Esposizione degli elaborati degli studenti del corso
Laboratorio di Tecnologie di prodotto II, A.A. 2011-2012
Corso di laurea in Design del prodotto industraie
Design di prodotto, prof. Raffaello Galiotto
Tecnologie del design, prof. Andrea Morgante
Metodi di ottimizzazione della forma, prof. Enrico Milani
martedì 17 luglio - settembre 2012
Salone piano terra
Palazzo Tassoni Estense
Via della Ghiara 36, Ferrara
Contenitori plastici per l’ordinarietà quotidiana
Siamo circondati da oggetti e molti di essi, tra le loro virtù, annoverano quella di saper “contenere” altre sostanze, proteggendole, conservandole, ordinandole, selezionandole, consentendone la trasformazione, conferendo loro forma.
Solamente nel quadro dell’ambiente domestico, tra soggiorno, cucina e bagno, l’universo degli oggetti atti ad accogliere, grazie alla loro configurazione formale e per tempi più o meno brevi, altri elementi, sostanze, materiali utili, è sconfinato.
Può dirsi inoltre, tra i materiali, che la famiglia dei polimeri si sia affermata fin dal XX secolo quale quella più convincente per svolgere tali funzioni; per la lavorabilità, per il basso costo, per le proprietà fisiche e meccaniche, le plastiche si sono confermate tra le più adatte alla configurazione di forme utili nell’ordinario quotidiano.
Il Laboratorio di Tecnologie di Prodotto II del Corso di laurea in Design del prodotto industriale, A.A. 2011-2012, tenuto dai docenti Raffaello Galiotto per la disciplina “Design di prodotto”, Andrea Morgante per “Tecnologie del design” e Enrico Milani per “Metodi di ottimizzazione della forma”, si è posto l’obiettivo di esplorare i processi generativi di artefatti del quotidiano - specificatamente i cosiddetti “contenitori in plastica” -, invitando i discenti alla formulazione di proposte innovative sul tema.
L’esercizio didattico ha proposto attività formative pratiche e momenti di riflessione, volti allo studio della cultura di progetto - imprescindibile elaborazione intellettuale precedente alla produzione -, dunque ai modi della produzione industriale e quindi alla riflessione sull’utilizzo e sul consumo consapevole delle risorse. Ai futuri progettisti è rivolto il messaggio di apprendere a coniugar il trinomio forma/funzione/materia con valori espressivi che inseguano anche il piacere di vista e tatto, in artefatti che possano spiccare quanto dissimularsi nello scenario artificiale che ci circonda.
Esito del corso sono stati proposte di innovazione in quanto ad intuizione di un bisogno latente, inedito, o piccole migliorie in continuità con una tradizione produttiva; oggetti necessari quanto accessori, che raccontano come devono essere usati o che lo dissimulano sotto una maschera di empatia con l’utente, di stile; soluzioni semplici o complesse alla formulazione di problemi del quotidiano.
Prima ancora che assecondando l’affermazione autoriale, i “quindici minuti di notorietà” cui i creativi contemporanei inevitabilmente ambiscono, la specificità del presente percorso didattico è stata mostrare un’ipotesi di percorso professionale concreto, sensato, ove il designer possa acquisire un ruolo identitario e specifico negli uffici tecnici o di ricerca e sviluppo di molte piccole e medie imprese, affermandosi come figura fondamentale a determinare il salto di qualità, nel prodotto e nella cultura d’impresa, e innescando processi di design-driven innovation.
All’azienda VE.CA. S.p.a. di Albettone (VI), specializzata nella produzione di articoli per la casa, un particolare ringraziamento non solo per aver sostenuto l’atelier ma soprattutto per essersi offerta come modello di esperienza nel settore nonché come potenziale soggetto di verifica e sperimentazione delle neonate proposte progettuali.
Gli studenti del corso in occasione della visita agli stabilimenti di Veca
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