Professore ordinario di Tecnologia dell’Architettura e di Design presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara. È Coordinatore del Corso di laurea in Design del prodotto industriale.
È responsabile delle “Relazioni esterne e comunicazione” del Dipartimento di Architettura (DA). È membro del Comitato scientifico e responsabile del settore Architettura della rivista “Costruire in laterizio” dell’ANDIL.
È direttore scientifico delle collane editoriali: Material Design Essays (Altralinea editrice), Lithos (Libria), Didattica (Media MD), Micropress (Media MD), Stile laterizio. Autore di numerosi volumi e contributi di natura saggistica, nel 2004 ha editato in Rete il primo blog tematico sull’architettura e il design di pietra (www.architetturadipietra.it) e nel 2010 il sito tematico istituzionale Material Design (www.materialdesign.it).
FC - Vorrei iniziare subito dal descrivere il Laboratorio di ricerca Material Design (LabMD), ricca fucina di idee nata all’interno del Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara e che lei dirige e coordina col suo team di ricerca.
AA - Il Laboratorio di ricerche Material Design nasce a fine 2008, all’interno del Dipartimento di Architettura, nell'anno della stessa inaugurazione di Palazzo Tassoni in cui ha sede. È strutturato in forma di network transdisciplinare, collaborativo, indirizzato a dialogare con l’esterno dell’Università e impegnato in programmi di valorizzazione e di promozione del design (inteso nell’accezione generale e vasta di progetto per la cultura, per l’architettura, per il prodotto industriale), nello svolgimento di attività curatoriali, nella diffusione di conoscenza attraverso processi di disseminazione dei risultati raggiunti, anche attraverso canali comunicativi istituzionali fondati e autogestiti. Si compone di docenti e giovani ricercatori specializzati nei settori della tecnologia dei materiali, del progetto architettonico e dell’interior design, del design di prodotto, dell’ergonomia, della modellazione digitale, della comunicazione grafica e multimediale, dell’ideazione e realizzazione di mostre, di cataloghi, di manuali tecnici, di volumi a tema. Le diverse competenze e saperi transdisciplinari presenti all’interno del network MD garantiscono fertili risultati e una gestione ottimizzata delle risorse intellettuali soprattutto in progetti complessi, valorizzando gli atti finalizzati a produrre idee, concept, scenari, progetti proiettati nel futuro capaci di rispondere con efficacia e tempismo attraverso servizi e prodotti innovativi. In questo inedito orizzonte di ripensamento e rinnovamento dei modi di diffusione del sapere s’inscrive la stessa attività del Laboratorio MD indirizzata al self-publishing editoriale. Prodotti culturali intesi sia come oggetti materiali (quali sono i format editoriali a stampa, capaci di includere – nella loro specifica natura – l’attitudine a essere maneggiati, regalati, conservati e trasmessi alle future generazioni) sia come flussi di contenuti immateriali disgiunti rispetto ad un univoco supporto fisico di registrazione, trasmessi attraverso i canali istituzionali fruibili attraverso le molteplici e diversificate interfacce a schermo.
FC - E per quanto riguarda i rapporti esterni?
AA - Parallelamente alle attività di ricerca e di progetto il Laboratorio MD si occupa anche di media relations e di comunicazione cross mediale (mediante la produzione d’innovativi format culturali e narrativi inerenti materiali, prodotti, sistemi per il design e l’architettura) e della progettazione d’iniziative ed eventi per il Dipartimento di Architettura di Ferrara e per Istituzioni e Aziende private assicurando il coordinamento e la gestione dell’intero iter (dall’ideazione allo sviluppo dei contenuti, dalle fasi organizzativo-esecutive fino a quelle di promozione e di disseminazione dei risultati raggiunti).
