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SHIGERU BAN

18 Maggio 2010

 

Shigeru Ban è una figura unica nel panorama architettonico internazionale. In lui si coglie una visione “globale” che raccoglie in sé le competenze dell’architetto, dell’ingegnere, dell’inventore, dello sperimentatore: una sorta di maestro “rinascimentale” che esplora incessantemente la cultura del “fare” attraverso gli strumenti irrinunciabili della ragione. “Tutto ciò che è logico è possibile e posso realizzarlo se riesco a dimostrarlo”: così afferma Ban, citato nel testo che Lorena Alessio, architetto e docente presso il Politecnico di Torino, ha dedicato con sincera passione a questo professionista così inusuale del nostro tempo.

Da anni Ban lavora sul principio che è possibile perseguire una elevata qualità formale e compositiva pure attraverso l’impiego di sistemi costruttivi semplici ed efficienti, di materiali poveri ma dalle sorprendenti possibilità d’impiego sia in termini figurativi che strutturali, ai fini dell’ottimizzazione dei tempi di costruzione, della riduzione dei costi ma mai a discapito della ricerca e dell’innovazione.
Così, dagli anni ’80 in poi, Shigeru Ban lavora con tubi in cartone, materiale che Ban definisce “legno perfezionato” e di cui intravede la flessibilità applicativa, la capacità portante e le possibilità idrorepellenti ed ignifughe (Allestimento a Tokyo della Mostra su Alvar Aalto), spingendolo poi con il tempo verso nuove sfide progettuali altamente innovative anche dal punto di vista strutturale (Padiglione Giapponese per l’Expo di Hannover; CICB Boathouse a Pouilly en Auxois; Padiglione della Biennale di Singapore;…).

 

Padiglione Giapponese per l’Expo di Hannover, Germania, 1997

 

Nel corso degli anni, all’uso dei tubi di cartone Ban affianca il “container” come elemento sia portante sia come muro perimetrale, esplorando sempre nuove possibilità compositive di grande suggestione (Nomadic Museum, Papertrainer realizzato a Songpa-Gu, Seoul; progetto del museo temporaneo Guggenheim a Tokyo,…).

La ricerca di Ban prosegue poi nelle residenze (case – study houses), in cui persegue un linguaggio fortemente debitore della sua cultura d’origine, quella giapponese, fondendo a tecniche costruttive altamente all’avanguardia una ricerca di grande leggerezza strutturale, flessibilità spaziale, trasparenza e permeabilità tra spazio interno ed esterno, secondo un principio di equilibrato confronto tra innovazione e tradizione (Wall-Less House, Curtain Wall House, Naked House,…): così, processi costruttivi semplificati e altamente standardizzati, frutto di una spinta industrializzazione, vengono affiancati a materiali tradizionali giapponesi rivisitati e “poveri” ma altamente valorizzati (il bamboo laminato, Sagaponac House, ).

La straordinaria complessità della figura di Ban non si limita però solo alla rivoluzionaria ricerca professionale ma si estende anche a una estrema sensibilità umana in termini di impegno sociale. Nascono così i progetti “pilota” di case ed edifici temporanei: in Rwanda, nel 1994, in collaborazione con l’Ufficio dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, realizza un centinaio di abitazioni in tubi di cartone e membrane plastiche; a Kobe in Giappone realizza la nuova chiesa (Paper Church), in sostituzione di quella precedentemente devastata dal terremoto del ’95, con tubi di cartone e pannelli in policarbonato; a Kirinda, in Sri Lanka, villaggio distrutto dallo tsunami del 2004, realizza 80 nuove abitazioni in terra cruda in blocchi e legno.

Responsabilità etica, questa, che associa a un profondo rispetto per l’essere umano un altrettanto elevato sentimento di riguardo per l’ambiente, che si coglie non solo nella forte componente verde delle sue architetture (progetto foresta di Hanegi,…) ma anche in un’intensa attività di ricerca per un’architettura “eco sostenibile” attraverso l’impiego di fonti energetiche rinnovabili (nuova sede dell’Istituto di Economia dell’Università americana di Beirut; padiglione per Expo di Hannover; progetto di concorso per piano urbanistico città di Tianjin in Cina,…).

Il testo, dal linguaggio fluido ed efficace, è ampiamente corredato da un esaustivo apparato grafico, iconografico, da schede tecniche informative sulle principali opere di Shigeru Ban e da una vivace intervista al maestro giapponese. Un libro molto utile anche per un pubblico non solo “di addetti ai lavori” che, per curiosità intellettuale o sensibilità personale, intendono avvicinarsi all’opera di uno dei più originali e brillanti interpreti dell’architettura contemporanea. 


Chiara Testoni


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ISSN 2239-6063

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Alfonso Acocella
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