I due tipi di bellezza, artistica e naturale, sono animati dalle stesse regole (…) semplicemente nell’uomo l’immaginazione ha sostituito l’istinto. Ciò che la natura minerale o animale compie per la fatalità implicita e per un meccanismo necessario, la nostra specie ha il privilegio di sceglierlo e crearlo,nell’incertezza, nello sforzo ma nella libertà.
Là dove regna indiscusso l’automatismo, si sono levate l’iniziativa e la responsabilità.
Roger Caillois, 1972
Tra mimesi ed invenzione.
La ricerca “Pietre d’artificio. Materiali per l’architettura tra mimesi e invenzione” si propone di indagare il senso costitutivo e applicativo, nonché la dimensione espressivo-sensoriale, di alcuni materiali “d’ispirazione litica” contestualizzando il tema sia teoricamente che storicamente, lungo un percorso sospeso fra tradizione e contemporaneità, tra artigianato e industria, tra imitazione, riproduzione seriale e personalizzazione del prodotto.
L’itinerario proposto è quello dell’esame dei modi in cui singoli elementi di partenza (naturali e/o artificiali) evolvono verso l’invenzione della “materia”, rendendo possibile la vita del “materiale”.
L’indagine parte da una riflessione di ordine tecnologico e concettuale che riguarda il mondo contemporaneo dei materiali per l’architettura. Termini quali “nuove pietre”, “pietre ricostruite”, “pietre fabbricate”, “pietre ricomposte”, sono di uso comune e con essi sono stati introdotti nel mercato materiali nuovi, o presentati come tali, in taluni casi difficilmente riconoscibili o definibili nella sostanza per la forte rassomiglianza con i lapidei naturali.
L’esistenza di tali materiali, la cui difficile classificazione è comprovata dalla non esistenza di una trattazione di carattere scientifico autonoma a riguardo, conferma che la ricerca tecnologica, a distanza di millenni dai primi esempi d’imitazione della varietas delle pietre e dall’invenzione del mattone omogeneo e standardizzato – esso stesso prima pietra artificiale “ante litteram” –, continui a sperimentare la possibilità di creare e produrre materiali che, mantenendo come orizzonte di riferimento la “pietra”, siano capaci di soddisfare le esigenze costruttive e le aspettative estetiche del presente.
Nella formulazione del percorso di ricerca, ci si è proposti per primo la definizione del campo di indagine, quindi l’individuazione delle possibili “famiglie” di appartenenza delle materie definibili come “pietre d’artificio”.
L’espressione, scelta per comprendere secondo una categoria più generale possibile le materie oggetto di indagine, guarda alla materia litica originaria visualizzandone come riferimenti fondamentali concetti quali quelli di “anteriorità, durevolezza, solidità, interezza” 1, qualità cui le pietre artificiali cercano di allinearsi ma che tuttavia potrebbero essere riviste in progress attraverso un estensione di campo della ricerca rivolta alle nuove possibilità offerte dalle tecnologie contemporanee.
Mappa concettuale che mette in relazione i termini “mimesi” e “invenzione” con sinonimi, nomi composti e termini ad essi correlati. Clicca sull’immagine per ingrandire
Fusion, colore, trasparenza, plurimaterialità, leggerezza, macrodimensione, immaterialità, sottigliezza, plasticità, resistenza, disegno, sensorialità… sono solo alcune delle potenziali categorie delle pietre artificiali contemporanee che rappresentano possibili varianti programmabili per la realtà della materia, declinabili a seconda delle necessità espressive e costruttive del materiale o componente.
Sullo sfondo si affaccia infatti il concetto di “artificio”. Le materie indagate sono frutto d’artificio inteso come “espediente abile e ingegnoso diretto a supplire le deficienze della natura o migliorare l’apparenza, il risultato, l’effetto di qualche cosa” – termine da cui discende l’aggettivo artificiale ovvero “prodotto con artificio”2.
Nel Terzo Millennio i materiali artificiali non costituiscono più un problema in sé ma una importante variabile da definire all’interno del progetto di architettura.
L’offerta tecnologica del presente e il progetto di architettura dovrebbero infatti appartenere alla medesima realtà operativa, tuttavia nell’analisi del settore di produzione di materiali artificiali che imitano la pietra si possono rilevare forti contraddizioni e il segmento di produzione di tali materie può apparire sotto certi aspetti contraddistinto da una forte limitatezza.