FC - Mi collego all’attività di self-publishing di cui ha illustrato prima citando il progetto Micropress – Agende, Carnet, Booklet – chiedendole come si pone tale creativa attività all’interno del vostro operato e cosa vuol trasmettere, cosa tramandare/ricercare nel proprio essere piccolo prodotto di autoproduzione…
AA - Nell’intersezione tra astrattezza dei prodotti della mente e fisicità della materia, tra la dimensione virtuale del tempo – sospeso fra passato, presente e futuro – e i segni tangibili dell’uomo intesi quali tracce di memoria, s’inscrive il progetto della collana editoriale in self-publishing Micropress in cui i membri del network di Lab MD intendono porsi quali makers (“nuovi artigiani” della conoscenza), coniugando idee, progetti, passione per la sperimentazione e apertura verso le filiere dell’auto-produzione consentita dalle nuove tecnologie digitali. Micropress identifica, all’interno dell’orizzonte editoriale cartaceo, una famiglia di piccoli artefatti comunicativi “nomadi” – agende, carnet in forma di taccuini, piccoli volumi – finalizzati a organizzare e dare senso al tempo, a registrare i resoconti di incontri, a raccogliere riflessioni e visioni degli individui, a far conoscere profili o short stories dei soggetti coinvolti (Istituzioni pubbliche e Sostenitori privati) nelle ricerche e nelle collaborazioni di Lab MD. Tali artefatti comunicativi possono essere riguardati come prodotti dalle peculiari caratteristiche editoriali, distinguibili per l’ibridazione tra valenza funzionale d’uso e racconto, caratterizzati da un essenziale graphic design, flessibili alla diffusione e alla valorizzazione di contenuti informativi, o – nei casi più particolari – allo svolgimento di narrazioni, di short stories, legate a istituzioni, brand, iniziative ed eventi culturali. Artefatti che risultano aperti – anche – alla personalizzazione da parte dei committenti o dei partner nelle varie occasioni di collaborazione.
FC - Anche la parte on-line di Lab MD è molto sviluppata e curata; ogni giorno si arricchisce di nuovi contenuti per soddisfare gli internauti sempre più numerosi…
AA - Oggigiorno è imperativo per ogni organizzazione istituzionale, sociale, produttiva attrarre e coltivare tutto ciò che è pensiero, visione, ricerca, innovazione e sviluppare – allo stesso tempo – relazioni di condivisione, confronto, interazione con i più ampi e diversificati pubblici di riferimento. Il canale comunicativo istituzionale digitale che abbiamo creato è materialdesign.it, sito riconosciuto come periodico scientifico dotato di proprio ISSN. La sua piattaforma si compone di tre sezioni tematiche: Laboratorio MD, Materiopedia e md post-it journal. La prima sezione, Laboratorio MD, fornisce una mappatura sintetica della struttura di ricerca e di progetto con riferimento al network di rete, agli spazi fisici di lavoro, all’organizzazione interdisciplinare di rete, agli ambiti di progetto e di attività. La seconda sezione, Materiopedia, strutturata sotto forma di materioteca tematica digitale, ha come obiettivo la messa a sistema e l’archiviazione dell’interpretazione del fenomeno trasformativo che evolve le materie dal loro stato informe d’origine verso la condizione di materiali, prodotti, artefatti, assetti formali inscrivibili all’interno dell’attività performativa del design. La terza sezione, MD Material design post-it journal, stratifica contenuti legati alla ricerca scientifica e contenuti di attualità d’interesse più vasto inerenti i temi del design e dell’architettura con apertura ai campi dell’arte, della comunicazione, del graphic design, della formazione universitaria.
Il magazine MD Material Design post.it journal viene aggiornato con continuità – due o tre volte ogni settimana – sia attraverso saggi di contenuto critico o scientifico, sia attraverso news, recensioni, biografie, video clip.
Sempre in tema di comunicazione virtuale s’inscrive il progetto della Newsletter MD – a cadenza mensile, ottimizzata per essere fruita anche attraverso i nuovi device mobili – che ha l’obiettivo di informare periodicamente, in forma sintetica, il vasto pubblico dei destinatari, editando in esse i collegamenti digitali utili agli approfondimenti pubblicati in materialdesign.it. La Newsletter è inviata a una mailing list di circa 60.000 destinatari: docenti e ricercatori universitari, funzionari di istituzioni e associazioni di categoria, progettisti nazionali e internazionali, responsabili di aziende ecc.
FC - Mi interessa approfondire le modalità e le strategie attraverso cui il sistema universitario si muove nella ricerca di sostenitori esterni: quali le esperienze di Laboratorio MD (essendo sotto-insieme di questo delicato meccanismo)?
