Tradurre agli altri il ricordo di un uomo è cosa difficile. Tralasci sempre qualcosa nel farlo. Se è poi un uomo (un padre) e un architetto, che ha vissuto costantemente nell’amore per la cultura e per gli altri, fondendo le due cose in un unico atto creativo e didattico, questa pratica è davvero rischiosa per le ovvie necessità di sintesi.
Nel caso di Mario Zaffagnini è, per chi scrive, ancor più arduo per il tipo di educazione ricevuta in ambito familiare. Quello stile, oggi si direbbe di un tempo, improntato al leale pragmatismo e alla sobrietà.
A seguire lo si racconta nel modo che maggiormente si ritiene coniughi tutte le esigenze di oggettività imposte dalla circostanza.
… un piccolo cameo testuale compreso nella sua prefazione di un libro che parla di esperienze di housing in Danimarca negli anni ‘80. Un passo non di apertura del testo, ma incluso in una trattazione scientificamente più didascalica; un passaggio improvviso e datato solamente da un paio di citazioni ascrivibili al periodo di stesura.
Parlando di qualità urbana, un tema caldo di quegli anni, Mario si descrive senza saperlo; nel suo essere architetto, uomo di cultura e padre.
Un testo denso - forse non solo per addetti ai lavori, ma che ci riporta all’essenza di quello che egli pensava il più congeniale per sè tra i modi di servire gli altri attraverso la propria cultura: fare l’architetto. E’ inoltre la sua visione progettuale ed etica per le future generazioni di architetti, è ciò che lui ha testimoniato anche come docente.
Ideazione: Theo Zaffagnini
Concept grafico: Margherita Bissoni e Theo Zaffagnini
Illustrazioni: Margherita Bissoni
Musiche originali: Tiziano Tancini