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Intervista a Matteo Thun

17 Dicembre 2012

 

Veronica Dal Buono intervista Matteo Thun in occasione della Lectio Magistralis XfafX tenuta a Palazzo Tassoni Estense il 10 maggio 2012.
Le riflessioni muovono da tema della lectio “Wood Works”, concentrandosi sulle qualità, caratteristiche, prospettive per il materiale legno.
A seguire della lectio Matteo Thun si è fermato a conversare con Nicola Leonardi, direttore della rivista The Plan, e David Venables, direttore europeo di Ahec American Hardwood Export Council, animando la discussione sul palcoscenico di Palazzo Tassoni Estense.
Scorrono, proiettate sul grande schermo fondale dei relatori, le parole che riportiamo a seguire ove l’albero, il legno e l’abitare sono il soggetto principale della citazione.

Siccome sopraggiungeva la notte, cominciai con cuore grave a considerare quale sarebbe stata la mia sorte se in quel paese vi fossero state bestie fameliche, visto che di solito è di notte ch’esse escono a predare. L’unico rimedio che mi si presentò alla mente allora fu di salire su di un albero, una specie di abete, folto e fronzuto ma spinoso, che cresceva lì vicino [...].
Daniel Defoe, Le avventure di Robinson Crusoe (1719), Torino, Einaudi, 1998

E stringendoti un albero al seno te lo sentivi quasi palpitare fra le mani, credendolo un uomo o donna…
Giacomo Leopardi, Zibaldone (1820), Milano, Mondadori, 1993

Di tutti i materiali è il più vicino all’uomo. All’uomo piace la compagnia del legno, gli piace sentirlo sotto le mani, gradevole al tatto e alla vista. Il legno è universalmente bello per l’Uomo… [...].
Frank Lloyd Wright, Il significato dei materiali (1928), in Per la causa dell’architettura, Gangemi, Roma 1989

Qualcuno usa un bel legno giapponese per il soffitto, le colonnine e gli infissi, e copre di piastrelle le pareti. Soluzione relativamente accettabile finché tutto è nuovo, ma, via via che il legno acquista l’elegante patina della stagionatura, il liscio biancore delle piastrelle stride sempre di più.  ?Junichiro Tanizaki, Libro d’ombra (1933), in Opere, Milano, Bompiani, 2002

Sotto qualsiasi forma, il legno elimina il taglio degli angoli troppo vivi, il freddo chimico del metallo; quando il bambino lo maneggia e lo batte, il legno non vibra né stride, ha un suono sordo e netto insieme; è una sostanza familiare e poetica, che lascia il bambino in una continuità di contatto con l’albero, il tavolo, l’impiantito. Il legno non taglia, né si guasta; non si rompe, si consuma, può durare a lungo, vivere col bambino, modificare a poco a poco i rapporti fra l’oggetto e la mano [...].? Roland Barthes, Miti d’oggi (1957), Torino, Einaudi, 1974

?Il tempio di legno tocca la sua perfezione quanto più è spoglio e disadorno lo spazio in cui ti accoglie, perché bastano la materia in cui è costruito e la facilità con cui lo si può disfare e rifare uguale a prima a dimostrare che tutti i pezzi dell’universo possono cadere a uno a uno ma che c’è qualcosa che resta.  ?Italo Calvino, Il tempio di legno, in Collezione di sabbia, Milano, Mondadori, 1990

Nei boschi, preferiva faggi e querce: perché sul pino le impalcate vicinissime, non forti e tutte fitte di aghi, non lasciano spazio né appiglio; e il castagno, tra foglia spinosa, ricci, scorza, rami alti, par fatto apposta per tener lontani.  ?Italo Calvino, Il barone rampante (1952), Milano, Mondadori, 1991

?Mi piace ricordare il giudizio di Mazzariol dove si parla di una Venezia pre-monumentale, una Venezia non ancora bianca delle pietre del Sansovino e del Palladio. La Venezia del Carpaccio che io vedo nelle luci dell’interno, nel legno, come in certi interni olandesi che ricordano le navi e sono vicine al mare. Questa Venezia di legno era anche più legata al delta padano, ai ponti che attraversano i canali e di cui il ponte dell’Accademia, sia pure ottocentesco, offre un’idea migliore del ponte di Rialto.  ?Aldo Rossi, Autobiografia scientifica, Pratiche Editrice, 1990?[…]

Ci sono materiali che ti tolgono energia. Il legno non ha bisogno dell’energia della tua pelle. Non importa se fa caldo o freddo: in un edificio in legno, la temperatura che avverti è sempre vicina a quella che vorresti. Se fa molto caldo, è sempre inferiore di 2 o 3 gradi, e viceversa. Il legno non ha bisogno di te: sta lì e basta.  ?Peter Zumthor, Conversazione con Patrick Lynch, The Architects’ Journal, 2009 (traduzione P. Pavesi)

 

 

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