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Paper Design.
Metodologia di definizione di un progetto di mostra in Palazzo Tassoni Estense

27 Ottobre 2011

Laboratorio di metodologie per la definizione di progetto
Corso di laurea in Disegno Industriale a. a. 2011-2012
Facoltà di Architettura di Ferrara

 

La mostra è lì pronta a parlare di se stessa - attraverso se stessa - nello spazio di Palazzo Tassoni Estense.
Ci piace immaginare di aver attraversato e superato tutti gli ostacoli legati alle varie tappe e fasi connesse al reperimento delle risorse economiche, alla ricerca documentale inerente il tema del paper design, alla acquisizione dei pezzi da esporre fisicamente al vero nel "Salone passante", alla predisposizione del progetto di allestimento espositivo della mostra stessa.
La mostra la immaginiamo, per un momento, con gli occhi socchiusi dei visionari, come esistente e materializzata nello spazio oblungo e sfondato di Palazzo Tassoni Estense attraverso una materioteca che esibisce i mille tipi di carta e cartone, una serie di oggetti tridimensionali emblematici del buon design (sedie, tavoli, borse, librerie...) pannelli a stampa a documentazione di quanto non esposto fisicamente, video in proiezione che raccontano i processi produttivi ecc. ecc.
In ingresso un lungo nastro di carta rossa è li pronto per essere tagliato nel momento dell'inaugurazione per lasciar affluire - incuriosito e copioso (ci si augura sempre) - il pubblico dei fruitori.
Ma il pubblico che darà senso - e successo - alla mostra attraverso quali dispositivi verrà a conoscenza dell'esistenza della mostra stessa?
Attraverso quali meccanismi sarà coinvolto e attratto a portarsi "verso" la mostra?
Poi ancora una domanda.
Il pubblico dei visitatori, ultimata la visita e il contatto con il tema espositivo (il paper design), come potrà mantenere memorabile a distanza di spazio e di tempo tale esperienza fruitiva insieme agli stessi contenuti della mostra?

Ecco allora apparire in tutta la loro importanza il mondo dei segni e dei linguaggi - che abbiamo evocato nel nostro programma di Laboratorio attraverso la citazione di Pierre Lévy - capaci di anticipare (ex ante), o mantenere in vita (al futuro), cose non più presenti a distanza di spazio e di tempo:

«Grazie ai linguaggi, noi abbiamo "accesso" diretto al passato che ci si presenta sotto un vasto repertorio di ricordi datati e di vissuti personali.
I segni non evocano solo "cose assenti" ma scene, intrighi, intere sequenze di fatti collegati gli uni con gli altri. Senza la lingua non potremmo nè porre domande, nè raccontate storie, due forme di svincolamento dal presente che al contempo rendono più intensa la nostra esistenza. Gli esseri umani possono staccarsi solo parzialmente dall'esperienza attuale e ricordarsi, evocare, immaginare, giocare, simulare spiccando così un salto verso altri luoghi, altri momenti e altri mondi.
Queste facoltà non sono prerogativa esclusiva di lingue quali il francese, l'italiano o il wolof, ma anche del linguaggio plastico, visivo, musicale, matematico ecc.»
Pierre Lévy, Il virtuale, Milano, Cortina, 1997
(ed. or. Qu'est-ce que le virtuel?, 1995), p. 64.

I segni e i linguaggi, che li riunificano in dispositivi narrativi significanti, sono in genere fissati su supporti fisici ma oggi, sempre più, anche su supporti immateriali (virtuali).
Su una serie di questi artefatti - fatti di materia (carta) e di segni - vi invitiamo a lavorare creativamente, progettualmente per l'esercitazione centrale del Laboratorio.
Gli artefatti di carta e di segni saranno contenuti in un artefatto maggiore avvolgente e protettivo, anch'esso fatto di carta (cartone) e non privo di segni...

 

 

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MD Material Design
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ISSN 2239-6063

edited by
Alfonso Acocella
redazione materialdesign@unife.it

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