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Al Dipartimento di Architettura la bici a scatto fisso in cinque passaggi: la mostra No Stop

02 Agosto 2013


L'esposizione No Stop a Palazzo Tassoni Estense (ph. Enrico Geminiani)

La differenza principale tra una bicicletta normale e una bicicletta a scatto fisso è racchiusa tutta nella trasmissione. Il movimento dei pedali è solidale a quello della ruota posteriore, non si può mai smettere di pedale, ci si muove “no stop”: se la ruota gira i pedali girano, se i pedali si fermano la ruota si ferma. Questo permette di avere il controllo della trazione e quindi permette di poter togliere i freni dalla bicicletta. La bicicletta a scatto fisso diventa quindi una bici semplice, privata di tutto, lineare e senza sovrastrutture.
Negli ultimi tempi si sarà notato come le strade siano state invase da questa tipologia di biciclette; ne è nata una moda, un continuo divenire di eventi e iniziative che legano questa bicicletta a mondi affascinanti e molto diversi tra loro, dalle attività sportive, alla comunicazione, passando per il design e l’impegno sociale.
Il nostro corso di studio in Design del Prodotto industriale che frequentiamo a Ferrara presso il Dipartimento di Architettura, ci ha consegnato un ottimo metodo di osservazione e analisi nel corso dello svolgimento dei tre anni e abbiamo quindi ritenuto che fosse di grande interesse analizzare questo fenomeno per il quale proviamo comune interesse e passione.
Abbiamo deciso di focalizzare l’attenzione sulla bicicletta a scatto fisso concentrando il percorso espositivo pensato per gli spazi di Palazzo Tassoni Estense su cinque tematiche, cinque passaggi: storia, parti tecniche, personaggi e luoghi legati a questo mondo.
La stessa bicicletta a scatto fisso è composta da cinque componenti: trasmissione, sella, ruote, sterzo e telaio. È semplicissima, priva di sovrastrutture o pezzi superflui, questo ne garantisce grande pulizia di linea e di forma e anche una discreta efficienza e facilità di manutenzione.
La storia di questa tipologia di bicicletta prende il via dal mondo delle competizioni sportive, nello specifico dal mondo della pista. In Italia abbiamo avuto un glorioso passato nell’ambito della pista, soprattutto tra gli anni Cinquanta e Sessanta che è poi stato soppiantato interamente dal ciclismo su strada. Ancora oggi, tuttavia, ci sono squadre che si occupano delle competizioni in circuito. È quanto hanno fatto i ragazzi di Ciclistica a Milano, per esempio, che negli ultimi tre anni stanno riportando attenzione e interesse verso la pista. Partendo dalla sua personale passione e dal negozio di biciclette che gestisce, Marcello Scarpa, detto “Menthos”, è riuscito ad avvicinare un notevole numero di persone al mondo della pista, della scatto fisso in generale e del ciclismo urbano .

  • L'esposizione No Stop a Palazzo Tassoni Estense (ph. Simone Scorrano)
  • L'esposizione No Stop a Palazzo Tassoni Estense (ph. Enrico Geminiani)
  • L'esposizione No Stop a Palazzo Tassoni Estense (ph. ph. Simone Scorrano)
  • L'esposizione No Stop a Palazzo Tassoni Estense (ph. Enrico Geminiani)
  • L'esposizione No Stop a Palazzo Tassoni Estense (ph. ph. Simone Scorrano)
  • L'esposizione No Stop a Palazzo Tassoni Estense (ph. Enrico Geminiani)
  • L'esposizione No Stop a Palazzo Tassoni Estense (ph. ph. Simone Scorrano)
  • L'esposizione No Stop a Palazzo Tassoni Estense (ph. ph. Simone Scorrano)

