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Il legno, materiale del nuovo millennio? La lezione di Matteo Thun

10 Dicembre 2012

Matteo Thun ospite di XfafX festival To design today.

Lectio magistralis di Matteo Thun

 

Matteo Thun è figura poliedrica, affermatasi nel panorama del progetto contemporaneo con fermezza e tenacia al contempo per distinguersi con carismi quali sobrietà, discrezione, eleganza e leggerezza coniugate ad un carattere di manifesta solidità. Pur appartenendo senza dubbio al vorticoso mondo delle archistar, caratterizzato da soggettività talora sovradimensionate, Thun ripudia tale sistema per il quale il grande pubblico ancora immagina che il "maestro" con la bacchetta magica - alias matita, nel caso dei creativi – giunga con un forte segno a indirizzare e definire il progetto. In differente modo Thun interpreta ed esprime la figura del progettista contemporaneo.
Alla guida di un team internazionale, si pone per esso un po’ come il “capo-famiglia”; è coordinatore di progetti complessi, frutto di azioni concertate e della valorizzazione delle competenze specifiche del gruppo, non del singolo; è capace di ascoltare e mediare, cogliendo lo spirito del committente, se si tratta di un brand, dell'ambiente-paesaggio abitato dall'uomo, se si tratta di architettura.
Personalmente Matteo Thun ama definirsi "architetto" senz’altre accezioni, rifacendosi all'idea "mediterranea", classica, del progettista che sa "attraversare” tutte le scale del progetto. Lontano dalla specializzazione compartimentata di competenze di derivazione anglosassone, si accosta ai territori più diversi del progetto, sempre aperto a nuovi orizzonti tematici e geografici, lavorando in reciproca fertilizzazione con i suoi collaboratori eppur perseguendo una solida e ben definita linea progettuale. La sua opera non segue un ideale figurativo, non strilla un’espressione personale del progetto; piuttosto, silenziosamente, crea un linguaggio che - nell'armonizzare territori alquanto eterogenei -  mette in primo piano il rispetto, l'attenzione e la consapevolezza della presenza dell'uomo nel contesto ambientale. La ricerca che con il suo team conduce è rivolta al Life Cycle Managment, contesto entro il quale ritiene che gli architetti e designer debbano divenire gestori del ciclo di vita del prodotto, sia esso "cucchiaio" o "città". La citazione che qui riportiamo fa riferimento esplicito all'affermazione di Ernesto Nathan Rogers nella relazione per la carta di Atene del '52, quando definì i caratteri "della scuola milanese", e tal modo può dirsi valere ancora al presente. La giornata del versatile progettista è divisa in due: la mattina il design del “cucchiaio”, il pomeriggio il progetto del “grattacielo”. Questa l'ampiezza del territorio del progetto: il “cucchiaio” a rappresentare il prodotto, lo spazio interno, la semplicità dei gesti quotidiani e privati; la “città” invece, esterna e collettiva, è il sistema di elementi complessi inserito nella sfera sociale e politica.

  • Matteo Thun ospite di XfafX festival To design today.
  • Matteo Thun intervistato presso Palazzo Tassoni Estense, Dipartimento di Architettura, Ferrara.
  • Matteo Thun intervistato presso Palazzo Tassoni Estense, Dipartimento di Architettura, Ferrara.
  • Presentazione critica di Matteo Thun ospite di XfafX festival to design today.
  • Tavola rotonda con Matteo Thun, David Venables e Nicola Leonardi.
  • Tavola rotonda con Matteo Thun, David Venables e Nicola Leonardi.
  • Tavola rotonda con Matteo Thun, David Venables e Nicola Leonardi.
  • Matteo Thun intervistato presso Palazzo Tassoni Estense, Dipartimento di Architettura, Ferrara.
  • Matteo Thun intervistato presso Palazzo Tassoni Estense, Dipartimento di Architettura, Ferrara.
  • Matteo Thun e Alfonso Acocella presso Palazzo Tassoni Estense, Dipartimento di Architettura, Ferrara.

Per inquadrare al meglio quale sia la linea guida del suo fare progettuale e soprattutto il tema della lectio magistralis svoltasi presso Palazzo Tassoni Estense in occasione di XfafX Festival – intitolata “Wood Works, opere lignee” – si propone un passo indietro.
Thun è ospite del Ventennale della facoltà di Architettura di Ferrara dove già sono state accolte figure emblematiche della cultura progettuale italiana quali Michele De Lucchi, Andrea Branzi, Massimo Iosa Ghini. In comune questi "grandi" hanno avuto un maestro, il contatto stretto con una personalità che qui desideriamo ricordare: Ettore Sottsass. Nel 1981, con alcuni giovani del tempo fra i quali il giovane Thun - oggi divenuti anch’essi protagonisti del panorama del design -, Sottsass Jr. fondò il gruppo Memphis e con tale designazione diede avvio anche a un movimento, ultimo tra i cosiddetti "radicali", che ha rivoluzionato il modo di leggere, interpretare, utilizzare l’oggetto, legandosi ad esso anche per affezione emotiva, superandone il limite funzionale, conducendo ai limiti l'esperienza sui materiali.
È spontaneo domandarsi cosa abbiano ancora in comune l'estro pop di Memphis e l'attuale linea di Matteo Thun. Al quesito si trova risposta osservando proprio di Thun l'atteggiamento verso il progetto e verso l’uso dei materiali. Sottsass jr ha senza dubbio trasmesso a Thun la poliedricità, la fluidità tra le discipline, il superamento dei confini, l'assidua caparbietà e costanza nel lavoro.

