David Chipperfield Architects / Form Matters. Questioni di forma
AA.VV.
a cura di Giuseppe Zampieri
Electa, Milano 2010
178 pagine
illustrazioni a colori
prezzo 26,00 €
testo in italiano
Il volume Form Matters. Questioni di forma, uscito in occasione dell’omonima mostra in corso agli Arsenali Medicei di Pisa, si presenta, fin dall’iniziale nota editoriale a firma dell’architetto Rik Nys, non solo come un catalogo espositivo, ma anche come una sorta di antologia dell’attività ultraventennale di David Chipperfield e del suo studio.
Nelle sue precedenti versioni, inglese e spagnola, il libro ha già accompagnato le prime due edizioni della mostra – a Londra, presso il Design Museum (2009) e in Galizia, A Coruña, alla fondazione Barrié de la Maza (2010). La presente pubblicazione si arricchisce dei progetti approntati dalla sede milanese della David Chipperfield Architects per il centro storico della cittadina pisana: un intervento ambizioso quanto necessario, come lo definisce nella presentazione il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che andrà a riqualificare interamente l’antico complesso ospedaliero e universitario di Santa Chiara. Sono queste, dopo gli interventi introduttivi di Fulvio Irace e dello stesso Chipperfield, le prime tavole che aprono il volume.
Masterplan per la città di Pisa. Pisa, Italia, 2009-2020 Immagine: studio David Chipperfield Architects.
Presentati da didascalie esplicative, gli schizzi si susseguono alle piante, alle sezioni e alle illustrazioni dei progetti più significativi – in parte costruiti, in parte in fase di realizzazione – dell’attività svolta dall’architetto nel corso di tutta la sua carriera. L’ordine con cui compaiono nel catalogo non è definito, non segue una traccia prefissata e non vuole essere esaustivo, così come le singole opere non sono presentate in ogni loro parte, ma solo accennate; ne viene data un’idea, suggerito uno sviluppo. È come se al lettore venisse disvelato un barlume di realtà, per poi incoraggiarlo a immaginare il mondo celato dietro ogni singola immagine.
Masterplan per la città di Pisa, Pisa, Italia, 2009-2020. Pianta generale Immagine: studio David Chipperfield Architects.
Il titolo originale Form Matters – tradotto liberamente nell’italiano Questioni di forma – allude alla componente binaria di cui si sostanziano il pensiero e l’atto progettuale di Chipperfield. La parola “matters”, qui nel duplice significato di “materia” e “importanza” legata alla forma, definisce un altro determinante del linguaggio architettonico, oltre all’idea: la sua realizzazione concreta. Forma e Materia sono due elementi imprescindibili nell’operazione progettuale; apparenza e sostanza determinano insieme la corretta costruzione di una creazione formale.
Nei cinque saggi (Form Matters: Considerazioni sull’architettura, Sulla forma, Composizione, Linguaggio e Materialità) che accompagnano le immagini, Chipperfield si esprime sulla complessità del suo fare: “A differenza di altri procedimenti critici, l’opera di un architetto non deve essere giudicata in modo univoco”; “Un’opera architettonica deve rispondere a una molteplicità di esigenze”; e ancora “Un edificio è una proposta, un testimone e il proprio giudice. In questo dialogo occorre prendere in considerazione il ruolo della comunicazione e del nostro pubblico”.
La ricerca architettonica deve quindi muoversi in direzioni diverse e molteplici, considerando sia la novità di un’idea progettuale, sia il suo inserimento nella storia o nel contesto preesistente; sia la responsabilità nei confronti del committente, sia quella verso i fruitori, diretti e indiretti.
Con questo, tende a precisare l’autore, non bisogna dimenticare che l’architettura deve poter “parlare da sola”, con un linguaggio comune ma che possegga una propria coerenza e una propria integrità. L’impostazione progettuale di un edificio non può sottostare unicamente al sistema di regole sociali, economiche e pratiche in cui si trova a operare, ma tali esigenze devono piuttosto essere coordinate da un’idea di insieme, da una linea formale autonoma che si pone al di sopra di queste, razionalizzandole e armonizzandole.
Ecco che sfilano le immagini dell’Isola dei Musei e del Neues Museum di Berlino, dei palazzi di Giustizia a Salerno e a Barcellona, dominati ognuno da un’idea spaziale peculiare e necessaria, che rapportandoli al meglio con l’esterno li definisce a pieno nella loro autonomia.
Nuovo edificio di ingresso - Galleria James Simon. Isola dei Musei, Berlino, Germania, 2007-2013. Modello 1:100 Immagine: Richard Davies
Neues Museum. Isola dei Musei, Berlino, Germania, 1997-2009. Hall della scala Immagine: Candida Höfer 2009
L’identità di un edificio è data anche dalla sua composizione, dal suo profilo o aspetto esteriore, e dalla posizione delle aperture. “Si potrebbe considerare la composizione come una mediazione tra la forma e la materia, come il processo che unisce le idee di un edificio alla loro realizzazione”. Intesa non solo come forma esteriore, ma anche in termini di planimetria, sequenza spaziale e potenziale componibilità di un edificio, la composizione è quindi l’organizzazione di tutte le sue parti, grandi e piccole, essenziali e particolari, “sostanziali e superficiali”. Ne sono esempi il progetto per la Città delle Culture Ansaldo, a Milano, un “intervento formale all’interno di un complesso industriale informale”, o il concorso per le Torri residenziali Qiang Tang, in Cina, semplici volumi prismatici mossi dal ritmo irregolare delle facciate.
Città delle Culture Ansaldo. Milano, Italia, 2000-2011. Modello 1:200 Immagine: Richard Davies
Le superfici progettate da Chipperfield sviluppano perfette sinergie architettoniche sostanziandosi delle proprie qualità materiali, che diventano componenti fondanti e costitutive dell’edificio stesso: “La riconciliazione dell’organizzazione formale con le idee relative alle tecnologie e ai materiali dovrebbe essere l’ambizione principale di ogni architetto. Proporre un’architettura che sia il risultato di una dinamica tra queste diverse forze è il nostro obiettivo”, dichiara l’autore.
L’esperienza diretta, la concretezza e la materialità sono dunque valori che l’architetto sostiene come cardini del suo operare, in contrasto con una concezione della realtà odierna sempre più astratta e mediata, dominata da immagini e tecniche di visualizzazione astratte, dal virtuale e dall’illusorio. Le opere di Chipperfield, caratterizzate da un’intrinseca forza compositiva, si sostanziano delle stesse soluzioni materiali che le definiscono, diventandone parte integrante.
Torri residenziali Qing Tang. Hangzhou, Cina, 2004. Concorso. Modello 1:400 Immagine: studio David Chipperfield Architects.
E così il cerchio si chiude. Soltanto mediando abilmente tra Forma e Materia, conclude l’autore, l’architettura può assolvere al suo mandato, raccogliendo la sfida del nostro tempo: essere parte di noi, compenetrarci e guidarci nell’esperire lo spazio con gioia e responsabilità; sostanziare la consapevolezza della nostra identità e del mondo che ci circonda.
Si ringrazia la casa editrice Electa per la gentile concessione delle immagini