“Verde Verticale - aspetti figurativi, ragioni funzionali e soluzioni tecniche nella realizzazione di living walls e green façades”
Oscar Eugenio Bellini, Laura Daglio
Maggioli, Sant’Arcangelo di Romagna (RN) 2009
343 pagine, illustrazioni a colori
prezzo: 55,00 €
testo in italiano
Il contributo in termini di qualità percettiva offerto dalla presenza della vegetazione nel paesaggio naturale e antropizzato è un assioma da sempre riconosciuto nella memoria collettiva dell'umanità.
Il rapporto tra opera costruita ed elemento vegetale come strumento progettuale parte dai mitici giardini pensili di Babilonia, per passare attraverso i pergolati verdi dipinti sulle pareti di ville pompeiane, ai berceau voltati dei giardini europei del XVI e XVIII secolo, all'arte topiaria, fino alle prime utilizzazioni in campo architettonico di strutture metalliche di supporto alla vegetazione rampicante come elemento di caratterizzazione figurativa dell'opera costruita (Hector Horeau). In epoca moderna, Le Corbusier tra "I cinque punti dell'architettura" annovera il verde come materiale di progetto; Frank Lloyd Wright esplora le vie dell'architettura organica; Alvar Aalto dà vita a forme immancabilmente debitrici di suggestioni tratte dal mondo naturale, e così via fino ad oggi, attraverso le diverse esperienze progettuali di Burle Marx, Lucio Costa e Oscar Niemeyer (colonne vegetali a S. Paolo in Brasile, 1982), Geoffrey Bawa, Emilio Ambasz, Hundertwasser, James Wines (Terrarium e Hialleah Showroom, 1978), Ungers (Melkerei Houses a Landsthul, 1979),….
Nel 1988 il botanico Patrick Blanc ha ideato il brevetto del mur vegetal (poi adottato con entusiasmo da varie archistars, tra cui Jean Nouvel), vera e propria tecnica di naturalizzazione verticale delle superfici architettoniche, concepita alla maniera di qualsiasi altro rivestimento e consistente in una stratigrafia vegetale di ridotto spessore strettamente integrata al supporto parietale: così, nell'ultimo ventennio del secolo scorso è esplosa una sorta di "etica verdolatrica", ovvero una vera e propria esaltazione del verde come materiale da costruzione, impiegato sia per risolvere problematiche di ordine figurativo, sia per riconquistare un rapporto con la natura sempre più distante nell' incontrollata edificazione del panorama metropolitano, sia per affrontare questioni di carattere tecnologico - ambientale legate al benessere microclimatico.
E' indubbio che un atteggiamento un po’ acritico si celi dietro tanta panica esaltazione connessa all'impiego a volte irrazionale e immotivato di una tecnologia progettuale - soprattutto come quella del mur vegetal - solo apparentemente semplice ma in realtà decisamente artificiosa, costosa e di difficile manutenzione e gestione. Come ogni trend, anche la passione per il verde verticale in architettura apre spesso la strada a improprie declinazioni di questo seppure accattivante linguaggio espressivo, come se in alcuni casi i progettisti rinunciassero a ben più difficoltosi studi dei fronti scegliendo invece di “cavalcare l'onda” - indipendentemente dall'effettivo beneficio apportato allo spazio vissuto dall'utenza - di una moda di chiara e immediata lettura, in grado di suscitare in uno spettatore un po’ ingenuo una quasi scontata esclamazione di ammirazione.
E' con chiara volontà critica e obiettività documentativa però che gli autori di questo esaustivo volume intendono configurare il multiforme scenario progettuale relativamente all'impiego del verde come componente progettuale.
Per maggiore chiarezza espositiva, la narrazione è articolata in tre grandi sezioni ispirate alla triade vitruviana: in questo modo, si riesce a veicolare nel lettore in modo diretto - ma tutt’altro che semplicistico - una coscienza dei possibili modi d’uso del materiale, dall’aspetto più prettamente decorativo a quello in cui invece il risultato figurativo si integra con nuovi e innovativi contenuti in termini tecnologici, costruttivi e di sostenibilità ambientale.
Nella sezione “forma” vengono analizzate le molteplici potenzialità espressive del verde per intraprendere nuove sfide figurativo - compositive: attraverso gli archetipi del disegno - il punto, la linea, la superfici, il volume, la texture - vengono illustrati numerosi esempi di opere costruite che veicolano spesso messaggi di valore più "allegorico - evocativo" che funzionale (Gaetano Pesce, Kengo Kuma, Claus Hermansen, Gas Design Group,…)
Nella sezione dedicate alla "funzione" vengono messi in luce gli aspetti più direttamente legati al ruolo del verde come elemento fondamentale per la caratterizzazione dell'architettura e del suo rapporto con il contesto circostante. L'impiego di tecnologie vegetali in ambito progettuale può dare vita a interessanti soluzioni in termini di inserimento ambientale del manufatto nell'intorno, di mitigazione ambientale (soprattutto nell'ambito delle infrastrutture), di riqualificazione ambientale attraverso la stimolazione degli aspetti psicologici, simbolici e decorativi delle vegetazione, di benessere climatico e sostenibilità ambientale.
Nella sezione denominata "tecnica", vengono puntualmente esaminati gli aspetti tecnologico - costruttivi dell'integrazione tra vegetazione e costruito, attraverso due sostanziali tipologie di riferimento: le "green façades" e i "living walls": le prime sono sistemi di supporto, in genere autonomi rispetto all'edificio, per la vegetazione rampicante prevalentemente ancorata a terra, particolarmente indicati per creare sistemi di schermatura tali da creare evocativi effetti estetici e soprattutto da garantire il controllo dell'irraggiamento, dell'umidità, del rumore, e dunque in generale finalizzati al benessere bioclimatico (Mario Cucinella architects,…). I secondi sono costituiti da pannelIi di produzione industriale, integrati da appositi sistemi di irrigazione che alloggiano e tengono in vita essenze di vario tipo, tra cui il sistema a tasche brevettato da Blank per colture idroponiche (Philip Mannaerts, Martijn de Geus,…), nonché l'evoluzione industrializzata di tale sistema che culmina in moduli prefabbricati caratterizzati da griglie metalliche in cui è costipato materiale assorbente (Mass Studies, M. Cho, K. Park,…).
Le "green façades", dai costi realizzativi e dalle modalità manutentivo/gestionali sostanzialmente controllabili, danno spesso origine a soluzioni formalmente molto suggestive, in grado di influenzare potentemente la percezione dello spazio sia interno che esterno grazie alla vibrante mutevolezza di un materiale vivente come il verde, e di potenziare la qualità e il confort ambientale degli spazi da vivere e fruire. I "living walls", dalla tecnologia più complessa, danno adito a soluzioni figurative in cui il verde diventa elemento integrante della stratigrafia di facciata definendo nuove prospettive per il disegno della "facies" urbana, ma prefigurano maggiori problematiche in termini di costi di realizzazione, manutenzione e gestione del prodotto.
Questo completo testo, con puntualità e chiarezza esplicativa ma senza velleità tassonomiche, oltre che particolarmente interessante per l'ampia panoramica offerta in ambito progettuale a scala internazionale, contribuisce a formare nel lettore una più consapevole coscienza critica di fronte a un linguaggio progettuale dall'ampia gamma sperimentale e innovativa, il cui cammino di ricerca è oggi ancora tutto "in divenire".
Chiara Testoni