La Scuola ferrarese di Architettura con l'Anno Accademico 2011-2012 ha compiuto vent'anni.
Per celebrare tale ricorrenza, e al contempo richiamare l’attenzione sul Corso di laurea in Design del prodotto industriale che chiude il suo primo ciclo triennale, ha declinato l'ambizioso progetto culturale di valenza internazionale “To design today” all'interno delle manifestazioni del ventennale XfafX.
È trascorso quasi un anno da quando, il 13 dicembre 2012, Luisa Bocchietto, Presidente dell'ADI, - già presente in occasione della conferenza stampa di XfafX svoltasi in Triennale a Milano - ha omaggiato della sua presenza la platea dell’Ateneo ferrarese per tenere a Palazzo Tassoni Estense la prolusione all'anno accademico e riportare al pubblico, composto da studenti, docenti e professionisti, alcune importanti riflessioni sul mestiere del designer e il ruolo che il design può svolgere nella società contemporanea.
Successivamente, in una tavola rotonda interamente dedicata al Design italiano, Luisa Bocchietto, Alfonso Acocella, Presidente del Corso di laurea in Design, Stefano Casciani, Beppe Finessi, Tonino Paris e Marco Romanelli si sono riuniti e strettamente confrontati nelle loro esperienze.
Luisa Bocchietto, rivolgendosi agli studenti del triennio di Design con l'intervento dal titolo "Il design come visione", ha distinto la sua comunicazione in due momenti - prima un excursus sulla sua personale formazione e carriera quale architetto e designer, poi una digressione sul “Made in Italy” e il ruolo dell'ADI - riconducendo entrambe le narrazioni alla necessità di riflettere, estendere il dibattito e allargare le prospettive sul senso e la complessità del Design.
I progetti personali illustrati in conferenza sono frutto di un’evoluzione che, dall'attività professionale di progettazione "tradizionale" nel campo dell'architettura, continua attraverso un progressivo affiancamento d’imprese di produzione industriale cambiando la scala del progetto senza mai perdere di vista metodo e coerenza.
Luisa Bocchietto focalizzerà poi l’attenzione sulla figura del designer definendolo come colui che conosce le logiche e i processi di produzione industriali, che interferisce con i processi stessi partecipando all'organizzazione, alla strategia di comunicazione e quindi alla definizione "formale" dei prodotti.
Con limpidezza la Presidente dell'ADI esplicita come “design” non sia "stilismo" né attività di modellazione esteriore delle forme, quanto invece un mestiere complesso che esiste in quanto complemento costante dell'impresa non solo per il disegno di nuovi elementi, ma soprattutto come coordinamento del processo, come integrazione tra i settori e le competenze, come lavorio incessante alla scelta e definizione delle strategie complessive da sostenere integrando i trasferimenti tecnologici, le prospettive aperte dalla scelta di nuove forme, le figure di altri designer da coinvolgersi nel sistema, le scelte di comunicazione.
Ciascun designer "inventa", in modo differente, il proprio percorso perché non esiste un’unica "ricetta per divenire creativi” e il design è comunque un mestiere ove ognuno, con fatica, ricerca e costruisce la propria identità.
Il messaggio che Bocchietto indirizza ai futuri designer è un invito alla curiosità, all'osservazione, allo studio e ricerca delle proprie radici che si svolga con continuità nel tempo per conservare la cultura che finora ha contraddistinto il design italiano.
Al pubblico di giovani entusiasti ma al contempo in dubbio rispetto al proprio domani, consegna l’invito a “far bene, innanzitutto, il lavoro di studenti”, giorno per giorno fino alla tesi di laurea, e quindi, tracciando passi con serietà e coerenza, esorta a intraprendere la ricerca della propria strada “cercando occasioni d’incontro che creino rapporti umani, ancor prima di inseguire astratte idee di successo”.
Con estrema chiarezza e sintesi, tratteggia poi la storia di più di cinquant'anni di design italiano attraverso le immagini dei protagonisti, le invenzioni relative ai materiali, gli artefatti considerati come icone del design, analizzando in particolare quelli vincitori dell'emblematico premio mondiale che è il Compasso d'Oro.
Attraverso una narrazione per immagini, descrive il contesto nel quale il "Made in Italy" è andato affermandosi fino al momento del suo massimo riconoscimento - e dunque della sua stessa messa in discussione - per svelare e delineare quali siano, a suo giudizio, i caratteri che hanno distinto il design italiano, termini di partenza per aggiornare l’identità presente e conservare la posizione nei confronti dei sempre più vigorosi mercati emergenti.
Lo spirito profondo, il tratto distintivo, che Luisa Bocchietto individua nel sistema produttivo del nostro Paese, è la capacità - professata nello svolgersi dei decenni e non sempre forse del tutto conscia - di mettersi in discussione; la ricerca di rinnovamento e disponibilità ad aggiungere quel qualcosa di "fuori quadro" che valorizza il progetto e lo rende interessante perché sa occhieggiare, con indipendenza, ad altri ambiti e insieme nutrirsi di un ambiente e di una cultura territoriale radicata storicamente nei segni del paesaggio italiano.
Conservare la conoscenza di queste radici, attraverso lo studio e la ricerca, è una componente della formazione da non perdersi, da integrarsi con il fondamentale lavoro tecnico nei laboratori di materiali e di produzione. Preciserà infatti, in chiusura della lectio, come solo attraverso tale continuo processo di rimando dallo studio di ciò che è stato fatto, al progetto di forme di innovazione, si possano conservare forza, sicurezza, e soprattutto indipendenza dalla merce.
