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Giuseppe Rivadossi: strutture poetiche

26 Aprile 2011

Durante la settimana del design milanese si è svolta alle Cartiere Vannucci una mostra del tutto esclusiva, capace di mettere al centro della scena un artigianato quasi estinto, il mestiere meticoloso e fondamentale di un artista che ha dedicato la propria vita allo studio ed alla lavorazione del legno. 

Ricostruire lo spazio dell’uomo attraverso un recupero costante e certosino di una dimensione pratica e poetica del vivere. Con questa filosofia l’artista Giuseppe Rivadossi dirige il proprio cantiere-studio elaborando progetti e realizzando strutture, mobili e ambienti di grande prestigio.

Grazie alla collaborazione dei figli Emanuele e Clemente e di un’équipe specializzata, tutti i progetti elaborati dalla bottega si distinguono sia per la grande cura e maestria realizzative sia per la squisita sensibilità nell’utilizzo del legno, materiale privilegiato nelle diverse lavorazioni che viene valorizzato nella sua integrità materica.

La qualità a tutto tondo delle creazioni di Giuseppe Rivadossi oltre ad avere ottenuto apprezzamenti da parte d’importanti voci della critica tra cui Giovanni Testori, Vittorio Sgarbi, Ermanno Olmi, Philippe Daverio e Mario Botta ha potuto contare nella sua lunga e prestigiosa vicenda di una clientela affezionata e attenta.

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Storia dell’opera

L’assemblaggio a incastri costituisce una della prerogative della lavorazione messa a punto dalla Giuseppe Rivadossi a cui si affianca il trattamento a scavo da blocco, una tecnica inedita che consente di ottenere forme modellate come fossero sculture. Le strutture realizzate attraverso l’assemblaggio a incastri esaltano la bellezza della razionalità e della tecnica, quelle ottenute a scavo riportano invece alla poetica della terra, della grotta e ad una dimensione più primordiale. Il legno utilizzato per creare l’esclusiva serie che è stato possibile vedere a Milano è un noce nazionale di mezza montagna di provenienza italiana lavorato da massello. Questo pregiato legno ha una struttura ed un colore della fibra particolare e caratteristica ed è inoltre più forte e resistente del noce di pianura.

Il noce italiano è un legno raro, proviene da un albero solitario molto sensibile, che non cresce nella selva, ma solo in zone dove può essere curato e protetto. Il legno con cui sono realizzate le “Custodie” di Rivadossi deriva da noci che hanno circa un centinaio di anni di età. Appartengono quindi ad una civiltà, quella contadina, che oggi è quasi integralmente scomparsa.

Nell'economia degli abitanti della mezza montagna, nel secolo scorso, il noce era parte del ciclo economico produttivo come prezioso elemento di sostentamento: si trattava di alberi che i contadini apprezzavano per la loro bellezza, ma soprattutto per ciò che offrivano e pertanto tenuti in considerazione, curati e protetti.

 

 

Le fasi di lavorazione di questo legno sono estremamente delicate e richiedono una conoscenza approfondita del noce di mezza montagna:

1- Il tronco utilizzato viene abbattuto seguendo le fasi lunari e solo in determinati periodi dell’anno.

2- Dopo alcuni mesi il tronco viene segato in assi e immediatamente ricomposto, lasciandolo con la sua corteccia a riposare per circa 6 mesi. Durante questo periodo il tronco "fermenta" uniformando il colore e tranquillizzando le tensioni interne alla fibra del legno.

3- Il legno viene in seguito scortecciato, sgrossato e trasportato ad essiccare in luogo asciutto e ventilato per circa 10 anni.

4- Dopo questo tempo il legno viene ricostituito in blocco con apposite colle per poter essere scavato e scolpito. Queste operazioni di taglio e ricompattamento sono necessarie per avere un prodotto che pur subendo delle variazioni dovute all'umidità degli ambienti, non si fessurerà.

5- Solo a questo punto lo scultore dà la forma voluta al blocco di legno scavandolo direttamente con sgorbia e scalpello.

6- Si procede poi alle fasi della finitura delle superfici come la sbiancatura delle parti emergenti, la levigatura con carta seppia delle superfici, la verniciatura con un impregnante per chiudere i pori del legno, la ri-levigatura delle superfici con carte seppie sempre più fini, la successiva sverniciatura ed infine il trattamento a cera naturale d'api. Ogni passaggio sopra descritto viene eseguito interamente a mano . Un altro importante elemento riguarda gli strumenti di lavorazione. Per il taglio dell'albero viene utilizzata una sega a nastro mentre per segare e scortecciare il tronco vengono usate una sega a nastro, una sega circolare, una pialla a filo e una pialla a spessore. Per lo scavo invece viene impiegata una sgorbia ed uno scalpello in acciaio da taglio appositamente realizzati.

 Intervista al maestro

Questo della struttura e della poesia è un tema a noi caro – racconta Giuseppe, capostipite di questa famiglia di creatori del legno – perché offre lo spunto per raccontare una storia di funzionalità e bellezza. Argomenti considerati ancora oggi separati – prosegue l’autore – la bellezza dell'opera, del manufatto, resta nell'ambito delle idee al massimo del progetto, che frustrato si fa ironico o provocatorio, l'opera concreta invece risponde ad una funzionalità spesso solo di calcolo economico.

 

 Il nostro intento invece è quello di recuperare il fare come elemento integrante della bellezza. Noi siamo certi che sia possibile dare un servizio reale all'uomo (nel nostro caso attraverso la creazione di oggetti come il tavolo, la sedia , la madia, ecc.) senza bisogno di avvilirlo considerandolo esclusivamente nodo di interessi mercantili.

Mi spiego meglio: pensare e costruire qualcosa significa considerare tutte le esigenze della persona e queste esigenze sono complesse, partono dal rispetto delle risorse che utilizziamo, dalla considerazione per chi realizza ed arrivano a valutare anche il bisogno profondo di ogni persona di ritrovare se stessa in ciò che fa, che realizza o anche solo che acquista. E chi è la persona a cui mi rivolgo, perchè possa ritrovarsi in ciò che io faccio?

Il punto d’incontro con l'altro è la riconoscenza.

 La chiave di volta è questa: l'uomo deve riconoscere il suo essere in relazione con il tutto, con un tutto infinito che lo contiene e custodisce, con una totalità che non è possibile strumentalizzare ma solo, appunto, riconoscere. Così facendo l’individuo, l’artista, il designer andrà a progettare, costruire e relazionarsi in modo completamente nuovo con lo spazio, e con la materia ed infine anche con e per l'altro uomo. Ed il frutto di questa consapevolezza potrebbe proprio essere l'unitarietà, il ricongiungimento di aspetti da sempre pensati distanti appunto come la funzione (struttura) e la bellezza (poesia).

 

Principali opere esposte alle Cartiere Vannucci

Scrivania Reims, Tavolo Arcangelo, Tavolo Vela, Madietta Teodora, Madietta Nova, Credenza Dell’acqua, Madia Lombarda, Credenza Moissac, Pozzetto del Vento

 

Elisa Poli


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MD Material Design
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ISSN 2239-6063

edited by
Alfonso Acocella
redazione materialdesign@unife.it

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