Post-it

Paper design. Progetti e prodotti per l’innovazione e la sostenibilità ambientale (parte 2)

18 Aprile 2013


Office, eBay Boxes, scatole in cartone riutilizzabili, tracciabili e personalizzabili con memorie di viaggio per aumentare la consapevolezza degli utenti sui temi della sostenibilità, 2010.



Proteggere, trasferire e comunicare con l’imballaggio Cellulosico
Le prime confezioni artigianali in carta e cartoncino, non più realizzate in modo estemporaneo negli esercizi commerciali, ma riprodotte artigianalmente in piccola serie, risalgono al XVIII secolo; dalla metà dell’Ottocento, con l’avvento della produzione industriale dei fogli a base cellulosica a ciclo continuo, il perfezionamento delle macchine per la realizzazione di imballaggi si sviluppa rapidamente e, nel giro di alcuni decenni, sacchi e scatole seriali in carta e cartone sostituiscono in larga parte i precedenti sistemi di confezionamento in legno, latta e tessuti. Alla fine del XIX secolo i brevetti americani per la produzione di astucci in cartoncino vengono acquisiti da alcune aziende tedesche e svizzere che divengono così le capostipiti delle industrie cartotecniche europee contemporanee1.
Da allora i materiali cellulosici per imballaggio sono realizzati attraverso l’aggregazione di molteplici strati: il più esterno destinato a proteggere il prodotto da luce e umidità; gli strati intermedi configurati nello spessore e nella morfologia per costituire l’anima strutturale, resistente a urti e schiacciamenti; gli strati interni per conferire un’ultima protezione, ammortizzando ulteriormente le sollecitazioni.
In generale, oltre a soddisfare i requisiti più strettamente funzionali, connessi alla salvaguardia e al trasferimento agevole del prodotto contenuto, la configurazione del packaging deve rappresentare e comunicare con immediatezza la collocazione economica e culturale della merce, attraverso materiali, forme, messaggi scritti, simboli e altre immagini di varia natura; il progetto dell’imballaggio, pur legato ad un tema di natura effimera, si caratterizza quindi per un’intrinseca complessità, dove convergono attività specifiche di design di prodotto, di layout grafico e di comunicazione visiva. In tale contesto sono più che altrove evidenti i vantaggi pratici ed ecologici dei materiali cellulosici: leggeri, economici, resistenti, stampabili e oggi “geneticamente” caratterizzati dalla filiera di un virtuoso usa-getta-ricicla2.
I settori del packaging in generale, e di quello in carta e cartone in particolare, sono stati oggetto privilegiato di sperimentazioni precoci e avanzate, tese a far maturare e a diffondere una nuova consapevolezza sulla sostenibilità ambientale dei prodotti; se è vero che in tal senso il packaging in cellulosa è da tempo trainante – si pensi in proposito alle consistenti innovazioni tecniche e progettuali che si sono rapidamente susseguite dagli anni ’90 del secolo scorso, legate in un rapporto biunivoco di causa-effetto alle prime normative europee e italiane sul sistema degli imballaggi – è altrettanto vero che il contributo del design in tale campo ha ancora notevoli margini di sviluppo.
In parte nel packaging cellulosico generalista ma, soprattutto, in quello specialistico e personalizzato di natura alimentare, sanitaria, farmaceutica e cosmetica, l’innovazione tecnica e comunicativa può scaturire da un prolungato e – progressivamente – rafforzato dialogo tra produttori, distributori e consumatori dei beni, affinché la consapevolezza sulle opportunità e i valori dell’utilizzo dei contenitori in carta e cartone sia sempre più profonda e ampiamente condivisa; il rapporto con gli organismi politici, comunitari e nazionali, può poi garantire il costante aggiornamento e perfezionamento delle normative di settore.
Tutto ciò in una visione progettuale auspicabilmente orientata ad interpretare quello spirito di essenzialità e vicinanza all’utente precorso da Mari e Munari con il packaging Danese e ben esplicitato da Giorgetto Giugiaro nelle parole che seguono: «Il rapporto tra confezione e contenuto lo accosterei in chiave esistenziale a quello tra corpo e anima. Non perché il package sia qualcosa di materico e il contenuto si riconduca a essenza impalpabile, quanto perché il primo deve tradurre nel modo più spontaneo l’indole, il messaggio, il carattere del prodotto senza eccedere nei toni, senza ricorrere ad artifizi, a proclami depistanti. Questa affinità di corpo – package – e anima – prodotto – è lievitata col tempo grazie alla maturazione e alla sensibilità del produttore, del venditore, del fruitore e – oggi – persino del legislatore, tutti concordi nell’assegnare all’involucro un ruolo mediatico e insieme calmierante delle intemperanze di certa frenesia mercantile inquinante»3.