Intervista a Luisa Bocchietto a cura di Davide Turrini
Sul palcoscenico del Salone d'Onore di Palazzo Tassoni s’incontrano gli ospiti del pomeriggio: Luisa Bocchietto, Stefano Casciani, Beppe Finessi, Tonino Paris, Marco Romanelli e Alfonso Acocella, invitati ad una discussione collettiva in forma di tavola rotonda, moderata da Davide Turrini, sul tema che ha dato titolo all'intera giornata.
Come cornice d'occasione due esperienze editoriali periodiche, edite su carta stampata, contemporanee e specificatamente italiane – “DIID” e “Inventario” -, presentate attraverso la voce dei rispettivi Direttori editoriali - Tonino Paris e Beppe Finessi -, e la cui collezione completa è stata esposta attraverso le variopinte grafiche di copertina sul lungo tavolo del Salone al piano terra di Palazzo Tassoni Estense.
“DIID Disegno industriale / Industrial design”, realizzata collegialmente in dieci anni di lavoro dalla comunità scientifica di ambito universitario "Sapienza Design Factory" è giunta al cinquantesimo numero. “Inventario”, innovativo "bookzine" o "libro-rivista" concepita per i tipi di Corraini e con il sostegno - ma non il vincolo - dell'azienda Foscarini di più recente concezione, ha raggiunto oggi i quattro numeri e ciascuno di essi è “un progetto a sé”.
Tonino Paris ha colto l'occasione inoltre per presentare un secondo lavoro, di ampia ed eccezionale argomentazione, frutto di contributi collettivi di ricercatori da tutte le scuole del Design italiane. I saggi, raccolti con regola antologica nel volume a cura di Tonino Paris, Vincenzo Cristallo e Sabrina Lucibello, "Il design italiano. Antologia", sono organizzati per grandi temi quali "creatività", "icone", "ingegno del fare", "innovazione", "musei e conoscenza", "territori e valori", visioni e utopie", "designer e imprenditore", nonché la stessa "comunicazione"; il tutto per far emergere da giovani voci la specificità, quanto la problematicità, del design italiano contemporaneo.
Il tema proposto per l'incontro ferrarese è scelto in un ambito di riflessione prossimo a tutti gli ospiti presenti che con modalità differenti lo hanno declinato ed espresso attraverso le relative professionalità. Trattasi della "comunicazione" nel campo del design; un argomento - emergerà anche dal dibattito - imprescindibile in quanto nato con la stessa riproducibilità tecnica del prodotto industriale.
Nell'intersezione di voci differenti ciascuna con la propria “storia” da raccontare, non si genera univocità ma senza dubbio dialettica.
Questo è ciò che succede anche in una tavola rotonda. Prendendo così avvio chi da citazioni d'autore (per ricordare: Remo Bodei, La vita delle cose; Italo Calvino, Lezioni americane; George Perec, Pensare, classificare), chi narrando la propria esperienza personale, l'argomentazione è passata da un relatore all'altro come un flusso costante e continuo d’idee, riflessioni, stimoli e provocazioni sul tema.
Sono emersi punti di vista simili e dissimili, ma soprattutto sono stati lanciati temi e concetti lasciati dunque aperti a interrogare, a generare pensiero nei relatori e uditori presenti.
Intervista a Stefano Casciani a cura di Veronica Dal Buono
Intervista a Beppe Finessi a cura di Veronica Dal Buono
Ritenendo inefficace riesporre le singole argomentazioni voce per voce, si è pensato qui di valorizzare il formato dell'elencazione, della lista, - la cui efficacia è stata rimarcata proprio da Beppe Finessi - enunciando per punti le idee chiave emerse e in un certo qual modo invitando a cogliere fra essi quelli da cui ripartire per future, ulteriori, riflessioni.
Così, quasi in ordine sparso perché la consequenzialità lineare della scrittura non rende giustizia alla complessità del pensiero, questi sono i nodi e le posizioni espresse nel pomeriggio di dissertazione sul design e sulla sua comunicazione:
Il rapporto tra l'oggettualità materiale - gli artefatti - e l'investimento immateriale, intellettuale che si svolge sopra di essi - la narrazione.
Le molteplici chiavi di lettura del design, i molteplici volti del “designer”, non solo industriale…
Come i temi di riflessione critica sul “macromondo” del design siano caratterizzati da atemporalità.
Il "cosa vi è prima delle cose" ovvero la necessità di analisi dei processi di creazione e generazione dell'idea.
Come il progetto dei contenuti, la raccolta delle informazioni e riflessioni e infine il progetto della loro divulgazione, siano anch’essi “progetto”.
Come sia assoluto e indipendente dai settori, il valore delle idee (quand' esse funzionano).
Il significato e ruolo della pubblicazione editoriale come “volano” di notorietà ma anche di progettualità.
Il valore del processo, del percorso creativo, dall’ideazione alla produzione, come prova di autenticità del progetto.
Il rapporto tra progettisti/designer, critica del design, scelte editoriali.
La posizione e il compito dell'industria, la formazione dell'industriale.
Le scuole, la conoscenza e la trasmissione del metodo nella società presente.
Il rapporto tra la carta e il digitale, il futuro della comunicazione della cultura.
Il ruolo dei media e la pervasività dei messaggi nell'era del digitale.
Un elenco di temi di riflessione non è una semplice lista ma già l’indicazione di un ambito, la contestualizzazione di un orizzonte; allo stesso tempo la redazione di una “lista” è, per definizione, la dichiarazione di un tentativo (impossibile) di esaurimento della galassia dei temi stessi…
Veronica Dal Buono
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