Proseguendo il percorso cronologico, è negli anni Settanta-Ottanta che la bici a scatto fisso comincia a uscire dal mondo strettamente competitivo e diventa mezzo di lavoro per i “bike messenger” americani, che usavano - e usano ancora oggi - questa tipologia di mezzo per la sua praticità sia di manutenzione che di trasporto. In associazione a questo momento storico è importante l’esperienza di Iride Fixed di Modena, che, attraverso le parole di Matteo Zazzera, permette di capire come questa realtà negli ultimi dieci anni stia cominciando a invadere anche il nostro paese. Infatti in numerose città italiane come Bologna, Modena, Milano e Torino il mestiere del “messaggero in bicicletta” sta cominciando a prendere piede. Questa particolare tipologia di bicicletta non è solo un mezzo di lavoro ma uno stile di vita che evidenzia legami a specifici interessi e valori.
È nel finire degli anni Ottanta che la bicicletta a scatto compie il passo più importante per diventare quella che conosciamo oggi. In questi anni il mondo tecnico e funzionale della bici a scatto fisso incontra quello estroverso e creativo del design. In questa fase è stata di grande rilievo e importanza  quanto svolto dalla ciclistica Cinelli. Come sottolinea Antonio Colombo, presidente di Cinelli dal 1978, in quegli anni la bicicletta diventa oggetto di interesse artistico e creativo: la bici a scatto fisso non è più un oggetto semplice ma è diventato un “must have”, ragionato e completo, che porta con se degli ideali e comunica qualcosa di chi la usa.
È in questo scenario che negli anni Novanta la bicicletta a scatto fisso diventa un vero e proprio simbolo, legandosi indissolubilmente ai movimenti di Critical Mass. Questi eventi sono indirizzati a ricreare un rapporto tra l’uomo e la città contemporanea, altrimenti sempre più distaccata dall’uomo, sempre più frenetica. Le Critical Mass sono manifestazioni spontanee, non organizzate, che si pongono l’obiettivo di riprendere la città, invadendo con le biciclette le sedi stradali normalmente territorio di occupazione delle automobili e dei mezzi motorizzati. In Italia uno dei primi a cogliere questo aspetto di protesta è stato Paolo Bellino, alias RotaFixa, giornalista e insieme telaista che ha fondato numerose associazioni, come Salvaiciclisti, che puntano alla sensibilizzazione della popolazione e delle autorità sull’uso della bicicletta.
Si arriva così ai giorni nostri. La bicicletta è quindi ormai diventato un vero e proprio social network fisico, un “punto di ritrovo mobile” per chi condivide certe passioni.
Acquisendo popolarità, la bici a scatto fisso inizia a diventare una moda e a contagiare sempre più persone. Nello scenario che va creandosi si sono inseriti i creatori di FixedForum, Ciaba e Richard, che hanno trasportato sul web quell’interesse e desiderio di aggregazione che si stava creando tra chi si avvicinava alla scatto fisso.
Come tutte le mode il rischio è quello di perdere quella genuinità, quello spirito “idealista” legato ai momenti della scoperta, dell’innovazione all’uso di questo tipo di veicolo a propulsione umana. Le si compra perché sono appariscenti, sono colorate, sono “fashion” e fanno “pendant” con gli occhiali da sole.

 

  • Momenti di attività presso la mostra No Stop a Palazzo Tassoni Estense (ph. Simone Scorrano)
  • Momenti di attività presso la mostra No Stop a Palazzo Tassoni Estense (ph. Enrico Geminiani)
  • Momenti di attività presso la mostra No Stop a Palazzo Tassoni Estense (ph. Simone Scorrano)

L’intento della mostra che si è svolta a Ferrara, notoriamente “Città delle biciclette”, a Palazzo Tassoni Estense sede del Dipartimento di Architettura, dal 15 al 24 aprile 2013, non era quello di convincere le persone ad acquistare una bici a scatto fisso per muoversi senza freni per le strade della città, ma quello di analizzare in maniera approfondita un fenomeno attuale e interessante, che, come ha legato noi organizzatori, lega sempre più persone al mondo della bicicletta.
L’iniziativa ha visto svolgersi parallelamente un “workshop” che in forma di laboratorio condiviso ha spiegato come funziona la bici scatto fisso – le fasi di montaggio, smontaggio e manutenzione - con la presenza di Paolo Bellino, Matteo Zazzera e Samuele Ca e grazie alla collaborazione con “Limboazul” di Ravenna.
Per noi che l’abbiamo organizzata è stata prima di tutto una splendida avventura, ricca di difficoltà e soddisfazioni. Un percorso che ci ha permesso di vedere da vicino il mondo del lavoro, di confrontarci con grandi realtà industriali e artigianali italiane ma soprattutto che ha creato un fortissimo legame tra di noi, un’amicizia che si è consolidata all’insegna del design e della passione per la bicicletta.

I ragazzi di No Stop
Nicholas Gamberini, Marco Montanri, Fabio Parenti, Giulio Rossi Paccani, Riccardo Sartori, Simone Scorrano, Michele Spatari.


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MD Material Design
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ISSN 2239-6063

edited by
Alfonso Acocella
redazione materialdesign@unife.it

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