pratica fotografica nella creazione di un immaginario popolare nel campo del design. Dalla Brionvega dei fratelli Castiglione, ai reportage per la Benetton che strizzano l’occhio alla forma del catalogo ma sorprendono per la loro qualità concettuale, fino alla costruzione di ambienti complessi, come gli interni con le sedie di Aldo Rossi.

 

Il design espresso attraverso la fotografia di Ballo è il ribaltamento del concetto stesso di “seriale” perché l’oggetto, anche il più semplice, diventa occasione per la produzione di una storia, per l’invenzione di un’altra opera, capace di raccontare senza tradire, il significato stesso del progetto. Speriamo che presto, le opere di questi due artisti, siano visibili anche in una mostra italiana che abbia anche il compito di rilevare e rivelare la grande qualità della produzione nostrana. 

 

Ricci 1966 - Aldo e Marirosa Ballo fotografati da Ugo Mulas

 

di Elisa Poli

 

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