Casa Guerrero a Cadice (2005) corte interna. Credito fotografico: Roland Halbe
Presentazione del libro di Davide Turrini
ALBERTO CAMPO BAEZA Pietra, Luce, Tempo
Il volume intitolato ALBERTO CAMPO BAEZA Pietra, Luce, Tempo di Davide Turrini è il terzo monografico della collana Lithos diretta da Alfonso Acocella.
Presentato in occasione dell’esposizione Marmomacc 2010 a Verona nel settembre 2010, approfondisce in modo originale e con strumenti d’indagine articolati e differiti nel tempo (interviste), le sensibilità progettuali e filosofiche dell’architetto spagnolo.
L’autore - architetto di formazione fiorentina, dottore di ricerca e ricercatore del Dipartimento di Architettura di Ferrara - è da sempre uno studioso dei temi dell’innovazione tecnologica di processo e di prodotto. Egli concentra prevalentemente i suoi interessi sui materiali costruttivi di cui ama condurre raffinate letture dei rapporti intercorrenti tra essi e le relative tecniche di lavorazione e l’architettura.
La sua attenzione critica approda più di recente allo studio del design litico contemporaneo ove si concentra sul legame tra prodotto e contesto culturale, spaziale e sociale di riferimento.
É in continuità con questi interessi che Turrini ci offre la possibilità di un ulteriore approfondimento del pensiero e del magistero di Alberto Campo Baeza.
Un volume che, attivato dall’evento creativo del Padiglione “La Idea Construida” concepito da Campo Baeza come exhibit design per Pibamarmi nell’edizione 2009 di Marmomacc, offre ben oltre la testimonianza di un evento culturalmente e poeticamente rilevante.
Si tratta di un approfondimento - in chiave espressamente litica - del manifesto baeziano , da cui il padiglione traeva titolazione ossia “La idea construida – La arquitectura a la luz de las palabras”, raccolta di saggi del 1996.
La sintassi compositiva dell’architetto spagnolo viene riletta attraverso l’uso del materiale prediletto - la pietra – a partire dai fondamenti linguistici della sua opera. Il podio, il piano orizzontale, i solidi stereotomici, la solidità tettonica del costruito, la massa, il ricercato bilanciamento tra inerzia e cristalline ed eteree volumetrie.
Attraverso una lettura delle opere costruite in oltre vent’anni, si è condotti in una analisi puntuale delle raffinate logiche compositive ed espressive dell’architettura di Campo Baeza.
Le posizioni teorico progettuali del maestro spagnolo, spesso caratterizzate da una interpretazione critica del razionalismo del novecento con predilezione per le teorie di Le Corbusier , ma soprattutto di Mies Van der Rohe, sono state caratterizzate significativamente anche dalle frequentazioni culturali e dalle collaborazioni di altri importanti protagonisti della scuola spagnola post-bellica.
Il progettista spagnolo è infatti estimatore dell’opera di Javier Caravajal (che realizza la scuola Alts Estudios Mercantils a Barcellona_1954-61) di cui ammira la musicalità, la ricercata articolazione spaziale e il senso di ordine che riesce l’insieme a trasmettere, ma soprattutto di Alejandro de la Sota di cui ammira l’eleganza dei gesti compositivi che si avvicinano all’essenzialità.
Sede Centrale della Caja General de Ahorros a Granada (1992-2001) Credito fotografico: Roland Halbe
Come ci ricorda il critico Antonio Pizza “(…) nel caso di Alejandro de la Sota, le ascendenze sono ancor più manifeste e di ordine sia concettuale che formale”.
Nell’opera di De la Sota infatti l’idea progettuale è sempre nitida e manifesta, ben controllata sin dall’origine; i paradigmi generali costantemente verificati ed esemplificati in schizzi per lo più assonometrici chiarificatori, una attitudine in comune con Alberto Campo Baeza.
É la necessità di dare forza all’idea progettuale che li accomuna….. un’idea che “pone al centro di tutte le questioni l’uomo” nelle ragioni di Campo Baeza.