AA - All’Università pubblica, storicamente intesa come luogo di ricerca e di formazione, spetta il compito di produrre innovazione culturale, scientifica, tecnologica e di essere – allo stesso tempo – serbatoio di conoscenza e testimonianza di memoria. Oggi, in forma inedita rispetto al passato, s’inizia a chiedere all’Università anche di essere presente ed attiva all’interno della società civile e dell’economia reale, esternalizzando le proprie competenze e attrezzandosi – a fronte della drastica riduzione di finanziamenti dello Stato per le attività di ricerca, di formazione o culturali – nei processi di reperimento di risorse finanziarie attraverso campagne di fund raising che inevitabilmente presuppongono il concetto della “buona causa” e le leve coinvolgitive delle relazioni, della mediazione fra settore pubblico e settore privato, del trasferimento verso l’esterno di conoscenze, di approcci innovativi, di creatività, di progettualità.
Si è consci, allo stesso tempo, oggigiorno, che le attività della formazione e della ricerca universitaria non possono più essere legate esclusivamente a una visione ristretta e limitata sotto il profilo territoriale ma debbano relazionarsi ad una geografia di orizzonte vasto: regionale, nazionale, internazionale. Università pubblica e settore economico privato, in particolare, vanno avvicinati per delineare e programmare insieme i profili formativi (sia culturali che professionali) e sostenere la ricerca quale leva per i processi dell’innovazione pre-competitiva. L’asset fisico dell’Università (con la sua specificità e le sue risorse materiali) e quello immateriale e delocalizzato dei processi cognitivi in cui il settore accademico esercita la propria azione speculativa e di ricerca, sono i due poli interagenti del processo di innovazione nell’era della economia della conoscenza.
Il Laboratorio MD si muove entro tale quadro riformato della governance universitaria – caratterizzato dalla scarsità e dalla decrescita delle risorse pubbliche per la ricerca e la formazione – facendo leva unicamente sulle competenze interne, su atti creativi, sull’attrattività che è in grado di innescare rispetto ai suoi potenziali interlocutori esterni – Istituzioni, Associazioni, Fondazioni, Aziende di produzione ecc. – invitati a sostenerlo economicamente in funzione di una visione illuminata di responsabilità sociale e di interesse all’azione innovativa connessa al ruolo strategico della ricerca e della cultura.
FC - La scuola di Architettura di Ferrara è ormai da un decennio ai vertici delle classifiche CENSIS che valutano qualitativamente gli Atenei del Paese e, negli ultimi tre anni, inclusa dalla rivista DOMUS fra le 100 migliori scuole europee di architettura e design. Merito indubbio di una positiva e fruttuosa concezione organizzativa e gestionale delle risorse che, oltre a portare avanti gli obiettivi di ricerca prefissati, investe soprattutto sulla scelta dei propri docenti.
AA - Seppur circoscritta all’arco di soli venti anni la storia della scuola ferrarese di Architettura è estremamente densa di avvenimenti, scelte qualificanti, risultati riconosciuti, reputazione acquisita sul piano nazionale e internazionale. La scuola ha puntato sul rapporto diretto e collaborativo tra studenti ed insegnanti impegnandosi nel sostenere con continuità lo sforzo strategico di selezionare ricercatori e docenti giovani formatisi all’interno della scuola, a volte indirizzandoli stabilmente alla carriera accademica, altre volte attingendo liberamente e dinamicamente all'interno del mondo professionale; docenti, in ogni caso, presenti nella didattica e attivi nel campo della ricerca architettonica e, più recentemente, del design.
FC - Dall’A.A. 2009-2010 l’offerta didattica della scuola di Architettura di Ferrara si arricchisce poi del Corso di laurea triennale in Design del prodotto industriale, da lei coordinato. In questi suoi primi 5 anni, quali sono le fila che si possono tirare di questo nuovo canapo culturale? Quali i risultati raggiunti, quali invece quelli da perseguire in futuro? Ci sono stati dei piccoli insuccessi su cui migliorarsi?
