È stato un semestre di lavoro intenso e proficuo quello degli studenti del corso di laurea in Design del Prodotto Industriale che hanno partecipato al corso di LPD1. A questo breve articolo, con cui si desidera fare il punto sulle attività di studio, ricerca e progetto svoltesi all’interno del laboratorio tenuto dai docenti Galiotto, Pavan, Zanotto e dallo scrivente, ne seguiranno altri quattro, introdotti da un breve testo e volti a presentare, in maniera congrua agli ottimi risultati raggiunti, i singoli progetti sviluppati nel corso del semestre dagli studenti.
Gli studenti del corso, con i docenti Galiotto e Pavan, in visita presso la sede del partner Grassi Pietre.
Il vincolo progettuale scelto per questa edizione del laboratorio, tradizionalmente legato al tema litico, è quello dell’abbinamento di pietra e legno nel prodotto di design. Per gli studenti si è trattato dunque di progettare con due materiali legati da una millenaria storia di applicazione congiunta, ma quasi sempre in ambito architettonico. Ed è stato proprio muovendo dallo studio delle applicazioni architettoniche che si sono trasmesse le ragioni dell’utilizzo combinato di questi due materiali, con caratteristiche chimiche, morfologiche e statiche così diverse tra loro e pertanto spesso usati in maniera complementare, proprio in ragione delle disparità di peso, di resistenza a compressione e flessione, di reperibilità, di lavorabilità eccetera.
La fase iniziale del corso è stata interessata da uno studio simultaneo delle caratteristiche chimico-fisiche dei singoli materiali, guidato dalla professoressa Zanotto, e dall’analisi critica di un vasto repertorio di applicazioni pratiche, proposte dai professori Pavan e Galiotto, tanto in ambito architettonico quanto in ambito product.
Ulteriori e importanti momenti di apprendimento sono stati quelli legati alle più recenti tecniche di lavorazione del materiale lapideo, che gli hanno consentito in questi ultimi anni di espandere le proprie potenzialità applicative, ora non più limitate ad un uso di carattere “architettonico”, quello di blocchi, conci e lastrame, ma estese alla progettazione di oggetti d’uso come alternativa ai materiali ceramici, o addirittura al vetro e alle plastiche. Per la comprensione di queste tecnologie e del loro utilizzo sono stati fondamentali gli apporti dei partner tecnici, in particolare Grassi Pietre e Budri. Relativamente al legno è stata invece ottenuta una importante partnership con Corà legnami.
Un video realizzato dalla studentessa Alizée Vauquelin racconta le visite presso le sedi operative delle aziende che hanno patrocinato il corso.
Forse è proprio quest’ultima immagine degli occhiali sviluppati da Budri sotto l’art direction di Patricia Urquiola, a rendere meglio l’idea della vastità dei possibili campi applicativi che è possibile approcciare oggi misurandosi con il design litico. Si tratta di un progetto ingegnerizzato in maniera molto sofisticata e di altrettanto sofisticata realizzazione: uno spessore di marmo di appena 3 decimi di millimetro riveste una struttura in carbonio col risultato di un prodotto estremamente innovativo, resistente e non più pesante di un comune paio di occhiali in celluloide.
Pertanto la scelta del tema di progetto è stata molto attentamente ragionata da parte degli studenti del corso: è inusuale ricevere un briefing che non specifica quale prodotto si richiede di sviluppare, ma d’altra parte questa prospettiva è condivisa con la realtà del mercato: le aziende che si è scelto di prendere a modello come immaginari clienti non sono infatti legate a un settore merceologico, ma solo al materiale. E’ poi fondamentale comprendere quale sia il core business dell’azienda presa come riferimento perché non tutte le aziende sono uguali: alcune hanno cave di proprietà e dispongono di grandi quantità di materiale, altre sono specializzate nella trasformazione e necessitano di progetti che richiedano meno materiale, ma che permettano di esprimere al massimo le potenzialità dei loro macchinari, di norma più sofisticati rispetto a quelli di chi ha concentrato i propri investimenti sull’estrazione. Allo stesso modo è stato necessario ragionare sulle parti in legno dei propri progetti, anche esse da far produrre industrialmente.
I progetti hanno quindi dovuto superare un triplice esame: quello della correttezza nell’uso dei due materiali, quello di una “appetibilità” per l’azienda realizzatrice di riferimento e non ultimo l’aspetto della commerciabilità dell’oggetto.
Per uno sguardo approfondito sugli esiti delle attività di progettazione si rimanda ai quattro articoli titolati “IBRIDAZIONI CREATIVE, progetti in mostra” in uscita su Material Design nelle prossime settimane.
Una foto della mostra dei lavori del corso allestita a Palazzo Tassoni.