“L’architettura è idea che si esprime attraverso le forme. (…) È idea costruita” (Campo Baeza).
Ma questa idea necessita di rigore nella sua enunciazione e di grande forza e per dare vita ad una struttura ed uno spazio. Nel pensiero di Campo Baeza la costituzione dello spazio è ottenibile dall’accostamento di Gravità e Luce. Fenomeni o fattori senza tempo capaci di connotare architetture durevoli allo scorrere del tempo. Opere capaci di emozionare sempre e per sempre.
L’idea progettuale è dunque per lui una continua opera di sottrazione della materia da elementi di solidi (prismi e cubi) in combinazione con ricercate adozioni materiche, per l’essenzialità.
La variabilità percettiva ottenuta da una scultorea valutazione dell’incidenza della luce, da differenti gradazioni di permeabilità visiva, dalla giustapposizione tra “scatole” stereotomiche a scatole tettoniche.
Questa ricercata volontà espressiva e compositiva viene sintetizzata anche in un motto
Mas con menos (il più con meno)
“un più che vuole mantenere l’uomo e la complessità della sua cultura come centro del mondo creato, centro dell’architettura. Un meno che, al di là di ogni minimalismo, vorrebbe giungere al nucleo della questione, tramite “un numero preciso di elementi” in grado di tradurre materialmente quelle idee” (A. C. Baeza).
La cattedrale di luce della Caja, vista interna. Credito fotografico: Hisao Suzuki
Con questa finalità egli mette in gioco i piani litici, i basamenti di impianto geometrico variabile, solide murature di delimitazione o di separazione spaziale, pensate in giustapposizione alle parti più leggere ed evanescenti di sommità dei suoi edifici, con lo scopo di potenziare ancor più il senso di gravità e di solidità e ricercare appunto l’essenzialità dell’architettura. La sua riflessiva essenzialità.
A corollario, il sapiente uso delle vocazioni tipiche della pietra costruttiva; i suoi colori, le sue trame, le sue tattili porosità, la sua codificata memoria, le sue opacità o traslucenze, così sensorialmente variabili in base all’incidenza della luce; essenza atemporale.
“La pietra non ha età (..) è sinonimo di gravità destinata a resistere al trascorrere del tempo”.
Ecco finalmente compiuta la relazione tra le parole chiave riportate nel titolo del libro di Turrini: Pietra, Luce, Tempo.
L’uso della pietra, seppure sistematicamente presente anche nelle sue opere residenziali più apprezzate come le case Gaspar a Zahora1 (1992) e Guerrero a Cadice (2005) appare più incisivo per declinazione d’uso nelle strutture per la ricerca e l’istruzione come il Centro Balera de Innovation Tecnologica a Inca2, Maiorca, (1995).
Nelle opere pubbliche si percepisce tutta la forza del pensiero di Campo Baeza. Il caso esemplificativo dell’Ampliamento della sede provinciale del Servizio Sanitario Nazionale ad Almeria (1999-2002) mostra una semplicità volumetrica a gravità variabile ottenuta in ragione del grado di movimento ed apertura di brisesoleil litici. L’altro manifesto costruito - ottimamente descritto in esordio di volume - è invece una banca , la Sede Centrale della Caja General de Ahorros a Granada (1992-2001).
Si tratta di un vero e proprio cubo “stereotomico” scavato da ritmici vuoti geometrici organizzati in griglie cartesiane di brisesoleil cementizi, verso l’esterno a sud-est e sud-ovest, dotato all’interno di un vuoto monumentale. Una cavità ottenuta dal lavoro di quattro maestosi pilastri e arricchita dalla variabile intensità della luce zenitale ottenuta grazie alla previsione di un impluvium di luce in copertura e da traslucenze parietali di pietre sottili.
