I tessuti metallici color bronzo conferiscono calore e catturano la luce restituendola in tante sfumature.
Anche se partiamo dalle categorie cromatiche di base, oggettive, che conosciamo tutti, il passo successivo è la sensazione che ci lega ad un colore piuttosto che ad un altro;
siamo attirati da alcune sfumature più o meno intense e respinti da altre, in maniera del tutto irrazionale. Il colore presuppone una scelta “di pancia”, mette in moto un complesso mondo di emozioni, sensazioni e sentimenti.
Il mio lavoro ha a che fare con la leggerezza, la tattilità, la matericità.
Progetto “sistemi architettonici morbidi”, infatti da anni studio, uso, assemblo tessuti di vario genere per i miei progetti, essi non sono solamente tende, ma sipari mutevoli.
Le nostre case sono cambiate, sono in continua evoluzione, necessitano di un’estrema flessibilità spaziale e quindi le “mie quinte” riescono a plasmare lo spazio a seconda delle esigenze, assolvono anche funzioni di schermatura del suono e della luce. È infatti mia intenzione nobilitare e recuperare il ruolo del tessuto da semplice rivestimento a protagonista indiscusso, ad archetipo del confortevole, utilizzando le qualità formali ed estetico-cromatiche anche in rapporto alla luce, alla sua capacità di catturarla o restituirla. Progetto per plasmare i volumi con elementi morbidi, con materiali solo apparentemente bidimensionali, che sapientemente indirizzati possono creare utili divisioni e scenografie.
Cerco di ascoltare il committente, il progettista (spesso intervengo per enfatizzare il suo lavoro) e lo spazio architettonico, il mio intervento è impalpabile ma reale, come i tessuti che uso.
Quando si tratta di operare delle scelte cromatiche, contemperare le esigenze di tutti non è sempre facile. Mi è capitato, per esempio, di intervenire in un’abitazione tutta bianca, molto essenziale e funzionale, ho osato proponendo tessuti colorati, densi, saturi ma leggeri, ma hanno preferito non seguirmi in questo percorso cromatico; con il colore avrei sottolineato le aperture, interrotto il nitore ottico del bianco posizionando elementi di voile rossi, viola, arancioni, per coinvolgere ed emozionare lo spettatore. Invece abbiamo optato per un bianco omogeneo e uniforme, con tessuti di peso e consistenza diversi, dalle garze a trama larga agli chiffon, ai lini, fino ai tessuti tecnici. Il risultato è stato molto affascinante nonostante la monocromia. Il bianco è affascinante, diffonde uniformemente la luce, rende “pastoso” lo spazio e lo avvolge nella sua chiarezza.
Ogni progetto ci consegna normalmente una visione, nel mio caso, una prefigurazione, espressa con il linguaggio cromatico e tessile. Ogni tessuto ha una consistenza, una trama e un colore precisi, e inserito opportunamente può diventare elemento catalizzatore dello spazio. Lavorando su più strati si possono ottenere effetti straordinari, un giallo chiassoso e prorompente di shantung, può essere smorzato da un’organza o chiffon grigi sovrapposti ad esso.
La densità di un tessuto quale il cotone o il velluto può cedere il posto ad una garza impalpabile bianca, o ad un tulle voluminoso di un colore inaspettato come il verde acido…
La progettazione di questi sipari morbidi ci consegna un ambiente che cambia, muta e ci travolge con colori e tessiture, diviene proprio una scenografia interiore. Il colore è mezzo e strumento per ridisegnare il nostro spazio intimo ed esteriore, la memoria che evoca il colore di un tessuto è un fatto “privato” che però si manifesta allo spettatore. La nostra scelta è intimamente legata alla memoria (anche se apparentemente dimenticata) di un colore specifico, e alla sensazione di benessere legata ad esso. Ecco quindi, che il fatto di optare per un tessuto di un colore piuttosto che di un altro porta con sé un bagaglio prezioso di emozioni e quindi la scelta cromatica e materica non può essere un ultimo atto frettoloso e casuale.