AA - Tale nuovo Corso si inscrive in un “asset strategico a ponte” orientato a coniugare, sinergicamente, le realtà produttive degli ambiti territoriali di riferimento dell'Emilia Romagna (caratterizzati dai distretti della ceramica, dell’automobilismo, della moda, dell’arredamento ecc.) insieme a quelle nazionali del Made in Italy più in generale e le opportunità legate alle risorse immateriali della ricerca, dei processi di innovazione sia essa tecnologica, formale, culturale. Valorizzando i punti di forza e il prestigio acquisiti, la scuola di Architettura di Ferrara intende aprirsi all'esterno, ancor più di quanto fatto finora, e promuovere collaborazioni con Istituzioni, Committenze pubbliche e private, Associazioni di categoria, Organizzazioni di produzione. Collaborazioni definite attraverso protocolli di intesa finalizzati allo svolgimento di ricerche e di progetti istituzionali.
FC - E una stupenda cornice architettonica come quella di Palazzo Tassoni Estense – sede di rappresentanza del Dipartimento di Architettura e degli stessi spazi di lavoro e di relazioni istituzionali di Lab MD – aiuterà ulteriormente nel proporre e valorizzare iniziative culturali di livello internazionale…
AA - Costruito nel XV secolo durante l’Addizione borsiana, il Palazzo è stato completamente rifunzionalizzato attraverso un restauro architettonico dell’edificio antico che lo ha reso disponibile alle attività del Dipartimento di Architettura e dell’Università di Ferrara più in generale. Sin dal 1997 il Palazzo è stato oggetto di ricerche e di studi dai quali è scaturito un progetto e un intervento di restauro scientifico redatto da un nucleo di docenti del Dipartimento di Architettura composto da Pietromaria Davoli (coordinamento generale e progetto architettonico), Claudio Alessandri (progetto strutturale), Sante Mazzacane (progetto impiantistico) con il coinvolgimento della Soprintendenza ai Beni Paesaggistici e Architettonici nella figura di Andrea Alberti. L’allestimento interno, invece, è stato curato da Gabriele Lelli e Roberta Bandini; il progetto di luci da Mario Nanni di Viabizzuno.
Il Salone passante al piano terra, aperto verso la corte interna, e il monumentale Salone d’Onore al primo piano consentono di organizzare mostre ed eventi culturali di grande suggestione e livello rappresentativo di ospitalità. Altri ambienti, di minore dimensione, sono resi disponibili per riunioni, tavole rotonde e seminari aperti alla società civile e produttiva del Paese in base alla programmazione temporalizzata di specifici open day o open week per iniziative promosse in stretta collaborazione con Istituzioni, Committenze pubbliche e private, Organizzazioni di produzione, Associazioni culturali sia di ambito ferrarese che dell’orizzonte più vasto nazionale ed internazionale.
FC - Invece, allontanandoci dalla vostra realtà ferrarese e volgendo lo sguardo più in generale, qual è la sua opinione sullo stato di fatto delle Università italiane? Quale il suo pensiero legato alle strutture in cui si relaziona oggi, quali i mutamenti sono avvenuti in questi decenni nell’archetipo universitario?
AA - È stato innestato sul corpo tradizionale dell'Università pubblica il modello inedito di un'Università che si vorrebbe "imprenditrice" in cui i vari Atenei – e gli stessi Istituti di ricerca e di formazione, anche all'interno di uno stesso Ateneo – sono posti a gareggiare fra loro in competizione reciproca. Lentamente, ma inesorabilmente, lo sguardo e l'attenzione dei Rettori, dei Presidi, dei Direttori di Dipartimento e degli stessi Professori, si sta focalizzando e concentrando su un orizzonte inusuale fatto di graduatorie, indicatori, comparazioni statistiche; l'Università, inoltre, è sempre più pervasa e per molti versi preoccupata (in quanto ancora largamente impreparata) da parole d'ordine quali produttività, valutazione, ranking, indicizzazione, eccellenza, sostenibilità, fund raising.
