Alberto Campo Baeza
Pietra, Luce, Tempo
Davide Turrini
Librìa, Melfi 2010
93 pagine
illustrazioni a colori
18,00 €
testo in italiano/ inglese
Alberto Campo Baeza è una delle figure più raffinate del panorama architettonico contemporaneo internazionale. Il suo è un linguaggio dichiaratamente contro corrente rispetto al trend delle mode attuali, spesso esasperate dalla fascinazione mediatica, dal culto della spettacolarizzazione, dall’innovazione più esteriore che sostanziale.
Refrattario a qualsiasi formalismo o leziosità, Campo Baeza concepisce piuttosto un’architettura rigorosa che veicola nelle forme - compatte, primigenie - il valore fondativo della gravità come espressione dello spazio e in una suggestiva poetica della luce il tema della rivelazione del tempo. Il risultato è una tettonica che, nella sua dimensione a-temporale e spirituale, si pone come baluardo dell’opera d’ingegno umano contro l’irrefrenabile divenire della storia.
La pietra è il materiale che più di ogni altro si presta ad estrinsecare il valore della permanenza e la nostalgia di un ideale di purezza e originarietà tanto cari a Campo Baeza. Piani orizzontali lapidei che costituiscono l’appoggio di composizioni massive, solidi stereotomici e geometrizzati che racchiudono spazi intimi e introversi, superfici tettoniche attraversate da drammatici fasci luminosi: questi i capisaldi di una cultura compositiva indubitabilmente ispirata al mondo classico ma profondamente radicata nella contemporaneità, a dimostrazione del fatto che la pietra è forse più di ogni altro un materiale eterno ed attuale.
Il testo propone un efficace racconto della poetica dell’architetto spagnolo, dalle opere d’architettura alla recente concezione dello spazio espositivo per Pibamarmi, “La idea construìda”, presso la fiera Marmomacc 2009. Uno spazio, quest’ultimo, manifestamente dicotomico: internamente foderato da marmo di Carrara e inciso da vaghe luminescenze, intimo e umbratile; esternamente concepito come antiquarium, dove con evidente horror vacui le pareti costituiscono il supporto espositivo per gli oggetti di design litico affiancati a calchi storici di sculture classiche ed ellenistiche prestati per l’occasione dall’Accademia delle Belle Arti di Firenze.
Il chiaro apparato iconografico e l’illuminante conversazione a due voci con l’architetto contribuiscono a rendere chiaramente intelligibile un messaggio culturale di altissimo profilo e sensibilità che restituisce al processo progettuale, nell’universo odierno della globalizzazione, una irrinunciabile tensione catartica.
di Chiara Testoni