Design in carta e cartone per l’infanzia: progetto ludico e consapevolezza civica e ambientale

  • Foldschool, forme in cartone per bambini disegnate da Nicola from Bern, 2007.
  • Foldschool, forme in cartone per bambini disegnate da Nicola from Bern, 2007.
  • Foldschool, forme in cartone per bambini disegnate da Nicola from Bern, 2007.
  • Foldschool, forme in cartone per bambini disegnate da Nicola from Bern, 2007.
  • Foldschool, forme in cartone per bambini disegnate da Nicola from Bern, 2007.




I materiali a base di cellulosa sono ottimi media per processi ludico-educativi tesi a coniugare il gioco e lo sviluppo della consapevolezza sociale, civica e ambientale dei bambini. Leggeri, facilmente lavorabili e sovrascrivibili, essi possono diventare innanzitutto strumenti per un design finalizzato a stimolare attitudini di base come la creatività, la capacità di analisi e utilizzo degli spazi, la comprensione delle dinamiche relazionali e di sistema, la propensione al coinvolgimento in prima persona nella gestione ambientale attuata attraverso la costruzione manuale e la progettazione tramite modelli.
Ciò è ampiamente dimostrato dalle realizzazioni di numerosi designer che negli ultimi anni hanno ideato giochi veri e propri, o più semplicemente supporti ludici e didattici in carta e cartone, finalizzati ad innescare nel bambino azioni successive di osservazione, modellazione, montaggio, personalizzazione, posizionamento nello spazio e utilizzo, smontaggio e reimpiego dell’oggetto o del sistema di oggetti. Emblematici in proposito i progetti di Nicola from Bern per Foldschool, di Javier Mariscal per Magis, di Philippe Nigro per Skitsch, o ancora di A4A Design, Liya Mairson e Tremodi Studio che attraverso la costruzione di casette, piccoli arredi e forme elementari ispirate al mondo naturale mirano a coinvolgere i giovani utenti in processi di selezione e configurazione, con margini diversificati di interazione e libertà espressiva.
Affinché l’integrazione tra gioco e sviluppo della consapevolezza ambientale si attui in maniera sempre più completa ed efficace, la progettazione del paper design per bambini dovrebbe essere viepiù specifica e consapevole, ponendo maggiormente l’accento sulla natura sostenibile dei materiali cellulosici e soprattutto scaturendo da un approccio partecipativo; dovrebbe cioè - in ultima analisi - configurare supporti e attività che stimolino l’organizzazione sociale, la cooperazione, la condivisione di informazioni e decisioni tra i bambini stessi e tra questi ultimi e gli adulti. Così, oltre ad agire sulle attitudini di base sopra descritte, il progetto di design potrà essere indirizzato a suggerire e a far sviluppare nuovi modelli di gestione dell’ambiente alle diverse scale, da quella domestica, a quella della comunità scolastica o di vicinato, fino al livello urbano e regionale4.


Gloria Bertoldo, La casa dell’accoglienza, prototipi e storyboard di piccole “case” in cartone per trasportare e accogliere animali in difficoltà, 2011.