Parole insolite per l'Università pubblica italiana, in sostanza derivate da modelli gestionali di provenienza business school o di Università private. A fronte di questo mutato orizzonte di riferimento è in forte evidenza la progressiva riduzione di risorse per l'Università pubblica, l'invecchiamento medio dei professori e lo scarso turnover dei docenti, la richiesta di una esternalizzazione delle competenze universitarie per il reperimento di risorse utili alla ricerca (sempre più scarsamente finanziata) e, forse, fra qualche anno anche al sostegno dell'offerta didattica sovradimensionata, oggigiorno, rispetto agli organici dei docenti strutturati (a meno che non si sarà disposti a ridurre il numero degli ingressi nei singoli corsi di laurea).
FC - Comunicazione istituzionale, quindi, direttamente proporzionale all’identità dell’Istituzione universitaria stessa…
AA - Identità e finalità di una Istituzione sono poste a costituire il nucleo fondativo e strategico della comunicazione da cui poi, coerentemente, possono derivare piani, programmi, progetti, artefatti comunicativi, azioni. Il valore e la forza di una comunicazione istituzionale – soprattutto di quella dell'Università, composta da figure produttrici di contenuti per antonomasia – rappresentano nello scenario attuale una potente risorsa disponibile per lo sviluppo e la competizione rispetto ai tanti altri luoghi di produzione delle conoscenze che contendono all'Università spazi di elaborazione culturale, di ricerca e – conseguentemente – di attrazione delle risorse.
La comunicazione di una Istituzione non può che essere identitaria – alimentata cioè dalla sua storia, dalle sue radici, dalle sue finalità – ma conscia del particolare fluire del tempo nell'era della globalizzazione che si muove sempre più velocemente fra un presente e un next ravvicinato, piuttosto che verso un futuro di lunga proiezione. Una comunicazione istituzionale che intende oggi essere al passo con i tempi è necessariamente dinamica al pari dell'Istituzione contemporanea intesa, sempre più, come organizzazione "viva" che evolve insieme ai cambiamenti della società civile e produttiva.
FC - Certo, un’organizzazione che per essere viva e attiva deve necessariamente essere composta da elementi dinamici, figure operative che oltre all’ordinario sappiano anche trasferire la loro azione in un progetto istituzionale straordinario…
AA - La comunicazione istituzionale è molto più estesa e inclusiva di quanto si possa supporre; possiamo, infatti, individuare una comunicazione formalizzata – che è quella realizzata da tutte le strutture e le figure ufficialmente designate a questo scopo – e una comunicazione informale prodotta (più o meno coscientemente) da tutti coloro che costituiscono l'Istituzione stessa attraverso il loro agire, il loro essere figure attive (all'interno e all'esterno) dell'Istituzione stessa. Infatti tutti i docenti, e gli stessi ruoli amministrativi di una Istituzione universitaria, anche se non ufficialmente investiti di attività comunicative sono visti come figure rappresentative dell'organizzazione e ogni loro azione di interazione sociale viene inevitabilmente percepita come atto "implicito" di comunicazione.
La creazione di un'identità visiva – chiaramente definita, coerente, efficacemente riconoscibile – costituisce uno dei punti fondamentali e prioritari del programma di lavoro inscritto nel sistema più ampio e inclusivo della comunicazione istituzionale. Ed è quanto negli anni – sia pur empiricamente all'interno di un'azione comunicativa istituzionale discontinua promossa dalla scuola di Architettura di Ferrara – ho cercato di mettere a fuoco insieme ai miei collaboratori attraverso la struttura di lavoro "Relazioni esterne e comunicazione", con apporto fondamentale creativo di Veronica Dal Buono e di Giulia Pellegrini insieme al più un ampio panel dei membri del network di Lab MD.
