Edizioni Actar (February 15, 2006), 192 pp., bianco e nero
ISBN:
Ed. Inglese [978-84-96540-50-7]
Ed. Spagnola [978-84-96954-31-1]
Ed. Giapponese [978-84-96954-33-5]
Ed. Tedesca [978-84-96954-32-8]
Prezzo: 23€
Nel loro libro
The Function of Ornament, Farshid Moussavi e Michael Kubo indagano il ruolo e il senso dell’ornamento nell’Architettura dei nostri giorni, individuando, attraverso celebri esempi di architettura, il paradosso di soluzioni ornamentali apparentemente senza scopo e dimostrandone invece la profonda integrazione sul piano funzionale.
Dopo una breve introduzione che ripercorre la popolarità e il diverso approccio all’uso dell’ornamento dai Romani ai modernisti, Moussavi e Kubo vanno direttamente agli esempi: la trattazione teorica è ridotta al minimo in favore di analisi grafiche schemi costruttivi e compositivi di edifici che riescono a ottenere ornamento funzionale. Nella sua breve introduzione Moussavi traccia una sintesi del rapporto dell’Architettura contemporanea con l’aspetto decorativo del suo linguaggio, individuando, nell’ornamento, lo strumento necessario affinchè il progetto acquisisca gli strumenti semantici della rappresentatività. Dalla teoria di Semper, secondo cui i livelli funzionale e strutturale di un edificio erano subordinati agli obiettivi ornamentali artistici e semantici, a Loos, secondo cui l’ornamento, in quanto strumento di pretenziosa volontà di individualismo, andava invece soppresso, la teoria che sottende il testo è che l’ornamento sia ancora oggi necessario poiché costituisce la principale modalità con cui percezioni e sensazioni vengono generate: secondo gli autori, è l’uso stesso dell’ornamento a garantire che l’architettura contemporanea si connetta alla cultura del nostro tempo.
Attraverso un’interessante selezione di esempi, ordinati secondo le macrocategorie di
Forma,
Struttura,
Schermo,
Superficie, gli autori descrivono e analizzano le fasi generative dell’Architettura dal punto di vista dell’intenzione espressiva.
Secondo le note sul retro del libro, "i disegni in questo libro sono interamente l'opera e l'interpretazione degli studenti presso la Harvard University Graduate School of Design, sulla base delle informazioni pubblicamente disponibili sulle opere rappresentate: gli studenti hanno prodotto disegni splendidi e chiari, che si inseriscono a pieno diritto nel filone della ricerca progettuale
classica, attraverso l’uso del disegno.
La funzione dell’ornamento va oltre la semplice ricerca di punti comuni tra i progetti selezionati, e Moussavi e Kubo compiono uno sforzo ammirevole per individuare alcune categorie. Brevi note e frammenti di dettaglio descrivono la concezione e la costruzione di ogni opera, ma, nella maggior parte dei casi, gli autori hanno lasciato che le opere si esprimessero attraverso il segno che le caratterizza. Un tema comune in tutti i progetti è un senso di ordine, spesso realizzato attraverso il principio compositivo dalla ripetizione o dalla simmetria. Di tanto in tanto, si mostrano anche casi in cui il layout compositivo impiega geometrie frattali, assetto aggregativo osservato più volte nel mondo fisico. È il caso del Padiglione Serpentine disegnato da Toyo Ito a Londra, in cui le linee, incrociandosi, formano triangoli di apparentemente casuali, o del Dominus Winery di Herzog & de Meuron nella Napa Valley, dove le diverse dimensioni delle rocce naturali insieme ad una disposizione apparentemente casuale tradiscono un ordine sottostante.
Il testo individua nell’ornamento la funzione di suscitare relazioni con il contesto, smantellando la vecchia concezione modernista secondo cui l’ornamento è applicato all’edificio come un’entità discreta e non essenziale. La funzione dell’ornamento è quella di esprimere sinergie tra interno ed esterno, attraverso la costruzione di un ordine interno tra ornamento e materiale costruttivo. Questo sistema di ordine interno produce espressioni che sono contemporanee, ma i cui effetti si dimostrano elastici nel tempo, e tutto ciò, generato da un confronto critico e creativo con la cultura contemporanea, è responsabilità degli architetti.
Valeria Zacchei