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Capitello di Claudio Nardulli

28 Gennaio 2022

 

l’impegno artistico comincia qui… la sfida è scultorea più che architettonica (Bruno Zevi, Preistoria-Alto Medioevo)

 

L’idea di rivisitazione di un capitello, alla luce del contemporaneo, trae origine dall’analisi del rapporto volumetrico del capitello nel tempio Dorico. Ciò che si evince nei suoi elementi modanati – in questo “nodo statico” bipartito tra echino ed abaco – è l’intervento segnico del profilo dell’echino che muta profondamente nel corso della storia. Nella Magna Grecia, l’abaco del capitello assunse forma quadrata, mentre l’echino assunse forma rigonfia e schiacciata alla trabeazione fino a divenire troncoconica nel periodo ellenistico. La soggettiva rilettura del capitello in chiave contemporanea, realizzato di marmo Bardiglio, mira a porsi come accentuato elemento scultoreo. Ciò, rendendo omaggio all’echino e alla sua evoluzione formale, ambisce ad esaltarne la dinamicità della forma nella sua autonoma caratterizzazione qualificante. Lo studio grafico, ispirato a forme organiche, è stato concepito applicando i principi della geometria ellittica, o di Riemann, non escluse parti a geometria iperbolica. Le superfici del capitello scultoreo ex novo, sono determinate da linee continue e raccordate, prive di asperità: è la logica profonda delle geometrie di Bézier.                                                                                                

 

 


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