FC - La recente mostra sul Merchandising UNIFE / DA, organizzata sempre in Palazzo Tassoni Estense, è l’ultima tappa di questa ricerca – progettuale e produttiva – condotta in questo caso secondo la formula di co-design da allievi e docenti del suo Corso di Design della Comunicazione che tiene, da alcuni anni, insieme a Veronica Dal Buono. Vorrei entrare con lei nel merito di questa collaborazione tra studenti e docenti, passando dal racconto di questa significativa esposizione soffermandosi anche a parlare della scoperta (o riscoperta) dei risvolti sociali e relazionali che hanno queste iniziative…
AA - L’iniziativa della mostra sul Merchandising Unife / DA – organizzata nel febbraio 2015 in Palazzo Tassoni Estese – prende le mosse dalla scelta dell’Università degli studi di Ferrara di avviare un progetto di merchandising istituzionale di Ateneo. Al fine di confrontarsi con tale programma si è deciso di avviare una sperimentazione didattico-progettuale insieme agli studenti del primo anno del corso di Design della comunicazione. L’iniziativa ha offerto l’occasione di portare ad un livello di concretezza il processo formativo degli studenti attraverso ricerche sul merchandising universitario internazionale, il confronto con il progetto di artefatti per l’Università di Ferrara e, infine, con l’allestimento della mostra, attraverso un percorso condiviso secondo la formula del co-design, ovvero promuovendo un atto di creatività svolto con approccio partecipativo fra gli studenti e il team docenti. Gli oggetti progettati e prototipati dagli allievi hanno offerto occasioni diversificate di confronto con artefatti fisici di diversa natura (agende, carnet, borse, custodie da viaggio, strumenti e cancelleria da lavoro, accessori da bici, guide ai servizi cittadini utili agli studenti ecc.); l’esposizione ha consentito di avvicinare I giovani studenti alla cultura dell’exhibit design e ai processi organizzativo-comunicativi connessi allo svolgimento di eventi culturali. La mostra è risultata molto utile al fine di comunicare all’intera comunità universitaria ferrarese e alle istituzioni cittadine gli artefatti di merchandising prodotti lungo i mesi dell’attività del Corso, ricollocati in un quadro espositivo d’insieme e arricchiti dalle opportunità spaziali di Palazzo Tassoni Estense che ha consentito la condivisione dell’esperienza formativa e dei risultati stessi.
Oltre al progetto di merchandising per l'Ateneo ferrarese è stato sviluppato – con contributo esclusivo dei docenti – un simmetrico progetto di merchandising per il Dipartimento di Architettura in prosecuzione delle attività di comunicazione istituzionale da anni avviate – attraverso la struttura di “Relazioni esterne e Comunicazione” da me coordinata con l’aiuto fattivo e creativo di Veronica Dal Buono e Giulia Pellegrini – che ha dato vita alla collezione DA Gold. Tale collezione prosegue l’interpretazione e la virtualizzazione delle atmosfere e dei caratteri eleganti di Palazzo Tassoni Estense – sede di rappresentanza del Dipartimento di Architettura – già posti alla base della creazione e diffusione dell’immagine identitaria dell’istituzione universitaria attraverso artefatti cognitivi e specifici progetti di comunicazione. Le atmosfere del tòpos, che trovano la massima intensità nel Salone d’Onore con i suoi molteplici apparati architettonici e decorativi dorati, hanno costituito il punto di partenza per ancorare concettualmente - prim’ancora che formalmente – lo sviluppo del progetto della collezione DA Gold. Alla base dell’ideazione degli oggetti è stata posta la ricerca di una bellezza essenziale, alimentata dal concetto operandi di minimum: minimo volume fisico, minimo spreco di materiale, minima presenza, minima esuberanza formale (ovvero essenzialità e rigorosità di linguaggio).
FC - Abbiamo visto quindi quali valori fondino la vostra – e quella che dovrebbe essere in tutte, diciamo – Mission universitaria: produrre ricerca, erogare formazione, diffondere sapere. Cardini che però, nel nostro particolare momento storico caratterizzato da una comunicazione di massa, necessità di una sempre più solida identità visiva. La mostra sul Merchandising di cui discorrevamo prima ne è prova tangibile perché fonda il suo essere sul valore materico e reale degli oggetti, delle cose fisiche, contrapposto alla comunicazione virtuale di internet…
AA - Rimane centrale per il futuro dell'Università, la riflessione su come la Rete tocchi la sua missione e il suo modo di operare, anche in relazione alle accresciute potenzialità di comunicazione che consegna alle istituzioni accademiche. Nell'era della Rete si apre, potenzialmente, per l'Università un capitolo nuovo per il valore delle informazioni e delle conoscenze sempre più velocemente ed economicamente moltiplicabili, sfruttabili, condivisibili grazie all'espansione di internet e all'accesso a basso costo della tecnologia che veicola e rende fruibile il sapere anche in forme inedite.
