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Le ICONE di Poltrona Frau in esposizione a Ferrara

15 Dicembre 2014


La mostra “ICONE POLTRONA FRAU. Il DNA scenografia di Noé Duchaufour-Lawrance” a Palazzo Tassoni Estense. (ph. Geminiani)

Giunge al terzo e ultimo appuntamento la collaborazione tra il Laboratorio di ricerca Material Design del Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara e il gruppo dei brand Cappellini, Cassina e Poltrona Frau.
L’evento – tenutosi lo scorso 27 novembre – ha visto l’inaugurazione della mostra “DNA” su progetto di Noé Duchaufour-Lawrance e la seguente conferenza sul tema dei prodotti-icona, illustrata dall’arch. Marco Romanelli – curatore della pubblicazione “Icone Poltrona Frau”.
L’allestimento è stato dominato dal materiale elettivo dell’azienda; la pelle. Con l’ausilio di un cordone arancione – sorta di filo rosso in rivisitazione Poltrona Frau – l’osservatore è stato quindi guidato nella comprensione tattile e visiva dei cinque imbottiti presenti: Chester, 1919, Lyra, Sanluca, Vanity Fair.



  • La mostra “ICONE POLTRONA FRAU. Il DNA scenografia di Noé Duchaufour-Lawrance” a Palazzo Tassoni Estense. (ph. Geminiani)
  • La mostra “ICONE POLTRONA FRAU. Il DNA scenografia di Noé Duchaufour-Lawrance” a Palazzo Tassoni Estense. (ph. Geminiani)
  • La mostra “ICONE POLTRONA FRAU. Il DNA scenografia di Noé Duchaufour-Lawrance” a Palazzo Tassoni Estense. (ph. Geminiani)
  • La mostra “ICONE POLTRONA FRAU. Il DNA scenografia di Noé Duchaufour-Lawrance” a Palazzo Tassoni Estense. (ph. Geminiani)
  • La mostra “ICONE POLTRONA FRAU. Il DNA scenografia di Noé Duchaufour-Lawrance” a Palazzo Tassoni Estense. (ph. Geminiani)
  • La mostra “ICONE POLTRONA FRAU. Il DNA scenografia di Noé Duchaufour-Lawrance” a Palazzo Tassoni Estense. (ph. Geminiani)
  • La mostra “ICONE POLTRONA FRAU. Il DNA scenografia di Noé Duchaufour-Lawrance” a Palazzo Tassoni Estense. (ph. Geminiani)
  • La mostra “ICONE POLTRONA FRAU. Il DNA scenografia di Noé Duchaufour-Lawrance” a Palazzo Tassoni Estense. (ph. Geminiani)
  • La mostra “ICONE POLTRONA FRAU. Il DNA scenografia di Noé Duchaufour-Lawrance” a Palazzo Tassoni Estense. (ph. Geminiani)
  • La mostra “ICONE POLTRONA FRAU. Il DNA scenografia di Noé Duchaufour-Lawrance” a Palazzo Tassoni Estense. (ph. Geminiani)



Durante la conferenza, già dall’introduzione del Professor Giuseppe Mincolelli s’inizia a parlare del concetto – sintetico, semplice ma non banale – di icona: oggetto/prodotto, testimonianza di un tempo, di valori complessi che comprendono non solo il gesto formale ma in cui condensano e sedimentano diversi significati.
A questo pensiero si lega l’intervento di Nicola Coropulis – Direttore commerciale Poltrona Frau – che, sulla base della notevole produzione aziendale di prodotti icona riconosciuti a livello mondiale,
introduce il numeroso pubblico presente nella centenaria storia Frau.
Dal 1912, anno di fondazione, l’azienda ha intrecciato epoche, personaggi e storie molto diverse tra loro ma che si ritrovano comunque sempre sotto il comune denominatore dato dalla tradizione artigiana, dall’eccellenza nella lavorazione della pelle e dalla voglia di far percepire – attraverso la tattilità, la morbidezza e il calore proprio di questo materiale – l'arredamento quasi come fosse estensione del corpo.
Ha saputo inoltre mantenere invariato nel tempo lo scopo iniziale: ricongiungere il mondo del sapere col mondo del fare.
Anche il gusto è sempre quello originario, quello cercato in partenza; ossia un sapore internazionale, dato soprattutto dai primi archetipi importati dalla tradizione inglese e che il fondatore e progettista Lorenzo – Renzo – Frau, reinterpreta e su cui fonda la produzione.
Ricordiamo alcuni suoi storici progetti: uno su tutti il divano Chester – uno dei primi disegnati, caratterizzato dal macro-capitonné e dal bracciolo a voluta segnato da un profondo plissé, allora come oggi realizzato a mano – e la poltrona Vanity Fair – classe 1930, riconosciuta da sempre come uno degli emblemi del design italiano.
Oggi Poltrona Frau realizza imbottiti per abitare la casa e l’ufficio, ma anche prodotti che arredano teatri, auditorium, università e che allestiscono interni di molteplici settori – automobilistico, ferroviario, navale e aereo.