Una parte della ricerca e dell’investimento delle aziende produttrici di artefatti che emulano le pietre naturali è stato riversato in particolare alla conoscenza dei limiti tecnologici e prestazionali dei prodotti, perdendo di vista l’orizzonte del progetto. Riteniamo che tali materiali posseggano in più una importante dimensione espressivo-sensoriale oltre ad un potenziale “formale” profondo, insito nella loro particolare natura e, per quanto attiene le famiglie delle “pietre d’artificio”, esso sia da valutarsi sperimentalmente nelle sue opportunità correlandolo con gli specifici requisiti tecnici.
Tra natura e artificio
Mappa concettuale che mette in relazione i termini “natura” e “artificio” con sinonimi, nomi composti e termini ad essi correlati. Clicca sull’immagine per ingrandire
Si intende indagare il mondo di tali materiali approfondendone le caratteristiche, le vocazioni, le potenzialità nel rapporto materia-materiale. Le “pietre d’artificio” vengono affrontate attraverso un’analisi conoscitivo-informativa che le interpreta da elementi originari in natura ad elementi prodotti dall’uomo in funzione delle necessità del costruire, sia di ordine tecnico che estetico.
Il mondo di queste materie d’invenzione viene avvicinato seguendo un percorso che ha origine nella natura – considerando come sia già insito in essa il processo di agglomerazione ed osservadone i processi litogenetici – attraversando le famiglie delle materiali e prodotti tradizionali mimetici dell’assetto delle pietre naturali, per giungere alle “nuove pietre” prodotte industrialmente con alto grado di tecnologizzazione: le pietre agglomerate e le pietre ceramiche.
Attraverso l’analisi delle diverse combinazioni di materie litiche lungo un percorso sospeso tra tradizione e contemporaneità, la ricerca intende mettere alla luce come la progettazione delle materie artificiale possa intendersi svolta dialetticamente tra differenti livelli di “imitazione”.
Da un lato prodotti “riproducenti” le materie naturali, mimetici degli aspetti in sé riconoscibili dei materiali naturali – sia sotto il profilo d’aspetto che in termini di struttura o possibilità di lavorazione – secondo una mimesi “analogica”; dall’altro la riproduzione dei processi di produzione come suggeriti in natura (agglomerazione, pressatura, cottura…) entro una sorta di “mimesi di processo”. Entrambe le strade hanno condotto alla produzione di materie comunque differenti nella sostanza da quelle “naturali”. È possibile prefigurare che sia la seconda via, quella del progressivo allontanamento dalla natura verso l’“invenzione espressiva”, la strada destinata a condurre alla maggiore autonomia dei prodotti.
Dalla materia ai materiali.
La costruzione dei contenuti della presente sezione ricerca prosegue mettendo a fuoco, dopo una necessaria definizione terminologica e concettuale di materiale “composito”, i caratteri tecnici ed il processo di produzione delle pietre cosiddette “composite”, ottenute con processo di agglomerazione.
L’analisi parte dalla considerazione che la ricerca svolta nel corso del XX secolo sulle materie plastiche sintetiche, caratterizzate dall’intrinseca natura di materiali “camaleonti”, ha innestato un meccanismo di versatilità e flessibilità nel modo di interpretare la materia, messo in atto nei confronti di tutti i materiali. In architettura non solo il vetro e l’acciaio, oggi usati in dimensioni inusitate, stampati nelle textures più varie, hanno intrapreso la strada dell’innovazione imitando l’eclettismo delle plastiche, ma anche i materiali lapidei naturali stanno vivendo una seconda giovinezza.
Parallelamente, negli ultimi anni, sono state immesse sul mercato tipologie di prodotti presentati come “nuove pietre” nati come alternativa a quelle naturali. Si tratta della famiglia delle “pietre agglomerate” che ricompongono inerti lapidei con leganti organici ed inorganici, e quella delle “ceramiche tecniche”, prodotti ceramici di rinnovata formulazione che superano per resistenza i materiali ceramici tradizionali.