Ineludibile un riferimento alle radici di entrambe le figure.
Oltre alle nottate creative trascorse con il gruppo Memphis, Sottsass e Thun hanno un ulteriore elemento in comune.
Matteo Thun, nasce a Bolzano da madre architetto, studia all'Accademia di Salisburgo ancora con Oskar Okoschka, si laurea presso l'Università di Firenze. Si stabilirà poi a Milano, dove ancor oggi conduce la sua attività professionale, inizialmente proprio per seguire Ettore conosciuto negli Stati Uniti.
Ettore Sottsass Junior nasce, diversi anni prima, a Innsbruck. Il padre è un bravo professionista dell'architettura, un solido architetto razionalista nato sul finire del XIX secolo.
Nell'opera testuale dal titolo "Scritto di notte", autobiografia scritta negli ultimi anni di vita dal figlio, pubblicata nel 2010, Ettore narra della figura paterna. Alcuni frammenti dal testo:
«Per tutto il tempo che mio padre h lavorato in Trentino, progettava con l’idea che l’architettura fosse fatta di muri, di sassi o di mattoni, con buchi, con finestre e con porte. Un’idea non dettata dall’uso della ragione ma prefabbricata, perché accettava tout court la tradizione. (…)
Mio padre continuava a progettare, disegnare, cancellare, spostare enormi fogli di carta, e continuava a sperare, a fare concorsi, continuava anche a domandarsi che cosa poteva essere l’architettura, che cosa era il funzionalismo, come lui, mio padre, potesse abbandonare senza traumi tutto quello che aveva imparato a Vienna e che aveva imparato dalle montagne e diventare un architetto funzionalista, aggiornarsi, stare con amici di città, non più con amici di montagna, non più con podestà di piccoli paesi appoggiati sui prati alti, non più con capimastri e muratori antichi, costruttori lenti di solide case, con tagliatori di pietre a martellate, tagliatori di tronchi con lunghe seghe a mano, costruttori di archi e di volte attenti ai percorsi dell’acqua, delle piogge, al peso delle nevi, alle spinte dei ghiacci. Venuto in città, a Torino, nel ’28, a trentasei anni, mio padre aveva capito che doveva cambiare. Le idee sull’architettura si stavano agitando e cominciava una generale rivoluzione. (…)
Era da poco arrivato a Torino con la famiglia e nella nuova città non aveva lavoro; lui continuava a costruire architetture, architetture disegnate adagio, con attenzione e saggezza per non ferire le montagne. Nelle sue montagne, andava e tornava con il treno, ma per la famiglia, ero duro sopravvivere in città.
Se ci penso adesso, eravamo come emigranti e per quanto riguarda lo stato dell’emigrante, dopo cinquant’anni che vivo e lavoro a Milano mi sento ancora straniero.  (…)»1

  • Matteo Thun e le lezioni americane di Italo Calvino. Dalla Lectio magistralis svoltasi a Ferrara, 10 maggio 2012.
  • Matteo Thun e le lezioni americane di Italo Calvino. Dalla Lectio magistralis svoltasi a Ferrara, 10 maggio 2012.
  • Matteo Thun e le lezioni americane di Italo Calvino. Dalla Lectio magistralis svoltasi a Ferrara, 10 maggio 2012.
  • Matteo Thun e le lezioni americane di Italo Calvino. Dalla Lectio magistralis svoltasi a Ferrara, 10 maggio 2012.
  • Matteo Thun e le lezioni americane di Italo Calvino. Dalla Lectio magistralis svoltasi a Ferrara, 10 maggio 2012.