Qui - in particolare - un uso più articolato della combinazione tra rigore compositivo - talvolta monumentale - e uso della pietra sia nella sua vocazione massiva che in quella di materiale per involucri traslucenti, trasmettono il messaggio di essenzialità senza tempo.
È proprio nella “statica” trasformazione chiaroscurale – come non ricordare per assonanza l’analogo l’impluvium circolare del Pantheon - e nella presenza del materiale archetipo per eccellenza, che trova fondamento il concetto baeziano di “idea costruita in pietra”.
Il volume, ricco di immagini, schizzi e dettagli tecnologici ad accompagnare questa disamina, si distingue anche per il resoconto di tre conversazioni condotte da D. Turrini con l’architetto Campo Baeza su aspetti progettuali e costruttivi relativi ad alcune sue opere recenti tra cui il Padiglione “La idea Construida”, oltre che esplicativi della sua visione dell’architettura in pietra proiettata nel terzo millennio.
Si tratta di dialoghi di approfondimento avvenuti in momenti diversi, con cadenza biennale tra il 2005 ed il 2009.
In essi si declina, attraverso la lettura di opere come il citato edificio per la sede Servizio Sanitario Spagnolo di Almerìa (1999-2002), la Banca di Granada o la Biblioteca di Alicante e i progetti più recenti di residenze e scuole, la perfetta combinazione tra i valori dominanti del pensiero architettonico di Campo Baeza e l’impiego della pietra come materiale costruttivo ed espressivo eletto.
Schizzi di Alberto Campo Baeza per il sistema costruttivo di facciata della Sede del Servizio Sanitario di Almeria, (1997-1998)
È poi in quella centralità dell’uomo nelle scelte, nell’attenzione sistematica posta nel proporre il corretto approccio alla funzione, l’attenzione al contesto e la messa in gioco dell’essenziale che trova collocazione il valore riconosciuto del genius loci e della necessaria durata dell’Architettura.
La forza dello strumento dell’intervista si manifesta nella narrazione della genesi di scelte materiche specifiche ed esecutive. Nello specifico emergono a più riprese, con estrema coerenza, l’attento vincolo tra l’architettura baeziana e il contesto, la continua ricerca della risorsa litica più coerente non solo al luogo di applicazione, ma anche alla sua tradizione costruita e ai saperi costruttivi locali.
Emergono nelle parole di Campo Baeza gli stretti ed affettuosi rapporti di “complicità creativa” tra lui e gli artigiani esecutori delle sue opere con il manifesto riconoscimento ed apprezzamento per l’importante contributo apportato alla qualità della trasposizione finale dell’idea.
Saperi antichi messi in campo per un uso contemporaneo della pietra.
Il volume è chiuso da un breve, ma intenso saggio firmato dal critico Antonio Pizza, autore di articolati e puntuali approfondimenti sull’opera di Alberto Campo Baeza.
In esso trova spazio la contestualizzazione dell’azione culturale; una lettura del pensiero e dell’opera dell’architetto spagnolo all’interno del panorama dell’architettura contemporanea.
Campo Baeza - in un mondo definito “di imperante e disinibito eclettismo progettuale” - si apprezza per la “ferma estraneità a mode medianiche” e “per la continua ricerca della matrice concettuale della propria opera”.
Tale caratteristica emerge prepotentemente proprio sul finire del volume in una risposta offerta da Campo Baeza a Davide Turrini, nell’ultima intervista documentata, in merito al ruolo della pietra in architettura nel futuro
“La pietra non è vecchia, o classica, è invece del tutto contemporanea. Io sono un architetto contemporaneo, proiettato verso il futuro e uso la pietra.”
Alberto Campo Baeza (2009).
Note
1 In cui i pavimenti litici sono usati per dare anche continuità tra interno ed esterno della costruzione a fronte di candide murature a delimitazione di un tipo edilizio a “hortus conclusus”
2 Ancora una volta un tipo ad hortus conclusus triangolare – questa volta di dimensioni monumentali - con al centro un anfiteatro scavato in cui l’impiego del travertino è estensivo