La mostra “ICONE POLTRONA FRAU. Il DNA scenografia di Noé Duchaufour-Lawrance” a Palazzo Tassoni Estense. (ph. Geminiani)


Ritorna dominante con Marco Romanelli il ruolo del mobile icona che, entrando nello specifico del progettare, assume adesso un rapporto – derivato dal concetto usato in semiologia – che si pone tra emergenza e sfondo e che deve essere mantenuto in costante equilibrio.
Intendere quindi l’icona come pezzo che si pone in relazione agli altri pezzi, come stimolatore dell’attenzione percettiva, elemento di memorizzazione e perciò, conseguentemente, di affezione.
E qui sta il ruolo del bravo progettista; capace di risolvere la funzione prima della forma e infine dare una carica semantica ai dettagli per permettere al pezzo di sopravvivere al tempo, rimanere e durare nello spazio abitativo, attraversare le generazioni. Voler creare non pezzi eccezionali ma oggetti che dal passato ci traghettino al futuro.



  • Giuseppe Mincolelli, Nicola Coropulis e Marco Romanelli in conferenza a Ferrara. (ph. Geminiani)
  • Giuseppe Mincolelli, Nicola Coropulis e Marco Romanelli in conferenza a Ferrara. (ph. Geminiani)
  • Giuseppe Mincolelli, Nicola Coropulis e Marco Romanelli in conferenza a Ferrara. (ph. Geminiani)
  • Giuseppe Mincolelli, Nicola Coropulis e Marco Romanelli in conferenza a Ferrara. (ph. Geminiani)
  • Giuseppe Mincolelli, Nicola Coropulis e Marco Romanelli in conferenza a Ferrara. (ph. Geminiani)
  • Giuseppe Mincolelli, Nicola Coropulis e Marco Romanelli in conferenza a Ferrara. (ph. Geminiani)



E, parlando di eccellenza, ecco nuovamente comparire nel Salone di Palazzo Tassoni Estense la figura magistrale di Gio Ponti e la sua lezione sul voler “progettare e comunicare”.
Nel 1965, a 74 anni, disegna per Poltrona Frau la seduta Dezza – nome derivato dall’indirizzo dove si trovava la sua casa/studio a Milano –, realizzandone un progetto componibile, leggero, confortevole e facile da adattare. Le particolarità della gamba a sezione triangolare rastremata e la sua rivoluzionaria componibilità “a sistema” mediante un numero limitato di pezzi ne riassumono alcuni dei più importanti principi progettuali di Ponti, sia dal punto di vista formale che metodologico.
Continuando ancora a parlare di grandi progettisti, che fondano il proprio operare anche sul tema della comunicazione e dell’evoluzione del progetto, arriviamo alla figura di Guglielmo Ulrich, coetaneo di Ponti ma legato alla progettazione per l’alta borghesia milanese e ideatore per Poltrona Frau di Willy – 1937, poltrona da un’unica sagoma avvolgente che si caratterizza per la pronunciata imbottitura a fasce verticali.


La mostra “ICONE POLTRONA FRAU. Il DNA scenografia di Noé Duchaufour-Lawrance” a Palazzo Tassoni Estense. (ph. Geminiani)

Altro pezzo forte della storia long-seller aziendale è Sanluca, progetto disegnato nel 1961 dai fratelli Achille e Pier Giacomo Castiglioni, dove vediamo stravolto il concetto della poltrona bergère attraverso il disegno di uno schienale espressionistico, di matrice futurista, ma che muove dalla definizione di una linea di comfort ergonomico.
Approdiamo infine a una “intelligenza dimenticata”: Gastone Rinaldi, progettista e designer di sedie che, grazie alla seduta DU 30, nel 1954 vince la prima edizione del Premio Compasso d'Oro  – con giuria di Aldo Borletti, Cesare Brustio, Gio Ponti, Alberto Rosselli e Marco Zanuso.
Della stessa serie la poltrona DU 55, pezzo fortemente sculturale, caratterizzato da una sensuale elasticità arrotondata che si prodiga verso un’avventura “organicista” e che ne fa uno dei pezzi più antropomorfi del nostro design.
La conclusione di questo appassionante percorso di storie e progetti è data dalla comprensione che le icone possono e devono essere disegnate e ricercate in tutti i momenti, mediante la ricerca della multi-sensorialità della forma capace di coinvolgere i sensi delle persone e quindi di metterle in relazione.

Federica Capoduri


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MD Material Design
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ISSN 2239-6063

edited by
Alfonso Acocella
redazione materialdesign@unife.it

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