Le informazioni con la loro diffusione estesa e capillare sono divenute risorse strategiche significative; chiaramente da sole non bastano e non rappresentano un valore assoluto se non sono in grado di intercettare e dialogare con le aspettative e le esigenze della società fatta di cittadini, imprese, istituzioni, impegnate – queste ultime – nella produzione di beni materiali e nella erogazione di servizi. La Comunicazione di una Istituzione, normalmente, si definisce e si attua attraverso una serie di attività contestuali ed interagenti fra loro. Le principali attengono alla ricerca e valorizzazione dei caratteri fondativi della sua missione, allo studio dei pubblici di riferimento, alla creazione di un’identità visiva, all’ideazione ed esecuzione di progetti, infine alla valutazione dei risultati ottenuti. Al processo valorizzativo dell’identità istituzionale può concorrere l’orizzonte del Merchandising che rappresenta – rispetto agli artefatti cognitivi della comunicazione tradizionalmente intesa (ovvero i diversi format informativi e narrativi) diffusi attraverso stampa, radio, televisione, web… – uno scenario molto diverso di artefatti identitari. Siamo qui di fronte ad oggetti i cui caratteri tangibili (fisici) espressi attraverso materiali, forme, colori, texture prevalgono rispetto ad ogni processo cognitivo, celebrale, investendo ed attivando prevalentemente la sfera della sensorialità e dell’emozionalità, ma sempre portatori in qualche modo dell’immagine istituzionale da valorizzare.
FC - Per dare ancor più rilievo al vostro confronto con il mondo imprenditoriale e allo sviluppo di relazioni industriali nel mondo del design, avete realizzato lo scorso anno il Mese del Design: un ciclo di tre mostre e incontri culturali con delle aziende storiche italiane: Cappellini, Cassina, Poltrona Frau.
Un successo che ha avuto riscontri in termini di pubblico e visibilità e che quindi immagino sarà ripetuto nel prossimo anno accademico ferrarese; stessa formula o cos’altro?
AA - Gli incontri con le industrie storiche del design italiano (Cappellini, Cassina, Poltrona Frau), organizzati nel mese di novembre 2014 nei Saloni di Palazzo Tassoni Estense, sono iscritti all’interno di un format più generale e continuativo di iniziative dal titolo Design Factory. Tale format intende avvicinare e studiare, attraverso plurimi format culturali (eventi live, talk, videointerviste, workshop, mostre…), i brand protagonisti del Made in Italy per approfondire in nessi che li collegano alle strategie di mercato, alle figure dei designer e dei creativi, alle tecnologie di produzione, ma anche – potenzialmente – ai poli della ricerca universitaria. Il progetto Design Factory intende, così, mettere a fuoco criticamente specifici “casi studio” rappresentati da imprese innovative, spostando l’attenzione verso l’azienda, il suo management, le figure imprenditoriali, le strategie e gli asset produttivi.
Tali iniziative, molto impegnative sotto il profilo organizzativo e della comunicazione, sono rivolte – oltre che agli studenti del Corso di laurea in Design – al pubblico cittadino più ampio per cercare di aprire l’Istituzione stessa ad una interlocuzione vasta cercando di far nascere dei cortocircuiti fra aziende, mondo della formazione e della ricerca, realtà sociale in cui l’Università stessa è insediata.
Per l’AA. 2015-2016 tale progetto rimane centrale della politica culturale e relazionale del Dipartimento di Architettura e del Corso di Design del prodotto industriale. Nella prosecuzione di tale progetto s’intende selezionare e invitare un panel di brand italiani apertisi solo più recentemente al mondo del design e, insieme alle aziende, invitare giovani designer portatori di nuove idee per il settore produttivo italiano, ovvero la generazione del Dopo gli Anni Zero, cosi come definita da Chiara Alessi. La stessa Chiara Alessi potrebbe esserne la curatrice della nuova iniziativa in fase di prefigurazione coadiuvata dalla struttura interna di Lab MD. E questo sempre nello spirito di una apertura verso il mondo esterno della realtà accademica ferrarese del Design.