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Intervista ai protagonisti di Edra

21 Marzo 2013

 

Elisa Poli intervista Valerio Mazzei, Massimo Morozzi, Francesco Binfarè in occasione dell'evento Edra Design Factory svoltosi a Palazzo Tassoni Estense il 16 maggio 2012.

 

"Dunque sono vent’anni di storia con Edra. Proviamo un bilancio.
Abbiamo messo in catalogo circa 60 prodotti. Per farlo abbiamo esaminato migliaia di progetti; lavorato con decine di designers; collaborato con centinaia di fornitori di materiali e tecnologie; fatto oltre cinquecento riunioni; realizzato centinaia di prototipi; scattato migliaia di fotografie; stampato migliaia di pagine catalogo; raccontato la nostra storia in oltre duecento conferenze di fronte a decine di migliaia di persone di tutto il mondo; concesso interviste; ritirato premi; percorso centinaia di migliaia di chilometri in auto e in aereo; allestito centinaia di esposizioni; visitato fiere, musei; visto centinaia di migliaia di mobili; telefonato decine di migliaia di volte; mangiato migliaia di pizza; fumato decine di migliaia di sigarette (prima di smettere). E intanto osservato l’arte, la moda, i paesaggi, la città, la vita della gente. A vederlo da fuori sembra una montagna insormontabile.
Eppure tutto ciò è stato fatto giorno dopo giorno con uno strumento semplice e infaticabile. Osservare, ascoltare, parlare, e poi osservare, ascoltare e parlare di nuovo. Come le gocce d’acqua che depositano il calcare per milioni di anni e così crescono le stalattiti. Toc, toc, toc, toc, toc…
Il lavoro creativo è un lavoro da formiche. Non c’è spazio per la fantasia. La fantasia è un lusso per chi non ha niente di meglio da fare. Qui c’è al contrario una concretezza che non lascia margini per l’arbitrio. Guardare, osservare, ascoltare, toccare, parlare. Ogni progetto è un lavoro collettivo che si costruisce tutti insieme come una storia, un film, una fiction: la trama, la sceneggiatura, le scene, i dialoghi, gli attori, i costumi.
Cosa resta di questo lavorio ostinato, cocciuto?
Tanti mobili nelle case della gente in giro per il mondo, con la speranza di averne migliorato le qualità di vita, e comunque suscitato sensazioni, emozioni, affettività forti e positive. Magari anche qualche altrettanto forte rifiuto. Restano anche molti oggetti nei musei di tutto il mondo a testimoniare che tutto ciò è veramente accaduto. Resta che io sono più vecchio di quando abbiamo iniziato, ma va bene così perché questa storia accadesse. (…)
Fra centinaia di episodi ne racconto un anche io. Anni fa in estate ero a Kuala Lumpur per illustrare agli architetti malesi il lavoro di Edra. C’era stata una serata con le presentazioni e il party organizzati in un giardino tropicale lussureggiante. Era un caldo inimmaginabile, umidità cento per cento, c’era la luna e sullo sfondo il profilo delle torri Petronas. L’icona perfetta della Malesia. Io parlavo a un centinaio di persone, ogni tanto qualcuno spruzzava dell’acqua per avere un po’ di sollievo. A un certo punto mi sono accorto che le signore, molto eleganti, indossavano tutte gli stivali. Ho chiesto il perché di quella moda. Mi è stato risposto che non di moda si trattava, ma di una precauzione contro i serpenti!
Altro che poesia, questi sono i prosaici rischi dell’Art Direction."


Massimo Morozzi, Osservare, ascoltare, parlare, in True stories, pp. 3-6, Edra, 2007.

 

 

 

 

 

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