Daniel Libeskind, non appena raggiunta la città di Bologna accompagnato dai collaboratori dello studio milanese, si avvicina al Pinnacle e lo osserva per la prima volta. Istallazione temporanea realizzata in occasione del Bologna Water Design 2013, Pinnacle è stato progettato per lo spazio del cortile della maternità di Palazzo Bastardini, aperto per la prima volta al pubblico per l'occasione. Di fronte alla struttura, sfiorandone la superficie di rivestimento quasi per afferrarne il riflesso, risponde, con il consueto entusiasmo, ad alcune domande posta dalla redazione di Lab MD per Casalgrande Padana.
Pinnacle è l’anteprima, il prototipo, di un nuovo sistema di rivestimento progettato da Daniel Libeskind per l'Azienda reggiana. La messa in opera delle nuove grandi lastre disegnate dall'architetto americano, è tesa ad evidenziare le relazioni tra la superficie, le forme tridimensionali e lo spazio. Al quesito di quale ruolo svolga il materiale scelto, la ceramica, come protagonista dell'istallazione e quale sia la potenzialità tecnologica, l'architetto risponde con slancio. Sembra soddisfatto del risultato e della suggestione che il grande portale ceramico crea riflettendo la luce nel corso delle ore del giorno.
Daniel Libeskind sottolinea inoltre come Casalgrande Padana abbia elaborato una tecnologia speciale, utilizzando un materiale dalle radici antiche, la ceramica, attualizzandola e proiettandola a futuri utilizzi. Ad essa ha saputo attribuire caratteristiche nuove - la capacità di riflettere la luce, la tattilità, la lucentezza e la stessa tridimensionalità – dimostrando così come, anche al presente, la ceramica abbia una potenzialità unica come materiale da costruzione, non soltanto per manufatti di piccole dimensioni ma per opere architettoniche di più larga scala. Pinnacle vuole esserne un esempio.
L'intervento realizzato per l'iniziativa espositiva bolognese, interpreta il concetto di verticalità, di percezione sensoriale e riflessione della luce.
L’ispirazione che ha mosso il progetto dell’opera e, conseguentemente, gli effetti che essa mira ad ottenere sugli osservatori, sono, secondo le parole dell’autore, “davvero ovunque”. L’ispirazione “ha a che fare con la luce. Ha a che fare con l’acqua. Ha a che fare con il desiderio. È un riflesso. Ha a che fare con il cielo. Ha a che fare con l’orizzonte. Guardando la superficie è possibile vedere e leggere la storia, davvero, di una struttura. Osservandola possiamo percepire persino le geometrie frattali e recepire un modo completamente nuovo di creare complessità attraverso forme semplicissime”. Combinando questi elementi per il progettista si crea davvero l’apogeo (da qui pinnacle, in inglese) di avanzamento del materiale costruttivo.
Lavorare con Casalgrande Padana, la committenza, è stata per Daniel Libeskind “un’esperienza fantastica”, perché l’Azienda ha un’ampia conoscenza tecnica e stilistica, un grande know-how, ma è anche interessata alla ricerca e allo sviluppo dei materiali classici per trasformarli “in un nuovo stato di realtà ecologica”. Le proprietà autopulenti, caratteristiche che contribuiscono all’evoluzione dell’edilizia sostenibile, fanno parte dell’acquisizione di un senso davvero nuovo di quello che i materiali ceramici possono fare per i nostri edifici.
Perché le grandi lastre di Pinnacle sono anche, oltre che smaltate e cangianti, autopulenti. L’inquinamento atmosferico viene depurato dalle lastre stesse. Quindi, non si tratta più di lastre di vecchia concezione, solamente da rivestimento, ma realmente di elementi dotati di una nuova caratteristica che aiuta le città a sopravvivere e per di più lo fanno “in modo elegante”.
È quindi possibile raggiungere una nuova qualità di vita attraverso la sostenibilità. Ed è evidente come non che non si tratti della ripetizione di qualcosa già visto, ma davvero di un senso tutto nuovo dell’interagire con lo spazio.
In Italia, a Milano, Daniel Libeskind ha progettato e realizzato CityLife, scegliendo anche in tale occasione la ceramica come materiale da costruzione. Essa si integra nella cultura urbana di Milano e al contempo ha saputo rispondere al “segno”, allo stile architettonico, del progettista.
Per Libeskind la ceramica è un materiale umano che possiede “una scala umana di tattilità. Non è uguale al cemento grezzo o al metallo. Non è un materiale astratto. È un materiale che proviene dalla terra e ha una certa capacità generosa di generare un’aura spaziale”. Coniuga sia la tradizione che il nuovo, l’avanguardia, e Milano rappresenta veramente entrambi i richiami. Milano, per l’architetto statunitense, è una città antica con tradizioni incredibili e allo stesso tempo, ovviamente, una delle città più progressiste, più interessanti del mondo. La ceramica è stata valutata come il materiale giusto per il progetto.
Il lavoro di Libeskind è esplicitamente influenzato dalla cultura italiana. Non è possibile, a suo giudizio, essere un bravo progettista senza che la conoscenza delle radici storiche del design giochi un ruolo fondamentale. Ed esse provengono da qui. Grandi idee progettuali sono scaturite da questo Paese, nel corso di moltissimi secoli e di molti millenni. Non è per coincidenza che proprio l’Italua sia stata centro di gravità culturale del design e Daniel Libeskind oggi ami parteciparne. Salutiamo infine l’architetto statunitense, invitandolo dunque alla prossima volta, in Italia.
Veronica Dal Buono
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