Giovanni Anceschi, professore emerito presso lo IUAV di Venezia, nei giorni tra il 6 e il 13 giugno 2014 ha tenuto, nei locali di Palazzo Tassoni Estense a Ferrara, un seminario di tre giorni nell'ambito del Laboratorio di Basic Design del corso di laurea in Design del prodotto industriale.
Anceschi, che schermendosi non vuole sentirsi chiamato "Maestro", in realtà con la sua storia e i suoi scritti è quasi una leggenda per quanti si occupano di design. Prima studente e poi assistente presso la Hochschule für Gestaltung di Ulm, è stato fondatore nel 1959 del Gruppo T, protagonista dell'Arte cinetica e programmata, ha lavorato nell'Algeria appena affrancata dal colonialismo francese e ha insegnato a Roma (ISIA), Bologna (DAMS) e Milano (Politecnico).
Oltre a essere uno dei più importanti esperti di interaction design, è stato uno dei fautori dell'insegnamento del Basic design in Italia. Ovvero la pedagogia del design che, attraverso la forma e la configurazione (Gestaltung), per mezzo di una serie di esercizi identifica un percorso di tirocinio, fornendo una sorta di grammatica visiva e formale agli studenti.
Nei giorni del workshop ferrarese, Anceschi ha proposto quattro esercitazioni di Basic design, quattro attività pratiche, propedeutiche alle progettazioni che gli studenti si troveranno ad affrontare nelle diverse specializzazioni del design. Ogni esercitazione è stata preceduta dalla consegna di un brief progettuale (ovvero tema scritto dell'esercitazione strutturato in: obiettivi, elementi, regole e vincoli esecutivi).
Il brief è stata la svolta cruciale che la Scuola di Ulm ha introdotto nell'insegnamento del Basic Design, rispetto a come veniva impartito nel Grundkurs al Bauhaus. Maldonado, che della HfG di Ulm fu anche direttore, concepiva le esercitazioni come problem solving di ridotta complessità focalizzate sulla configurazione (Gestaltung).
La prima esercitazione (di riscaldamento) è stata la Scioltezza gestuale, ideata dal maestro del Bauhaus Johannes Itten.
In questo training gli studenti sono stati posti ognuno di fronte a un grande foglio di carta da pacchi muniti di pastello nero e bianco. Inizialmente è stata richiesta l’individuazione del centro percepito del foglio, quindi sono stati liberi tracciare segni continui cercando di sciogliere il polso, oltre che la mente, muovendosi nel campo individuato dalla grandezza del foglio.
Sempre di Itten è stata la seconda esercitazione, ovvero Il nero come colore.
Questa ha previsto la realizzazione di una scacchiera dove, su 25 quadrati di diversi colori piatti, 5 fossero neri. Lo scopo è stato quello di realizzare una composizione in cui i quadrati neri fossero percepiti come colore tra i colori e non “buchi” visivi. Le strategie utilizzate dagli studenti sono state principalmente due, o quella di creare un pattern, o quella di miscelare il nero vicino a colori molto scuri.
La terza esercitazione, Antiprimadonna, è stata pensata da Tomàs Maldonado.
Dato un rettangolo di cm 10 x 35, gli studenti hanno dovuto posizionare sette bande verticali di larghezza variabile. Cinque di diverso colore (tinta piatta) e due in una trama in bianco e nero.
L'obiettivo è stato raggiunto se nessuna delle bande è assurta al ruolo di primadonna.
Nella pratica della configurazione, il realizzare pattern non gerarchizzanti sviluppa l'attitudine a progettare gerarchie percettive.
L'ultima prova è stata Influenzamento dell’ordine di lettura.
Gli studenti hanno dovuto piazzare su un foglio A3 le prime cinque cifre (1,2,3,4,5), nell’ordine, in un carattere tipografico a piacere.
Le cifre (in nero o colorate in una tinta piatta), senza mai sovrapporsi, hanno potuto essere ingrandite o rimpicciolite ma non deformate, hanno potuto essere spostate verso l’alto o abbassate lungo l’asse verticale e ruotate o capovolte, ma non rese speculari.
È stato rigorosamente vietato invertire la sequenza orizzontale delle cifre.
Obiettivo raggiunto se nell'elaborato si è letto un numero diverso da dodicimilatrecentoquarantacinque.
Al termine del workshop tutti i lavori sono stati appesi l'uno accanto all'altro e valutati dagli studenti stessi, così come nei corsi di Josef Albers, verificando attraverso il dialogo-confronto se l'effetto richiesto nel brief fosse stato raggiunto.