In tal senso carta e cartone agiranno sempre più come veicoli e supporti per “metodi” di apprendimento, riflessione e progettazione, basati sul disegno, il collage, il ritaglio e il montaggio di modelli; giochi come quelli ideati da Lili Larratea per Rethink Games dimostrano le potenzialità di format cartacei e cartonati, anche molto semplificati, nello stimolare attività avanzate di eco-design spontanee e partecipate, allargate e aperte all’integrazione tra le diverse fasce di età.
Storyboard commentati, narrazioni più o meno figurate, mappe, scenografie per rappresentazioni e installazioni, strumenti di comunicazione come cartoline, opuscoli e manifesti possono essere studiati in maniera specifica per operazioni di rilevamento e valutazione della realtà sociale e ambientale, per la ricerca di innovative soluzioni progettuali o per lo svolgimento di attività consapevoli come piccole coltivazioni, cure di forme viventi, lavori di ripristino ambientale, recupero e riciclo, campagne di comunicazione e sensibilizzazione che prevedano processi decisionali ed esecutivi inclusivi e condivisi tra i diversi nuclei sociali e anagrafici; poiché, come ha affermato Ralph Erskine: «La gente diventa sociale se ha la possibilità di vivere fino dai primi anni di vita all’interno di un gruppo socialmente integrato, in una società non divisa per gruppi di età come ad esempio quelli dei bambini e degli anziani come nuclei separati fra loro»5.


I materiali a base di cellulosa come strumento per la didattica dell’architettura e del design

Tortila, Progetto di sistema espositivo in cartone per la mostra Paper Design. Università di Ferrara, Corso di Laurea in Design del Prodotto industriale, Laboratorio di Metodologie per la Definizione di Progetto, A.A. 2010-11, Studenti Andrea Gherardini, Giulia Nascimbeni.

«Il cartoncino è un materiale gradevole al tatto, simpatico, intrigante, strutturabile per originare figure scolpite, scultoree, modulazioni valorizzabili attraverso il gioco della luce, dei bassorilievi e del colore. […] La missione del cartoncino mi sembra proprio quella di spronare il talento a trovare sbocchi coerenti e seducenti, ricorrendo ad un supporto che ha tutta la cultura, l’onestà, la naturalità e la duttilità per centrare il target e per favorire il successo del contenuto»6.
È nuovamente la riflessione di Giorgetto Giugiaro, riferita al ruolo del cartoncino nel settore del packaging e del displaying, a porre in evidenza le potenzialità del materiale nel tradurre con immediatezza e flessibilità le più disparate idee progettuali. Grazie alla loro “onestà” materica e prestazionale e alla loro “duttilità”, i materiali cellulosici si rendono disponibili come strumenti piani ed essenziali, per elaborare progetti “pensando con le mani”. Indispensabili per realizzare con facilità e rapidità modelli di studio in scala e al vero, simulazioni di montaggio e funzionamento o veri e propri prototipi perfezionati, essi rappresentano di fatto un passepartout che consente di approdare a soluzioni configurative dedicate allo stesso mondo produttivo cartario o da trasferire ad altri ambiti materici.


Tortila, Progetto di sistema espositivo in cartone per la mostra Paper Design. Università di Ferrara, Corso di Laurea in Design del Prodotto industriale, Laboratorio di Metodologie per la Definizione di Progetto, A.A. 2010-11, Studenti Andrea Gherardini, Giulia Nascimbeni.