Mentre questi ultimi cercano di offrire una immagine molto simile ai marmi e alle pietre muovendosi principalmente sul terreno della riproduzione mimetica dell’assetto estetico dei lapidei, per i primi l’effetto pietra-marmo è stato in parte superato e sono presenti sul mercato prodotti che cominciano a distinguersi con una propria identità.
In particolare l’attenzione nello svolgimento della specifica sezione, verrà rivolta al processo di produzione dei materiali agglomerati con legante resina, considerati come revisione contemporanea dei più consolidati conglomerati cementizi, famiglia la cui storia ha radici più antiche; passando poi all’approfondimento delle “pietre artificiali” realizzate con processo ceramico, osservando sia la complessa composizione delle miscele, sia le avanzate macchine automatiche che rendono possibile il processo produttivo.
Si intende mostrare come la tecnica produttiva adottata dall’industria contemporanea, nella sua incessante attività di re-invenzione, trasformi la materia in “materiale” plasmato, configurato, disegnato dall’uomo.
La domanda da porsi a fondamento di questo percorso di indagine è se la vocazione intrinseca di questi materiali trovi rispondenza nelle possibili messe a sistema per l’architettura, se le potenzialità delle materie artificiali siano opportunamente utilizzate.
Ad una prima analisi del mercato italiano pare che la strada della produzione di “pietre ricostruite” non sia stata ancora percorsa interamente ed è evidente come le aziende si contendano principalmente il medesimo segmento di mercato, quello della produzione dei rivestimenti per interni e pavimentazioni. Tuttavia è squisitamente italiana, diffusa e utilizzata internazionalmente, la tecnologia di fabbricazione delle pietre agglomerate in grandi blocchi o lastre. Innovativo, avanzato e sofisticato, sia per la produzione che per gli utilizzi, il settore, anch’esso specificità del nostro Paese, delle ceramiche tecniche.
Il settore di ricerca che studia invece il montaggio delle lastre di pietra ricomposta in facciata, ha avuto sviluppo non discostandosi molto dalle possibilità offerte dalla pietra naturale, non evidenziando le specificità della pietra artificiale.
Osservando tale panorama sembra che il futuro delle pietre manufatte possa risiedere non tanto nell’ipernaturalismo quanto in un allargamento dell’artificio, della manipolazione estetica, delle proprietà espressive delle materia, combinando le tradizionali tecniche di trattamento superficiali alle più varie combinazioni di materie di partenza (mix design), oppure grazie all’ausilio di innovative tecniche di lavorazione (imprinting, fotoincisione, cronocromatismo…).
Ad impasti di frammenti di marmi e di leganti, progettati dal mix designer secondo requisiti non solo tecnologici ma anche estetici, può essere impressa subito la “forma” che deve assumere l’elemento nel progetto, predisponendo contestualmente l’armatura in acciaio per migliorare la resistenza.
Pietra plasmabile, a miscela programmata, il cui progetto può essere sviluppato con l’ausilio dei software di modellazione tridimensionali che rendono realizzabili con estrema precisione le forme dei componenti.
Il progetto di architettura si indirizza conseguentemente verso la componentistica di precisione, verso la prefabbricazione di elementi singoli specifici realizzati in stabilimento poi trasportati e montati in sito; sistemi costruttivi che possono denunciare, pur evocando l’archetipico valore della pietra, la loro valenza artificiale, nelle dimensioni e forme con il materiale naturale difficilmente producibili.
Note
1 Per Roger Caillois (1913-1978) sociologo e antropologo francese che ha dedicato all’universo minerale anni di riflessione e scrittura, queste sono le qualità nelle quali si racchiude l’importanza ed il fascino delle pietre, proiettandole ai primordi dell’universo e facendole garanti della stabilità del mondo.
2 Cortellazzo Manlio, Zolli Paolo, Dizionario etimologico della lingua italiana, 3a ed., Bologna, Zanichelli, 1997.
Il presente testo è un estratto della riflessione introduttiva al testo “Pietre d’artificio. Materiali per l’architettura tra mimesi e invenzione”, tratto dalla omonima ricerca condotta dall’autrice nell’ambito del Dottorato di Ricerca in Tecnologia dell’Architettura (XIX ciclo), 2007 presso la facoltà di Architettura di Ferrara, e pubblicato per Lulu nel 2011.
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