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Max Dudler. Il potere del vuoto

30 Gennaio 2012

Biblioteca "Jacob-und-Wilhelm-Grimm-Zentrum", Berlino

È ricominciata la stagione delle grandi conferenze per il ventennale della Facoltà di Architettura di Ferrara con una lectio magistralis di Max Dudler confermando, come sottolinea il professor Daniele Pini chiamato a presentare l'ospite, la centralità in ambito ferrarese del tema architettonico perseguito non solo sul piano didattico ma anche come vero e proprio patrimonio sociale. Indice ne sono le Lauree Honoris Causa a protagonisti della scena internazionale come Peter Zumthor e Santiago Calatrava. 

Daniele Pini nel suo intervento punta l'attenzione sul tema del progetto che, visto a 360°, è l'unico strumento capace di portare le generazioni future fuori dalla crisi a cui il presente ci ha abituato. È in questo quadro che l'opera di Max Dudler si pone come elemento vitale del rinnovamento grazie ad un approccio che si basa sul lavoro spaziale inteso come costruzione del luogo - sia come forma sia come parte del sistema-cultura. La riconoscibilità di un'architettura è infatti segno di appartenenza a un contesto sociale e culturale e nell’opera di Dudler questo elemento riconduce alla questione della responsabilità dell'architetto “perché è nei confronti della società che il progettista opera e costruisce una vera e propria dimensione etica e politica”.

 

Andrea Rinaldi prosegue con una importante presentazione critica affrontando i temi riguardanti il rapporto tra Dudler e Ferrara “accomunati dalla costante ricerca di un progetto che vada oltre le mode”. Il principio compositivo delle opere del noto architetto consiste infatti “nell'esaltare la qualità delle cose all'interno della città senza diventare segno invasivo ma puntando sul sistema della ripetizione come qualità percettiva”. A questo primo fattore si aggiunge il secondo principio caratteristico del progettista tedesco che è quello dell'esattezza unita ad una dimensione artistica dell'architettura “vista come insieme sapiente di materiali e proporzioni che conduce ad un sistema ordinato ed equilibrato”.

  • Centro residenziale e commerciale Ro­sen­gar­ten a Arbon, Svizzera
  • Centro residenziale e commerciale Ro­sen­gar­ten a Arbon, Svizzera
  • Centro residenziale e commerciale Ro­sen­gar­ten a Arbon, Svizzera
  • Centro residenziale e commerciale Ro­sen­gar­ten a Arbon, Svizzera
  • Hochhausensemble Ulmenstrasse, Francoforte sul Meno, Germania
  • Hochhausensemble Ulmenstrasse, Francoforte sul Meno, Germania
  • Hochhausensemble Ulmenstrasse, Francoforte sul Meno, Germania
  • Hochhausensemble Ulmenstrasse, Francoforte sul Meno, Germania
  • Hochhausensemble Ulmenstrasse, Francoforte sul Meno, Germania
  • Sala concerti a Reutlingen, Germania
  • Sala concerti a Reutlingen, Germania
  • Sala concerti a Reutlingen, Germania

Dudler ricorda nel suo brillante intervento che ogni giorno, qui in Italia, quando ciascuno di noi varca la soglia di uno dei tanti palazzi storici che popolano i centri delle principali città, compie esattamente quello che lui cerca di ottenere con l’architettura: tenere vivo nel presente il valore e la bellezza della storia. Il tema dello sviluppo della città europea “non è necessariamente legato all'estensione e alla decentralizzazione ma piuttosto al recupero dei valori storici attraverso lo spazio pubblico e tramite la riconquista identitaria di ambienti che già appartengono alla città”. 

Le opere che mostra sono in fase realizzativa o già realizzate come la Konzerthalle a Reutlingen, una città che per dimensioni somiglia a Ferrara, in cui lo sviluppo del progetto presenta chiari riferimenti ad altri auditorium come quello di Vienna o Monaco sia per la scelta dell'acustica sia per l’utilizzo del pregiato legno di ciliegio che implementa le qualità sonore dello spazio. Un esempio simile si trova a Zurigo: un quartiere adiacente alla stazione centrale in cui il tema progettuale è legato al modo di rapportarsi con gli elementi tipici delle città storiche del rinascimento fiorentino. In questo caso l’obiettivo era quello di non creare una rottura con il linguaggio della città esistente sviluppando le funzioni del luogo per ridefinirne l’urbanità. Per questo motivo ogni edificio entra in perfetta sintonia con il contesto e soprattutto con lo spazio pubblico. L’area centrale è infatti occupata dalla facoltà di Psicologia mentre sotto la piazza è stato creato uno dei più grandi centri commerciali della Svizzera.

Sempre a Zurigo, nella periferia della città, Dudler ha immaginato un’architettura verticale ispirata al Rockfeller Center di Raymond Hood in cui diverse torri vengono messe in relazione per definire lo spazio pubblico centrale simile ad una piazza, grazie all’utilizzo di un unico materiale e di un unico formato per le finestre. Torri di diverse dimensioni che collegate riescono a produrre una famiglia semantica, costituendo una propria identità: “la ripetizione del modulo produce e definisce lo spazio che viene poi usato dai fruitori”.

  • Biblioteca "Jacob-und-Wilhelm-Grimm-Zentrum", Berlino
  • Biblioteca "Jacob-und-Wilhelm-Grimm-Zentrum", Berlino
  • Biblioteca "Jacob-und-Wilhelm-Grimm-Zentrum", Berlino
  • Hochhausensemble Hagenholzstraße a Zurigo
  • Hochhausensemble Hagenholzstraße a Zurigo
  • Hochhausensemble Hagenholzstraße a Zurigo
  • Hochhausensemble Hagenholzstraße a Zurigo
  • Hochhausensemble Hagenholzstraße a Zurigo
  • Hochhausensemble Hagenholzstraße a Zurigo

Il principio di durevolezza dell'architettura che per Dudler è elemento fondamentale della tettonica appartiene come fattore costituzionale alla storia della città europea. Così come nel Rinascimento “anche Schinkel ha formato un nuovo vocabolario e in questo modo la mia architettura cerca di riprendere i principi di continuità che sempre hanno ordinato le città tedesche”. Connessa alla durevolezza si legge anche la ricerca dell'esattezza, la volontà che Dudler esprime nel concepire opere semplici, razionali e cariche di equilibrio. Precisa infatti, in chiusura dell’incontro “preferirei parlare non tanto di esattezza, che è comunque un concetto per me basilare, quanto di riduzione. Perché è nello studio dei dettagli, nel loro principio di riduzione appunto che il progettista può scegliere gli elementi capaci di dare senso alla sua architettura creando nuovi spazi per la città. L'architettura oggi non è più sovrana e rumorosa ma costituisce un elemento indispensabile alla vita dalle persone e questa che io chiamo ‘riduzione’ è la misura che offre all'architettura la forza di modificarsi e rendersi vivibile per l’uomo”.

Elisa Poli

 


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