Emblematiche in proposito le esperienze didattiche svolte negli ultimi tre anni accademici nel Corso di Laurea in Design del Prodotto Industriale dell’Università di Ferrara; in tale contesto i docenti che scrivono in queste pagine hanno scelto i materiali cellulosici come strumenti privilegiati per la formazione progettuale dei futuri designer, sia per la realizzazione di format espositivi e comunicativi in carta e cartone, sia per l’analisi e l’ideazione di oggetti d’uso in materiali plastici7.
Le attività ferraresi intendono consolidare e sviluppare il ruolo della carta e del cartone nella didattica dell’architettura e del design di livello universitario. Le esperienze più precoci in tal senso sono state condotte dai primi anni 2000 al Politecnico di Milano, da docenti come Silvia Piardi che hanno operato nei laboratori di allestimento e di design; a queste hanno fatto seguito gli insegnamenti di Mario Cucinella ancora una volta all’Università di Ferrara, nei Laboratori di Costruzione dell’Architettura. In particolare quest’ultimo lavoro è stato finalizzato ad indagare le potenzialità compositive e strutturali del cartone (principalmente in forma di tubi) con la progettazione condotta fino al dettaglio, nonché la successiva realizzazione al vero, di piccole architetture temporanee.
In anni più recenti la buona pratica didattica della carta e del cartone si è diffusa, diventando di fatto una consuetudine nei corsi di molte università e accademie italiane; tra i risultati più interessanti in tal senso vanno segnalati quelli delle esperienze sul packaging condotte con il progetto Packed in Italy, all’Università di Firenze, sotto la responsabilità scientifica di Elisabetta Cianfanelli8.
Ecco quindi che il ruolo didattico dei materiali cellulosici appare oggi ampiamente consolidato e destinato ad ulteriori sviluppi, in considerazione ancora una volta dei caratteri intrinseci di carta e cartone; questi ultimi veicolano infatti per la loro stessa natura i temi dell’uso consapevole delle risorse, del riciclaggio e della sostenibilità, ormai imprescindibili e non più soltanto opzionali per la didattica progettuale universitaria; inoltre, per riprendere il pensiero di Giugiaro, sono strumenti più che mai immediati e fecondi con cui “spronare il talento a trovare sbocchi coerenti e seducenti” al progetto di architettura e design.

Davide Turrini



Note
1 Si vedano Bockwitz, op. cit.; Montalbetti, Sori, op. cit., pp. 83-92. Sulla storia del packaging e sulla fenomenologia del packaging contemporaneo si rimanda a Valeria Bucchetti, Packaging Design: storia, linguaggi, progetto, Milano, Franco Angeli, 2005, pp. 155.
2 Per gli aspetti generali degli imballaggi sostenibili si vedano Scott Bryson, Designing Sustainable Packaging, Londra, Laurence King, 2000, pp. 192; Laurel Miller, Stephen Aldridge, Perché cellofanare un cetriolo. Guida completa al packaging ecologico, Modena, Logos, 2012, pp. 248; sugli aspetti di progettazione e qualità dell’imballaggio si rimanda a Erik Ciravegna, La qualità del packaging. Sistemi per l’accesso comunicativo-informativo dell’imballaggio, Milano, Franco Angeli, 2010, pp. 156; sul packaging in carta e cartone si veda il contributo specifico di Laura Badalucco, Il buon packaging: imballaggi responsabili in carta, cartoncino e cartone, Milano, Dativo, 2011, pp. 171.
3 Giorgetto Giugiaro, “Prefazione”, p. 5, in Francesco Perniciaro, Alessandra Favilli, Pack and shock. Le straordinarie prestazioni del packaging in cartoncino, Milano, Lupetti, 1999, pp. 93.
4 Esperienze e progetti di efficace coinvolgimento dei bambini nella progettazione e nella gestione della qualità ambientale sono illustrati in Roger A. Hart, La partecipazione dei bambini. Teorie e pratiche di coinvolgimento dei giovani cittadini nello sviluppo comunitario e nella cura dell’ambiente, Roma, Arci Ragazzi-Unicef, 2004, pp. 203.
5 Ralph Erskine, cit. in Peter Collymore, Ralph Erskine, Firenze, Alinea, 1986, p. 81.
6 Giugiaro, op. cit., p. 5.
7 In quest’ultimo caso nel 2012 con il prezioso contributo esterno dell’artista Chris Gilmour, impegnato a Ferrara in un atelier didattico sperimentale sul tema della riproduzione iperrealista di oggetti domestici in plastica attraverso modelli di cartone.
8 In proposito si rimanda a Elisabetta Cianfanelli (a cura di), Packed in Italy, Firenze, Giunti, 2012, pp. 224.

 

Vai alla prima parte

Il presente saggio è tratto dal volume di Lab MD MaterialDesign Comunicare idee con carta e cartone, (a cura di Alfonso Acocella), Lulu edizioni, 2012, pp. 88.


torna su stampa
MD Material Design
Post-it
ISSN 2239-6063

edited by
Alfonso Acocella
redazione materialdesign@unife.it

-