Post-it

Im_materialità (prima parte)

21 Gennaio 2013


L’Università come attore del design discourse e motore dell’innovazione. (infographic Veronica Dal Buono)

 

L’Università oggi fra didattica, ricerca e fund raising
All’Università, intesa come luogo pubblico di ricerca e di formazione, spetta storicamente il compito di produrre innovazione culturale, scientifica, tecnologica e di essere al contempo serbatoio di conoscenza e testimonianza di memoria. Oggi – a fronte della riduzione di finanziamenti dello Stato per le attività di ricerca e di formazione – all’istituzione universitaria si chiedono attività aggiuntive, da svolgere nella società civile e nell’economia reale, esternalizzando le proprie competenze e innescando processi di fund raising che presuppongono la motivazione della “buona causa” e l’attitudine a creare relazioni e collaborative, lavorando con metodo transdisciplinare.
È quindi evidente che le attività di formazione e di ricerca universitaria non possono più essere legate esclusivamente ad una visione accademica interna, priva di collegamenti con il quadro economico, civile e sociale generale; esse devono relazionarsi a temi di interesse ampio, inclusivo e a contesti di riferimento multiscalari: regionali, nazionali e, sempre più spesso, internazionali. Inevitabilmente, in tale scenario, università pubblica e settore privato vanno considerati come realtà sinergiche da avvicinare e far dialogare, al fine di programmare processi formativi attualizzati e di perseguire risultati di innovazione pre-competitiva.
Il Laboratorio di ricerca Material Design, afferente al Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara, si muove entro tale quadro riformato della governance universitaria e si rivolge all’esterno dell’Accademia, facendo leva unicamente su competenze e potenzialità attrattive proprie, in funzione dei processi creativi e innovativi che è in grado di innescare rispetto ad interlocutori e sostenitori quali istituzioni, associazioni, fondazioni, imprese dei vari settori produttivi.





Collana editoriale crossmediale To design today. (infographic Veronica Dal Buono)



Dal materiale all’immateriale
Le ricerche del Laboratorio Material Design sono incentrate sullo studio e l’interpretazione delle trasformazioni che evolvono le materie dal loro stato originario non formalizzato verso la condizione di materiali e prodotti configurati, inscrivibili nell’attività performativa del design. Al concetto di design attribuiamo il significato vasto e generale di “cultura delle forme”, siano esse materiali (le forme tangibili fissate attraverso l’uso delle materie) che immateriali (le idee-forma afferenti ai diversi linguaggi culturali).
«Se la forma – come afferma Vilém Flusser nel suo saggio Filosofia del design – è il “come” della materia e la materia il “che cosa” della forma, allora il design è uno dei metodi per conferire forma alla materia e farla apparire così e non in altro modo. Il design, come tutte le espressioni culturali, mostra che la materia non appare (non è appariscente), se non nella misura in cui la si-informa, e che, una volta in-formata, inizia ad apparire (diventa un fenomeno). Così la materia nel design, come in qualsiasi ambito della cultura, è il modo in cui appaiono le forme. Ciò nondimeno, affermare che il design si colloca fra il materiale e l’immateriale non è del tutto fuori luogo»1.
Oggi i materiali non rappresentano più un dato precostituito e immutabile; rispetto ad una certa staticità “genetica” di un passato anche recente, essi entrano a far parte di quel processo fortemente dinamico, di trasformazione continua, che contraddistingue il mercato competitivo della società globalizzata attuale.
Parallelamente alla riabilitazione dei materiali della tradizione antica (laterizio, legno, pietra, ceramica), riproposti dal design contemporaneo attraverso evoluzioni di linguaggio rese possibili da innovativi e flessibili processi produttivi industriali, si assiste al ripensamento e alla re-invenzione di alcuni materiali tipici della tradizione moderna (metalli, vetro, calcestruzzo, plastica, carta e cartone), insieme all’affacciarsi sulla scena del progetto di materiali di nuova concezione (i vetri strutturali, i compositi, i fotovoltaici, gli smart materials). Si tratta di un quadro fortemente articolato e in continua mutazione che presuppone un aggiornamento continuo delle conoscenze, con strumenti di acquisizione e disseminazione delle informazioni inerenti materiali, processi, prodotti e opere, tra i diversi attori del progetto e delle applicazioni.
All’interno di tale contesto evolutivo della vita e dei materiali il Laboratorio Material Design ha l’obiettivo di promuovere una collaborazione tra la ricerca universitaria – intesa quale motore irrinunciabile di conoscenza e di innovazione – e le organizzazioni del lavoro orientate prevalentemente alla produzione di beni materiali, affinché si attivino trasferimenti di saperi, opportunità strategiche di crescita e sviluppo di competitività all’interno dell’economia globale.
In linea con le tendenze della cultura e dell’economia contemporanea la strategia portante del Laboratorio di ricerca Material Design è finalizzata a proiettare la “scena fissa”, matericamente tangibile, degli oggetti fisici nella dimensione immateriale della “narrazione” che si sviluppa attraverso molteplici linguaggi ideativi e comunicativi.