La tradizione alla quale fa riferimento Sottssas è quella dei maestri costruttori alpini, cultura che per millenni ha consentito la civilizzazione nelle cosiddette “terre alte”. La tradizione dei capimastri che erano al contempo allevatori e contadini e conoscevano i microclimi e la microgeografia locale. Quando la struttura abitativa era una unità semplice, essenziale, sintesi di natura e cultura, dove il criterio guida, istintivamente e per "economia estetica", era il principio del "less is more".
Quella memoria storica, quei valori culturali dai quali con fatica il padre di Sottssas, Ettore Senior, deve imparare a distaccarsi, a rendersi autonomo acquisendo le competenze dell'architettura "moderna e razionalista", nella figura di Thun riemergono, vengono recuperati, si ricongiungono per soddisfare le necessità attuali.
Ed è proprio il pretesto della contemporanea "crisi" - di questa fase storica di cambiamenti accelerati, di riorganizzazioni e rifunzionalizzazioni di un sistema economico che ha dimostrato pienamente di non poter più funzionare -, a rendere così radicalmente attuali tali principi.
Thun non si sente, a differenza del padre di Sottsass, "straniero" a Milano, ha ben superato il disagio, perchè i principi che ha appreso dalla tradizione costruttiva dell'arco alpino, delle montagne dalle quali la sua famiglia trae anticamente origine - la cui storia si intreccia per più di un millennio con quella del sud Tirolo - vengono concilitati, assorbiti, interpretati attraverso una pratica di lavoro rodata in tutta Europa, che riassume l'imprinting di culture diverse, talora opposte, attraverso il principio comune di un’architettura che ormai d'obbligo non può non guardare che alla massimizzazione della "sostenibilità". Sa tornare alle proprie origini e trasformarne il sapere tecnico in un modello culturale e costruttivo che può essere applicato in ogni contesto e ad ogni scala.
Dal modello del padre di Sottsass riparte la rivoluzione che ci attende nel XXI secolo e che già da diversi anni Matteo Thun ha prefigurato, ha saputo immaginare, in particolare attraverso la formulazione del concetto di Ecotecture, la categoria del Zero Design - i tre zeri che da diversi anni attraverso le sue opere va predicando - ed il valore indiscusso della materia lignea che fra tutte predilige e che nell’evento ferrarese, in un certo qual modo, è protagonista.
La filosofia dell'Ecotecture sottende il concetto di “eco” - dove etimologicamente oikos è la casa, l'interno, ma anche l'ambiente circostante -, e coniuga impegno sociale ed economico, ecologia ed economia, con l'estetica. Ciò perché la bellezza, raggiunta anche attraverso la naturalità e sensorialità multitattile dei materiali, attraverso il loro utilizzo rispettoso - "senza ferire le montagne", per dirla alla Ettore Senior -, è un'esigenza fisiologica che stimola i rapporti affettivi ed il benessere.

  • Matteo Thun e le lezioni americane di Italo Calvino. Dalla Lectio magistralis svoltasi a Ferrara, 10 maggio 2012.
  • Matteo Thun e le lezioni americane di Italo Calvino. Dalla Lectio magistralis svoltasi a Ferrara, 10 maggio 2012.
  • Matteo Thun e le lezioni americane di Italo Calvino. Dalla Lectio magistralis svoltasi a Ferrara, 10 maggio 2012.
  • Matteo Thun e le lezioni americane di Italo Calvino. Dalla Lectio magistralis svoltasi a Ferrara, 10 maggio 2012.
  • Matteo Thun e le lezioni americane di Italo Calvino. Dalla Lectio magistralis svoltasi a Ferrara, 10 maggio 2012.
  • Matteo Thun e le lezioni americane di Italo Calvino. dalla Lectio magistralis svoltasi a Ferrara, 10 maggio 2012.
  • Matteo Thun e le lezioni americane di Italo Calvino. dall alectio svoltasi a Ferrara, 10 maggio 2012.
  • Matteo Thun e le lezioni americane di Italo Calvino. dall alectio svoltasi a Ferrara, 10 maggio 2012.
  • Matteo Thun e le lezioni americane di Italo Calvino. dall alectio svoltasi a Ferrara, 10 maggio 2012.
  • Matteo Thun e le lezioni americane di Italo Calvino. Dalla Lectio magistralis svoltasi a Ferrara, 10 maggio 2012.
  • Matteo Thun e le lezioni americane di Italo Calvino. Dalla Lectio magistralis svoltasi a Ferrara, 10 maggio 2012.
  • Matteo Thun e le lezioni americane di Italo Calvino. Dalla Lectio magistralis svoltasi a Ferrara, 10 maggio 2012.
  • Matteo Thun e le lezioni americane di Italo Calvino. Dalla Lectio magistralis svoltasi a Ferrara, 10 maggio 2012.
  • Matteo Thun e le lezioni americane di Italo Calvino. Dalla Lectio magistralis svoltasi a Ferrara, 10 maggio 2012.
  • Matteo Thun e le lezioni americane di Italo Calvino. Dalla Lectio magistralis svoltasi a Ferrara, 10 maggio 2012.

Nella tradizione costruttiva dell'arco alpino che Thun ascolta e studia assiduamente, ha individuato la legge della semplificazione semantica, la riduzione degli elementi, il rispetto dei materiali, la conoscenza di essi per non forzarne e tradirne la natura, la conoscenza delle microgeografie locali, della reperibilità in sito, cogliendo un approccio che è possibile trasferire anche nel fare contemporaneo architettura e design. Il nocciolo rimane il materiale Legno.
La proposta che Matteo Thun lancia per il prossimo millennio vorremmo immaginare insieme a lui sarebbe stata citata nella sesta lezione americana – ovvero entro le proposte per il nuovo millennio, ora attuale -, che Italo Calvino non fece in tempo a scrivere, dedicata al valore della “consistenza”.
Saremo capaci di fare del legno, della sua solidità duratura nel tempo, il materiale del XXI secolo?

 

Veronica Dal Buono

 

Note
1 Brani estratti da Ettore Sottsass, Scritto di notte, Milano, Adelphi, 2010, pp. 29, 59.

 

 

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