Media MD, canali comunicativi e progetti editoriali del Laboratorio di ricerca Material Design. (infographic Veronica Dal Buono).



I tre Mondi di Karl Popper
«Proporrò una concezione dell’universo che ammette almeno tre sotto-universi distinti, ma interagenti.
Il primo luogo c'è il mondo dei corpi fisici: delle pietre e delle stelle, delle piante e degli animali, ma anche delle radiazioni e di altre forme di energia fisica. Chiamerò questo mondo fisico “Mondo 1”...
In secondo luogo c'è il mondo mentale o psicologico, il mondo dei nostri sentimenti di piacere e di dolore, dei nostri pensieri, delle nostre decisioni, delle nostre percezioni e delle nostre riflessioni. In altri termini: il mondo degli stati e dei processi psicologici o mentali, e delle esperienze soggettive. Lo chiamerò “Mondo 2”...
Per il Mondo 3 intendo il mondo dei prodotti della mente umana, come i linguaggi, i racconti, le storie, i miti religiosi; o ancora, le congetture e le teorie scientifiche e le costruzioni matematiche; oppure le canzoni e le sinfonie, i dipinti e le sculture... Molti degli oggetti che appartengono al Mondo 3 appartengono al contempo anche al Mondo 1...
Volendo, si può dire che gli oggetti del Mondo 3 sono per se stessi astratti, mentre le loro incarnazioni o realizzazioni fisiche sono oggetti concreti»2.
Secondo Karl Popper – e noi ci identifichiamo in tale visione pluralista – i tre Mondi sono interagenti fra loro (con interazioni ed effetti causali che possono procedere nei due sensi: 1>2>3 o 3>2>1) anche se lo stato originario, attivo, di ogni cambiamento ha inizio nel mondo dei prodotti astratti. Il mondo dei prodotti astratti (ciò che gli antropologi chiamano cultura e gli scienziati conoscenza) altro non è che l’insieme dei contenuti mentali, delle visioni e delle teorie formulate ed espresse linguisticamente o formalmente.
I prodotti astratti – posti a costituire, storicamente, in epoca moderna e contemporanea specifici orizzonti operativi dell’insegnamento e della ricerca universitaria – si esprimono e si trasmettono attraverso i “linguaggi materializzati” che, a differenza di quanto solo “pensato” o “detto”, hanno bisogno di supporti fisici per la loro “incarnazione”, in vista di conseguire lo status di oggetti tangibili, visibili, fruibili, suscettibili di essere diffusi, condivisi, dibattuti, criticati, evoluti.
Oggetti – a volte – di piccole dimensioni che possono essere maneggiati, usati, innalzati da terra e roteati nello spazio; altre volte di dimensioni medie, capaci di offrire prolungamenti funzionali e comfort al nostro corpo; altre volte, ancora, artefatti di grandi dimensioni, finalizzati ad accogliere e a dare protezione agli individui come nel caso dell’architettura.

Alfonso Acocella

 

Note
1 Vilém Flusser, Filosofia del design, Milano, Bruno Mondadori, 2003 (tit. or. 1993), p. 12.
2 Karl R. Popper, I tre mondi, Bologna, Il Mulino, 2012 (tit. or. Three Worlds, 1978), p. 23.


Continua su MD Material Design Post-it.

Vai al post precedente

Il presente saggio è tratto dal volume di Lab MD MaterialDesign Comunicare idee con carta e cartone, (a cura di Alfonso Acocella), Lulu edizioni, 2012, pp. 88. 


torna su stampa
MD Material Design
Post-it
ISSN 2239-6063

edited by
Alfonso Acocella
redazione materialdesign@unife.it

-